Martedi, 24/11/2020 - Novembre è un mese nel quale si concentrano due ricorrenze importanti per i bambini e le donne: il 20 novembre si festeggia infatti la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che pone al centro dell’attenzione il maltrattamento all’infanzia, mentre il 25 novembre è la Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Si tratta di due occasioni importanti non solo di sensibilizzazione per un pubblico generico, ma anche di riflessione e di condivisione di proposte e studi per tutti gli addetti (soprattutto le addette) ai lavori. Non basta infatti essere semplicemente “contro” questi fenomeni per sradicarli, ma occorre un impegno politico preciso, fondi, risorse e strumenti di governance che permettano di predisporre gli interventi più efficaci, soprattutto ora che la crisi Covid19 può solo peggiorare la situazione.
Si tratta di una sintesi di 64 indicatori territoriali relativi ai fattori di rischio e ai servizi di prevenzione e contrasto che permette di misurare i punti di forza e di debolezza delle varie regioni rispetto al maltrattamento all’infanzia, offrendo così delle indicazioni precise ai decisori politici e sociali rispetto a dove e come intervenire. I 64 indicatori, scelti sulla base della letteratura internazionale, sono stati aggregati in 6 capacità e riguardano non solo i sintomi nei bambini/e che possono far pensare al maltrattamento, ma soprattutto le condizioni di vita, salute, sicurezza, istruzione, lavoro e disponibilità di risorse dei loro genitori che possono rappresentare un fattore di rischio in questo senso e che possono essere migliorate attraverso i servizi pubblici.
che rispetto alla media nazionale registrano peggioramenti sia tra i fattori di rischio che tra i servizi, tranne la Sardegna che mostra un lieve miglioramento dei servizi. Le otto regioni del nord Italia sono tutte al di sopra della media nazionale, mentre le ultime quattro posizioni dell’Indice sono occupate da Campania (20°) Calabria (19°), Sicilia (18°) e Puglia (17°). La regione con la maggiore capacità nel fronteggiare il problema del maltrattamento infantile, sia in termini di contesto ambientale che di sistema dei servizi è invece, come negli anni precedenti, l’Emilia-Romagna, seguita da Trentino-Alto Adige (2°), Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Toscana
Campania, Puglia, Sicilia, Calabria, Basilicata, Abruzzo, Lazio e Molise si confermano invece regioni a “elevata criticità”,
che combinano una situazione territoriale particolarmente difficile sia per i fattori di rischio che per l’offerta di servizi. Sardegna e Umbria rientrano invece nella categoria delle regioni “reattive” che combinano un fattore ambientale critico con un’offerta più dinamica di servizi dedicati al maltrattamento. Tra le regioni “virtuose” – con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio – si confermano invece Emilia-Romagna, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Toscana e Piemonte. Tra le regioni “stabili” si collocano infine tre regioni: la Lombardia, la Valle d’Aosta e le Marche.
Su questa situazione di partenza che monitoriamo da tre edizioni, si è inserita quest’anno l’emergenza Covid, che ha indotto ad un
focus tematico sulla resilienza, una capacita della quale i nostri bambini/e avranno un gran bisogno per superare i disagi e i problemi psicologici, familiari ed economici prodotti dalla pandemia.
La resilienza definisce infatti il processo psicologico che permette di reagire in modo positivo alle avversità, trasformando forme di stress estremamente deleterie in occasioni di crescita. E’ importante sottolineare che non è una capacità innata, ma piuttosto una capacità che può essere sostenuta e sviluppata negli adulti e nei bambini/e attraverso l’interazione con i fattori protettivi presenti nella famiglia, nella comunità, nella società e, soprattutto, che possono essere stimolati grazie all’intervento pubblico.
Intervistando 12 operatori che si occupano di sociale e sanità con riferimento alle condizioni dell’infanzia durante la prima ondata, abbiamo provato ad approfondire questo aspetto. Ne è emerso un maggiore rischio di maltrattamento per bambini/e che già vivevano in famiglie fragili o conflittuali, ma anche alcuni segnali di resilienza sui quale occorrerebbe investire.
In generale, infatti i bambini, e ancor più gli adolescenti, sono stati privati del diritti alla relazione.
Al Nord i bambini hanno sofferto di più la paura e il trauma dei lutti, al Sud hanno invece risentito delle peggiori condizioni economiche, mentre la chiusura delle scuole non ha solo compromesso il diritto all’istruzione, ma ha anche fatto mancare un’importante antenna per individuare il disagio, assieme al venir meno delle attività dei servizi sociali e dei pediatri.
In diverse situazioni si sono potuti osservare però nei bambini e nei genitori segnali di resilienza importanti che necessitano del sostegno di servizi sociali, scolastici e sanitari sui quali occorre investire molto.
Tra gli operatori del settore vi è infatti la comune consapevolezza che il trauma da Covid-19 si manifesterà con sintomatologie psicologiche e/o somatiche soprattutto nel medio-lungo termine, ed emerge quindi l’esigenza di adottare programmi di intervento con tale orizzonte.
Le raccomandazioni finali dell’indice affrontano quindi sia i nodi strutturali del sistema, sia i nuovi bisogni prodotti dalla pandemia, delineando una serie di proposte:
1_Occorre sviluppare un sistema informativo puntuale sul tema del maltrattamento all’infanzia.
2_Sono necessari investimenti e nuovi strumenti di governance per ridurre il divario territoriale.
3_Va adottato un approccio multidimensionale per politiche dirette e indirette di prevenzione e contrasto al maltrattamento.
4_Bisogna costruire politiche di medio-lungo termine per incidere sul cambiamento dei comportamenti umani.
La resilienza, infine, è un fattore protettivo importante che va sviluppato attraverso un approccio trasversale alle politiche e pratiche di intervento.
Adottata nelle strategie di intervento internazionali sul maltrattamento all’infanzia dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità (I.N.S.P.I.R.E.), la resilienza va rinforzata soprattutto attraverso programmi che riguardino le scuole (school based programs), percorsi di formazione sulle capacità personali e sociali (life and social skills training) e nelle famiglie grazie a programmi centrati sulla genitorialità positiva (positive parenting) e sull’home visiting.
E’ fondamentale quindi adottare l’approccio alla resilienza in tutte le fasi di sviluppo e crescita dei bambini/e, sviluppare la resilienza attraverso programmi specifici e integrare i programmi di prevenzione già in essere, formare operatori/trici e insegnanti alle metodologie per promuovere processi di resilienza.
Articolo di Giovanna Badalassi pubblicato il 23 novembre 2011 in Ladynomcs
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