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Ricordo di VIRGINIA BELL WOOLF a 70 anni dalla morte

Ricordo di VIRGINIA BELL WOOLF a 70 anni dalla morte

La vita è un alone luminoso ed il flusso della coscienza è il suo principio ispiratore Ricordo di VIRGINIA BELL WOOLF a 70 anni dalla morte di Maria Cristina NASCOSI SANDRI

Sabato, 31/12/2011 - La vita è un alone luminoso ed il flusso della coscienza

è il suo principio ispiratore



Ricordo di VIRGINIA BELL WOOLF a 70 anni dalla morte



di Maria Cristina Nascosi Sandri





Quasi una frase da ‘vangelo woolfiano’, autentica seppur apocrifa come autentica ma non apocrifa è quella Room of One’s own – Stanza tutta per Sé cui Virginia Adeline Stephen, poi maritata Woolf ed immortalata nel ricordo per sempre con il cognome del marito (quasi ironia della sorte, in omaggio al suo intelligente e profetico proto-femminismo), che la scrittrice ha lasciato concettualmente come retaggio imprescindibile, punto di partenza di una emancipazione compresa tra l’intelletto e la pragmatica, tra il razionale e l’unconsciousness, la sfera inconscia che le donne riescono a raccontare così bene quando si abbandonano alla esplicitazione della Scrittura che, come dice anche Marguerite Duras, è un viatico cui non può sfuggire alcuna crescita femminile (ma neanche maschile, perché no?) del Sé.

Era nata a Londra nel 1882, figlia di Leslie Stephen, noto critico e storiografo. Rampolla eccellente, era cresciuta in un ambiente coltissimo, frequentato dalle migliori teste pensanti del periodo.

Educata privatamente, secondo le regole vittoriane, ebbe modo di far conoscenza, quando il fratello Toby entrò a Cambridge, nel 1899, con i cosiddetti Apostoli del Trinity College, tra cui Bertrand Russell, G. Lytton Strachey, J. Maynard Keynes (il ‘padre’ della macroeconomia), Ludwig Wittgenstein, Edward M. Forster, Leonard Woolf, Roger Fry: il fior fiore dei filosofi, economisti, scrittori, critici di allora.

Nel 1904 i fratelli Stephen, inclusa Vanessa – la sorella artista che sposerà Clive Bell – si trasferirono nel quartiere di Bloomsbury dove raccolsero intorno a sé il famoso omonimo Bloomsbury Group che, per quasi trent’anni, dominò la vita intellettuale londinese, in cui il talento e la personalità di Virginia ebbero modo di emergere in maniera particolare, insieme con la sua fragilità ed emotività.

Nel 1912 Virginia sposò Leonard Woolf.

Nonostante le sue frequenti crisi depressive, la forse più grande Signora della Scrittura iniziò a pubblicare le sue opere: nel 1913 dà alle stampe il suo primo romanzo The Voyage out – La Crociera ed inizia la stesura dell’immenso The Writer’s Diary – Il Diario di una Scrittrice. Nel 1917 fonda, insieme con il marito , la sua adorata casa editrice, la Hogarth Press, da cui usciranno il romanzo Night and Day – Notte e giorno, la silloge di racconti Monday or Tuesday – Lunedì o martedì, il romanzo The Jacob’s Room – La stanza di Giacobbe, l’importante saggio critico The common Reader – Il lettore comune.

E’ con Mrs. Dalloway – La signora Dalloway, trasposto in pellicola, protagonista una sempre ottima Vanessa Redgrave, To the lighthouse – Gita al faro, The Waves – Le onde e, forse, soprattutto con Orlando, a Biography (una biografia dedicata metaforicamente ma non troppo alla figura dell’amante Vita Sackville-West, per secoli donna-uomo-donna ed alla fine ‘semplicemente’ persona) che si entra nel vivo della rivoluzionaria innovazione culturale della Woolf che, insieme con Marcel Proust, Robert Musil, James Joyce, cambiò la tecnica narrativa del romanzo, visto nelle sue cifre spazio-temporali-psicologiche, per ‘risolverla’ piuttosto frettolosamente.

Lo stream of consciousness - il flusso della coscienza si rivela nei moments of being – momenti di essere, dipanati tra pensiero personale e mondo esterno, tra realtà vissuta soggettivamente ( il volo della mente) ed autenticità del reale.

D’altro canto, la lucidità geniale di Virginia si rivela nei suoi acutissimi saggi letterari come A Room of one’s own – Una stanza tutta per sé, del 1929, considerato quasi una bibbia del protofemminismo, forse, ‘solo’ chiarezza mentale estrema della sua intelligenza e delle sue esperienze esistenziali come altrettanto si può dire, dal punto di vista economico e per ovvi motivi …bloomsburyani, non a caso, di The three Ghineas – Le tre ghinee, del 1938, l’anno delle leggi razziali, o “Pensieri di guerra – Pensieri di pace”, da cui si stralcia un brano precorritore dei tempi, testimone di intelletto lucidamente superiore :

“…I tedeschi sono passati sopra questa casa ieri sera e la sera prima. Eccoli un’altra volta. E’ una strana esperienza, questa di stare sdraiata al buio ad ascoltare il ronzìo di un calabrone che in qualsiasi momento può pungerci mortalmente. E’ un rumore che dovrebbe costringerci – assai più che gli inni e le preghiere – a pensare alla pace. Poiché se non riusciamo, a forza di pensare, a infondere esistenza a questa pace, continueremo per sempre a giacere – non questo corpo in questo letto, bensì milioni di corpi non ancora nati – nello stesso buio, ascoltando lo stesso rumore di morte sulla testa…Lassù in cielo combattono giovani inglesi contro giovani tedeschi. I difensori sono uomini, gli attaccanti sono uomini. Alla donna inglese non vengono consegnate armi, né per combattere il nemico, né per difendersi.

Ella deve giacere disarmata, questa sera…Ma come può lottare per la libertà senz’armi? Fabbricandole oppure fabbricando vestiti ed alimenti. Ma c’è un altro modo di lottare senza armi per la libertà. Possiamo lottare con la mente; fabbricare delle idee che possano aiutare quel giovane inglese che combatte lassù in cielo a vincere il nemico (…). Finalmente tutti i cannoni hanno smesso di sparare. Tutti i riflettori si sono spenti. Il buio naturale della notte d’estate ritorna. Si sentono di nuovo gli innocenti rumori della campagna, una mela cade per terra, un gufo grida, spostandosi da un albero ad un altro. E qualche parola quasi dimenticata di un vecchio scrittore inglese mi torna alla mente:

“ I cacciatori si sono alzati, in America…”

Mandiamo, dunque, queste note frammentarie ai cacciatori che si sono alzati in America, agli uomini ed alle donne il cui sonno non è stato ancora interrotto dal rumore della mitragliatrice, con la speranza che vengano ripensate, generosamente e caritatevolmente e, forse, rimaneggiate, fino a diventare qualcosa di utile.

E adesso, in questa metà buia del mondo, a dormire”.

Pochi mesi dopo questo messaggio che tra le righe e nemmeno tanto subliminalmente si può considerare evangelico, Virginia Woolf si suicidava ‘per acqua’ nel fiume Ouse: era il 1941 e forse la speranza cosmica nell’Uomo e in un mondo migliore l’avevano definitivamente abbandonata.

Ma è beneficamente foriera una notizia recente: dagli archivi della università del Sussex, la contea dove Virginia era andata a vivere, è ricomparso – novella araba Phoenix che risorge dalle sue ceneri – un sesto articolo, scritto inedito ed ignoto finora, a compendio di altri cinque pubblicati a tempo debito. Scoperto da un’editrice londinese, Emma Cahill, “The London Scene”, sulla vita inglese degli anni Trenta, uscirà a breve.

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