Dal 3 al 6 settembre presso Baselga di Pine’ in Trentino si tiene la nona edizione della Scuola di Alta Formazione Filosofica, evento che incrocia molti linguaggi
Siamo giunti alla IX edizione della Scuola di Alta Formazione Filosofica, Manifestazione che ha come cornice le montagne del Trentino, avremo analisi specifiche di studi che incrociano molti linguaggi da quello scientifico a quello filosofico al senso della memoria, il discorso del valore delle biblioteche e degli studi di genere.
Noi nella Scuola narreremo…ll fenomeno della narrazione è stato oggetto di riflessione teorica e di indagine empirica sin dalla Poetica di Aristotele. Il secolo scorso ha visto un crescente interesse verso di esso in una prospettiva sempre più interdisciplinare. Si pensi alla centralità della narrazione letteraria e del racconto folcloristico nel formalismo russo (Erlich 1966), alle riflessioni di Lukács (2004) ne' La teoria del romanzo, alla centralità dell’analisi formale della narrazione nello strutturalismo francese (Barthes 1969) e poi nella semiotica letteraria (Eco 1979). Ma già nel secolo scorso il fenomeno della narrazione non era oggetto esclusivo degli studi di dominio letterario: basti citare le teoria del pensiero narrativo di Bruner (1988, 2002), la teoria della coscienza come narrazione senza soggetto di Daniel Dennett (1993, 2006) o, per passare a un ambito affatto diverso, alla modellizzazione computazionale dei contesti narrativi negli studi di Intelligenza Artificiale classica, in particolare ai lavori di Roger Schank sul concetto di script (Schank, Abelson 1977). Tuttavia è con l’avvento del millennio che assistiamo a quella che è stata definita come una vera e propria svolta narrativa nelle scienze umane e sociali. Una svolta in cui la narrazione è sia oggetto, sia metodo di analisi sociale e culturale, sia strumento dell’agire sociale. Le prospettive multidisciplinari già evidenziate sopra divengono vere e proprie convergenze transdisciplinari, si verifica in termini epistemologici una ‘triangolazione’ all’interno della quale l’atto della narrazione e i suoi prodotti sono indagati da prospettive diverse ma sinergiche.
Fra le studiose e gli studiosi Esther Basile, filosofa dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli tutor della Scuola da 9 anni, la nostra guida esperto conoscitore del territorio e della storia del Trentino Marco Patton, il dott.re Marco Ferrandi, la prof.ssa Maria Antonietta Selvaggio esperta sociologa, il Prof. Nicola Cetrano, la dott.ssa Maria Rosaria Rubulotta medico e documentarista IISF, la dott.ssa Antonella Garofalo, la prof.ssa Francesca Girardi, la già Direttrice della importante Biblioteca Nazionale di Napoli Maria Iannotti, il dott. Giuseppe Tasin, la dott.ssa Eleonora Angeli, la scrittrice Michela Gusmeroli, la Regista Grazia Morace.
Si analizzerà anche la condizione femminile, che è una fondamentale chiave interpretativa della realtà euromediterranea e delle sue forze messe in campo. I diritti delle donne del Mediterraneo non sono tutti uguali e le stesse non vivono uguali condizioni. Nel bacino mediterraneo civiltà, culture, tradizioni e ordinamenti giuridici si incrociano intorno alla donna, fanno sintesi, confliggono. Francia, Spagna,Italia hanno fatto passi in avanti nell’emancipazione della donna, pur persistendo forti retaggi culturali, soprattutto in Italia. I Paesi dell’Est della zona adriatica, sono usciti da un’economia collettivistica e dalla negazione di parte dei diritti di libertà che apparentemente li rendeva tutti uguali che dopo il crollo del muro di Berlino ha portato la donna a diventare merce da vendere. Le donne in Egitto, piuttosto che in Algeria o Marocco, così come le donne che hanno lasciato questi paesi per emigrare in Europa, sono oggi espressione paradigmatica di quell'ampio dibattito sui diritti umani all'interno del quale si giocano le interconnessioni e i conflitti tra locale e globale, si giustificano e si fanno guerre, si rivendicano identità oppositive e contrastanti.
D'altronde come Seyla Benhabib scrive: "Da quando le società e le culture umane hanno interagito e si sono confrontate tra loro, la condizione delle donne e dei bambini e dei rituali del sesso, del matrimonio e della morte hanno occupato un posto speciale nelle interpretazioni interculturali". Il fenomeno migratorio, gli sbarchi dei profughi e dei clandestini, la guerra fredda, il pieno sviluppo della globalizzazione, l'espansione del mercato mondiale, il nuovo ordine mondiale implicitamente ed esplicitamente chiedono una politica mondiale che assuma come fondamento la questione dei diritti umani e nei diritti umani è sempre più urgente trovare soluzioni e sintesi per il miglioramento della condizione della donna e dell’infanzia. Sempre più i casus belli e la ricerca della pace sono dati dalla volontà di affermare o difendere i diritti umani, soprattutto in quegli Stati dove essi sono negati, e la centralità di concetti quali emancipazione femminile e pari opportunità. Il partenariato euromediterraneo riconosce uno spazio enorme al rispetto delle libertà, dello stato di diritto, della democrazia.
Tale riconoscimento rappresenta una conditio sine qua non per il benessere umano, l'attuazione della cooperazione commerciale e finanziaria tra le due rive del Mediterraneo.
La condizione della donna musulmana soprattutto in relazione alle istanze integraliste è di fondamentale importanza per riflettere sullo sviluppo civile, culturale ed economico dell’area mediterranea. Teorici dell'universalismo dei diritti e del relativismo culturale discutono su quali debbano essere i diritti assicurati alle donne in rapporto alla cultura di provenienza, sottolinenando la questione delle donne musulmane. I primi accusano i secondi di sacrificare le donne alla soggezione patriarcale in nome della difesa delle tradizioni culturali e della pluralità delle culture. Dunque la condizione della donna musulmana, il suo processo emancipatorio nei paesi di origine ed in quelli dove emigra, sono appena la punta di un iceberg di una dinamica importantissima che non riguarda solo le donne, ma l’intera comunità. A partire dalla condizione specifica delle donne musulmane, si pongono questioni e si danno risposte sui percorsi del complesso intreccio tra rispetto delle diversità e riconoscimento dei diritti universali.
Bisogna analizzare la condizione femminile nel Mediterraneo sia una strada per costruire uno spazio geopolitico euromediterraneo e i diritti di cittadinanza garantiti sulle due sponde del bacino.
Gli studi di genere non rappresentano un particolare settore disciplinare ma riguardano, piuttosto, un modo di porsi, un’ottica interdisciplinare da cui guardare alle scienze a partire dallo studio della sessualità e dell’identità di genere. Sono il risultato di differenti metodologie e, essendo una modalità di interpretare la realtà, sono applicabili alla sociologia, al diritto, alla storia, alla scienza.
Per poter comprendere in tutta la sua ampiezza il potere di fare memoria dell’esistenza umana, che in quanto storica è finita e vulnerabile, intessuta di capacità di rimemorazione e oblio, è necessario, secondo Ricoeur, privilegiare un approccio oggettuale – fenomenologico – che analizzi la coscienza come intenzionalità, ‘coscienza-di’, sempre rivolta a ciò che è a essa esterno, il fenomeno da indagare in tutte le sue caratteristiche. Per questo una fenomenologia della memoria è il primo e inevitabile compito di un percorso di riflessione ternario, che si snoda poi in un’epistemologia della conoscenza storica, in un’ermeneutica della condizione storica e nel tentativo sempre incompiuto, seppur sempre da perseguire, di un epilogo escatologico. Se «la memoria è del passato», secondo il detto aristotelico che torna incessantemente a illuminare lo sforzo del pensiero come la stella polare, l’interesse ricoeuriano non è semplicemente retrospettivo e la posta in gioco della ricerca, in dialogo con i padri della tradizione classica e moderna e con i più grandi maestri contemporanei, sarà accostare ad un’«archeologia» della memoria, dei suoi usi e dei suoi abusi, il «progetto» di una memoria felice, riconciliata, riscoperta nel suo vincolo ontologico-esistenziale con l’oblio. Tentare di definire il «poter-fare memoria» come «poter-rappresentare il passato» pone, però, immediatamente lo studio fenomenologico di fronte al paradosso della presenza dell’assente sotto forma di immagine, il ricordo, che pretende di essere fedele alla realtà antecedente, a quanto effettivamente accaduto e così distinguersi dalla pura immaginazione, che ha come oggetto il fictum, l’irreale.
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