Legge 194 - Un risultato delle donne: le Istituzioni riconoscono le obiezioni di comodo in Campania. Il comunicato dell'UDI.
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2008
L’Assessore alla Sanità Montemarano e il Presidente della Commissione Regionale della Sanità Giusto comunicano alla stampa che indagheranno sul ricorso all’obiezione di coscienza.
A seguito dell’ennesima “riscoperta” dell’inerzia Istituzionale in Campania nell’applicazione della legge 194, abbiamo preso subito le distanze dalle rivelazioni rilasciate da un medico, anonimo, “ che pratica aborti a pagamento”.
Lo scandalismo non serve alle donne, anzi spesso induce a pensare che sia inutile rivendicare un proprio diritto. Per diritto noi intendiamo che venga applica una legge dello Stato e per questo abbiamo sempre vigilato.
Lo facciamo da anni, è un lavoro che ci siamo assunte in sintonia e in collaborazione con il comitato per la 194 che ci permette di conoscere prima degli amministratori “distratti” i veri problemi e le inefficienze con cui le donne si devono misurare in un momento così difficile della loro vita. Questo ci ha fatto capire, anche, che la disinformazione è un vero pericolo per la vita delle donne soprattutto quando, per l’età o perché straniere e non conoscono la lingua, sono all’oscuro delle leggi.
Non ci siamo mai stancate di dire e ridire che l’obiezione di coscienza in Campania, corrisponde ad un atteggiamento compiacente verso le dirigenze. Ci sarebbe piaciuto su questo punto essere precedute da qualche sindacato perché ci sembra che la cosa tocchi da vicino la trasparenza e la regolarità di assunzioni e carriere.
Ci siamo sempre esposte pubblicamente per denunciare la situazione delle donne che sono vistosamente ostacolate dall’inerzia delle Istituzioni che riflette un atteggiamento colpevole e ideologico verso la loro autodeterminazione.
Oggi siamo moderatamente compiaciute delle intenzioni dell’assessore Montemarano di indagare e aspettiamo che ci faccia anche sapere che fine ha fatto la sua promessa, fatta due anni fa, di introdurre l’RU486.
E indagando forse sapremo perché la Regione Campania è ai primi posti in Italia per numero e per pericolosità dei parti cesarei.
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