Il 26 Aprile 1986, trent’anni fa, nella centrale di Chernobyl’, situata vicino all’insediamento di Pripjat’, in Ucraina (a 110 km a nord della capitale Kiev), il reattore numero 4 produsse un’enorme esplosione, sprigionando una nube radioattiva che ben presto invase tutta l’Europa.
L’incidente di Chernobyl’, il più grande disastro causato dall’uomo nella storia del genere umano, rilasciò una quantità di radiazioni pari a 400 volte a quelle rilasciate in occasione della bomba caduta su Hiroshima. Ancora oggi è impossibile conoscere il numero totale delle vittime della catastrofe nucleare. Un rapporto di Chernobyl’ Forum redatto da agenzie dell’ONU ha contato 65 morti accertate, e ha stimato più di 4 mila casi di cancro in larga parte attribuibili alle radiazioni. Per le autorità ucraine un totale di 5/6 milioni di persone hanno sofferto a causa del disastro nucleare. Una buona parte di queste persone vive ancora nelle regioni contaminate. Nell'arco di 80 anni, a partire dall'incidente nucleare, si prevedono ulteriori 4mila casi di tumore.
La redazione di “Noidonne” desidera ricordare quest’immane tragedia, segnalando alle lettrici/lettori, il libro “Preghera per Chernobyl’” della scrittrice bielorussa Svetlana Aleksevich, Premio Nobel 2015 per la letteratura (vedi articolo di Cristina Carpinelli in NOIDONNE). Come afferma l’autrice stessa: “Questo libro non parla di Chernobyl’ in quanto tale, ma del suo mondo. Proprio di ciò che conosciamo meno. O quasi per niente. A interessarmi non era l’avvenimento in sé, vale a dire cosa era successo e per colpa di chi, bensì le impressioni, i sentimenti delle persone che hanno toccato con mano l’ignoto. Il mistero. Chernobyl’ è un mistero che dobbiamo ancora risolvere... Questa è la ricostruzione non degli avvenimenti, ma dei sentimenti. Per tre anni ho viaggiato e fatto domande a persone di professioni, destini, generazioni e temperamenti diversi. Credenti e atei. Contadini e intellettuali. Chernobyl’ è il principale contenuto del loro mondo. Esso ha avvelenato ogni cosa che hanno dentro, e anche attorno, e non solo l’acqua e la terra. Tutto il loro tempo. Questi uomini e queste donne sono stati i primi a vedere ciò che noi possiamo soltanto supporre... Più di una volta ho avuto l’impressione che in realtà io stessi annotando il futuro”.
La Storia - sempre a detta dell’autrice - è in realtà fatta di affetti e destini personali. Ecco perché Svetlana cerca di raccontarla attraverso le piccole vicende umane, e in particolare attraverso le voci delle donne. Anche in questo libro (come in altri suoi lavori), agghiacciante inchiesta che raccoglie testimonianze dense di orrore e dolore, voci di migliaia di sopravvissuti, drammi non ancora del tutto consumati (è un romanzo corale!), si può cogliere lo sguardo profondamente femminile della sua asciutta narrazione, che è pura cronistoria dei sentimenti umani.
“Preghiera per Chernobyl’” è un libro che va letto. Supera i numeri e la statistica, per offrirci una visione profonda e umana di un momento che tutti ricordiamo con amara tristezza. Quella catastrofe brucia ancora dentro di noi. Ci spinge a riflettere su un fatto che ha prodotto danni enormi non solo all’acqua, alla terra e all’aria, ma anche ai cuori e alle menti di milioni di persone. Nello stesso tempo, il libro vuole essere un messaggio di speranza. Dalle testimonianze non trapela rabbia e rancore, ma voglia di vivere, di andare avanti per ricostruire…
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