Login Registrati
Riace: un paese dove i migranti si sentono cittadini

Riace: un paese dove i migranti si sentono cittadini

Calabria delle meraviglie - Da borgo avviato al declino a ‘città futura’ campione di accoglienza per i migranti

Rosa Frammartino Mercoledi, 08/04/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2009

Riace “città futura” nasce da un sogno che, attraverso un viaggio lungo 10 anni, oggi racchiude un pezzo di futuro non solo per ogni uomo o donna migrante che qui vive, ma anche per la sua stessa gente che incredula ha assistito alla lenta, ma progressiva rinascita dell’antico borgo.

Un borgo avviato al declino urbanistico e culturale che la passione umana e politica del suo sindaco ha saputo far risorgere aprendo nuove strade alla speranza di “un’altra Riace possibile”, una Riace capace di superare l’antico destino di “terra da cui partivano i migranti” per divenire approdo di un’umanità che continua a fuggire da guerre, miseria e morte…

Arrivo a Riace in una fredda mattina di dicembre; il Natale ’08 è trascorso da poco… statue vestite da pastori e da soldati romani si susseguono lungo strette e tortuose stradine e che guidano fino a Palazzo Pinnarò, la sede dell’associazione “Città Futura”.

Il borgo si presenta pulito, silenzioso, quasi mistico… sembrano lontani i bronzi di Riace, doni venuti dal passato a rendere nota nel mondo la spiaggia della marina di questo piccolo paese della locride….

Eppure Riace, da alcuni anni, non viene identificata solo con i bronzi ritrovati, ma come “Paese dell’accoglienza”, una caratteristica di cui Domenico Lucano è giustamente orgoglioso: “ … nel 2004 comincia il mio impegno da sindaco…realizziamo i primi concreti progetti di accoglienza dei migranti e di lotta per la difesa della legalità, di contrasto alla mafia che qui prende il nome di ‘ndrangheta, un nome che la distingue dalle altre, ma alle quali è legata da caratteristiche comuni come la crudeltà, la violenza, la prevaricazione…”. A Riace, la lotta alla ‘ndrangheta non è fatta di azioni eclatanti, di cortei o manifestazioni imponenti, ma di gesti semplici e quotidiani di difesa della trasparenza, di sostegno alla solidarietà verso chi ne ha bisogno, gesti coerenti con i valori di partecipazione democratica.

Qui niente è maestoso, eppure Riace è diventata un luogo di accoglienza dando vita ad un’esperienza di grandi dimensioni… sembra impossibile, ma nel lontano 1999 accade un fatto assolutamente nuovo. Domenico Lucano prosegue la sua azione come consigliere comunale e pochi anni dopo, inaspettatamente e contro ogni pronostico, diventa Sindaco nel 2004.

A voce bassa, con lo sguardo quasi febbrile, illuminato dalla luce della speranza, Domenico continua il suo racconto… e parte da lontano, da quando 10 anni fa il caso aveva fatto incrociare il suo destino con i duecento migranti curdi sbarcati sulla spiaggia dei bronzi! “… stavano (i migranti) con noi ormai da un anno; avevamo imparato lentamente a conoscerci, a scambiarci cibi e tradizioni, a riconoscere le parole della gioia e quelle del dolore nelle diverse lingue che, giorno dopo giorno, si diffondevano nelle vie del piccolo borgo… quando furono costretti ad abbandonare la Casa del Pellegrino (in un primo momento messa a disposizione dal vescovo della Diocesi di Locri/Gerace”…continua il racconto mentre nella grande sala di Palazzo Pinnarò si alternano donne, uomini, bambini… tutti hanno bisogno di qualcosa, chi di una terapia, chi di una semplice informazione; i bambini cercano un sorriso, una carezza dal loro sindaco – papà…

Non sono solo di Riace, ma vengono anche di paesi vicini… arrivano con la fiducia che qualcuno saprà indicare un modo per toglierli dalla disperazione… ma è un compito sempre più difficile aiutare questa umanità sofferente!

A fatica la conversazione riprende… è come un fiume in piena; pongo una domanda, ma non c’è modo di interrompere Domenico… l’intervista, inevitabilmente, si trasforma in testimonianza… parole che si susseguono con un ritmo incalzante e coinvolgente… riviviamo insieme i momenti del grande entusiasmo, ma anche della tristezza … come quando la comunità curda, costretta ad abbandonare la Casa del Pellegrino, si avvia a piedi verso la marina… senza sapere dove andare, senza sapere che cosa fare… “ … fu una delusione… avevo creduto che da quella esperienza di solidarietà e di accoglienza, avrebbe potuto prendere vigore il riscatto sociale della mia comunità… Eravamo tutti rassegnati, quando all’improvviso, il mio amico giornalista curdo iraniano si ribellò e disse che non potevano andare via così… senza una meta… senza sapere come e dove avrebbero potuto trascorre la notte…”.

Nasce così l’idea di cercare case libere, abbandonate da emigrati che avevano lasciato il paese ormai da decenni. Cominciamo a girare e ne troviamo una decina libere; è il 15 settembre, la grande festa dei SS. Cosimo e Damiano è vicina e la Casa del Pellegrino è sgombra, pronta per accogliere i turisti, i nostri amici migranti, non più solo curdi, l’hanno lasciata libera, ma non sono più per la strada… hanno trovato un luogo per ripararsi… le case lasciate libere dai riacesi ormai lontani da tanti anni.

Quasi una giustizia divina… i migranti di oggi salvati dai migranti di ieri!



Una straordinaria avventura che unisce uomini e donne di Riace e del mondo… in dieci anni producono sviluppo per la propria comunità recuperando memoria e tradizioni, senza dimenticare “le ragioni del cuore”, mostrando solidarietà verso i migranti che su carrette del mare, quasi “sputate sulla spiaggia” dalla violenza delle onde giungono fino alle porte di Riace. Nel corso di questi anni prendono vita un laboratorio artigianale per le confetture biologiche di arance e mandarini, un frantoio con macine di pietra, un laboratorio di ceramica, un piccolo caseificio di formaggi di pecora e capra, un laboratorio di tessitura di ginestra e lana, un laboratorio per la lavorazione del vetro, la bottega del commercio equo e solidale…

Nel ristorante della Taverna Donna Rosa la cucina calabra si alterna a quella etnica. Le attività sono condotte prevalentemente da donne che rappresentano la risorsa più significativa di questo incontro fra uomini e donne di diversa provenienza e cultura.

Oggi Riace è conosciuta in Europa come “Città Futura”  … una bellissima realtà di società accogliente, guidata dal suo sindaco Domenico Lucano, ma indissolubilmente legata alla fatica ed alla generosità delle donne, prezioso patrimonio umano, professionale e sociale di questo straordinario borgo che non ha voluto definirsi città, ma che orgogliosamente continua a farsi conoscere come “Paese dell’accoglienza” e borgo dalle botteghe artigianali impegnate nel recupero di memoria e tradizioni, nell’uso di antichi telai per la tessitura di una nuova civiltà.

“… i nostri amici rimasero a Riace; così ha avuto inizio la storia dell’accoglienza nel mio paese”.

Buon lavoro Mimmo, Sindaco di “Città Futura”…

Rosa Frammartino, amica per scelta, turista per caso…



  www.cittafutura.it / www.comunisolidali.org / e-mail: coordinamento@comunisolidali.org



(8 aprile 2009)

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®