Il lavoro di Angela Romanin e il suo agire raccontano dell’enorme riconoscimento che dobbiamo al sapere delle donne, quasi mai scritto.......
Mercoledi, 10/02/2021 - Di seguito, l'intervento d'inizio seduta della consigliera Simona Lembi (Partito Democratico, Bologna).
"Ricordo di Angela Romanin.
Angela Romanin era nata a Rovigo il 10 settembre del 1957. Arrivata per l’Università (laurea in Storia) non ha più lasciato Bologna.
Aveva 20 anni nel ’77, partecipò a quel movimento da cui certamente mantenne uno sguardo politico e militante sulle cose del mondo. Una vita, la sua, spesa ad approfondire, indagare, portare alla luce la questione della Violenza contro donne e minori.
Nel 1992 incontra la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, inaugurata nel 1990 dall’omonima associazione fondata nel 1989, espressione di una pratica femminista animata a porre al centro del dibattito pubblico LA questione della violenza e a pretendere che le istituzioni se ne occupassero. Vi entra a farne parte nel 1993, gli anni in cui le donne cadevano sempre per le scale, inciampavano, si facevano male, senza riuscire (ancora) a dire che le prendevano, “di santa ragione” si sarebbe detto, per un piatto fuori posto, per una pietanza non riscaldata a sufficienza, sempre per un nonnulla. Ci sono voluti anni (e l’impegno di persone come Angela) per nominare l’indicibile e cioè che si trattava di Violenza e che quella violenza fosse l’effetto della disparità di potere economico, sociale e politico che da sempre segna le relazioni tra i generi; da questo punto di vista, quindi era sul piano politico e pubblico e non quello privato ed intimo cui porre la questione.
Della Casa è stata vice presidente, responsabile dei progetti di formazione, per diversi anni del Festival della violenza illustrata, solo per indicare alcuni tra i ruoli che ha ricoperto.
Più recentemente era stata eletta coordinatrice dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna e su di lei poggiava il difficile compito di dialogare con le istituzioni, di incalzarle nell’evoluzione dei progetti e dei Centri, di richiamarle agli impegni presi, di mettere in evidenza la fatica di ricontrattare ogni anno fondi, pratiche, esperienze, in un lavoro difficile e faticoso che ricorda tanto quello di Penelope e quindi tanto prezioso, quanto mai pienamente riconosciuto.
Angela è stata una donna di dialogo. Ha seguito fin dalla sua istituzione il Tavolo cittadino contro la violenza, un’esperienza pionieristica in Italia che ancora oggi vede a confronto le istituzioni, le forze dell’ordine, i servizi sociali, le associazioni, la più ampia rete di chi si occupa di azioni di contrasto alla violenza di genere, diffusa poi in molte altre città italiane.
È stata tra coloro che più si è spesa nel confronto con le forze dell’ordine in particolare sul piano della formazione e anche per introdurre modalità sempre più sofisticate e raffinate (per questo quindi più precise), capaci, fin dalle denunce o dai colloqui, di individuare le vittime ad alto rischio e la pericolosità dei carnefici. Angela aveva lavorato ad ogni possibile e minuziosa miglioria di quei moduli, affinché riuscissero a parlare, a dire ciò che neppure le vittime spesso riescono a vedere: la pericolosità reale e urgente della loro condizione. Più complessivamente Angela si è spesa a favore di un vero e proprio cambio di passo con le forze dell’ordine, dalla diffidenza alla fiducia, rompendo quello che è stato un lungo silenzio. Non dimentico la sua collaborazione a favore della nascita del centro Senza Violenza, con il progetto radice, lo sportello rivolto agli uomini maltrattanti.
Nel suo ruolo di responsabile della formazione delle volontarie e di chi ha svolto servizio civile presso la Casa delle Donne, Angela ha inoltre formato centinaia di giovani donne da cui sono uscite molte esperienze, l’ultima delle quali il Gruppo Malala che ha inaugurato due anni fa uno sportello di ascolto ad Anzola dell’Emilia. Nel prezioso lavoro di trasmissione di sapere, di competenza, di esperienza a nuove generazioni - una questione recentissima per le donne, tanto più quando si parla di violenza di genere -, Angela non si è mai limitata a consegnare una esperienza (la sua, consolidata e solida), quanto piuttosto a discuterla, ad aggiornarla, sempre disponibile al confronto e, come dicevo prima, al dialogo, convinta come era di quanto viva, attuale e in continua trasformazione rimanga la questione della violenza contro donne e minori.
Angela è stata, inoltre, una donna la cui qualità del lavoro potevi dedurre dalla cura che riservava alle relazioni. Forse anche per questo i suoi racconti famigliari erano affettuosi, amorevoli, pieni di meraviglia. L’arrivo del nipotino Vito, una gioia profonda. Tuttavia, nel più vasto mondo in cui si misura la competenza (e il merito! direbbe qualcuno), in base alle pubblicazioni, figure come quella di Angela non esistono. Angela lascia pochissimi scritti. Qualche articolo, alcuni contributi a volumi curati da altri. Era comunque una forte lettrice, di quelle che non si vede di quale materiale o colore sia fatta la scrivania per la mole di documenti che la ricoprono. A lei venivano mandate bozze di libri scritti da altri prima di andare in stampa, per un parere, una lettura puntuale sulle questioni della violenza. Angela non ha mai perso il gusto dello studio. L’ultimo pacchetto arrivato, appena aperto sulla scrivania: "Le Invisibili".
Ecco, figure come la sua rischiano di rimanere appunto invisibili, nonostante quanto preziosi e indispensabili siano i gesti che quotidianamente compiono.
Scelgo di ricordarla in Consiglio comunale proprio per questo: per l’enorme tributo che le istituzioni pubbliche devono a figure come la sua, capaci di segnare in meglio l’agire delle pubbliche amministrazioni, costruendo pratiche (i servizi) che prima non c’erano, impegnandosi ogni giorno nell’alimentare di fiducia, critica costruttiva e di scambio quel difficilissimo rapporto “dentro e fuori le istituzioni” che anima la democrazia e prima ancora la possibilità di abitare comunità che parlano la lingua della solidarietà e dell’uguaglianza.
Il lavoro di Angela Romanin e il suo agire raccontano dell’enorme riconoscimento che dobbiamo al sapere delle donne, quasi mai scritto, fatto prevalentemente di cura nelle relazioni, che è sostanza tanto quanto lo sono i muri delle case o i bilanci degli enti locali.
Ricordarla, qui nello spazio di un soffio in Consiglio comunale, io auspico in modo anche più solido e duraturo nei prossimi mesi, rimane una forma di ringraziamento che la politica deve nei confronti di chi, da sempre, si è occupato delle questioni centrali delle comunità che abitiamo e di come sia possibile, affrontando la questione della violenza, vivere meglio tutti/e.
Nella giornata di domani, 9 febbraio 2021, si terranno le esequie al Pantheon, presso il Cimitero monumentale della Certosa alle ore 12.00. Parteciperò, insieme con l’assessora Zaccaria.
A Casa delle donne per non subire violenza di Bologna e a coloro che ho sentito in questi giorni, cui sono grata per i racconti di Angela, di cui anche questo ricordo è espressione,, rivolgo il mio cordoglio e la vicinanza per questa enorme perdita.
Al marito Francesco e ai figli Carlo e Diego, insieme con la manifestazione del cordoglio, la partecipazione più piena a questo profondo dolore".
Lascia un Commento