Renata Rampazzi, Dacia Maraini (e non solo), a partire dall'arte
Riflettere sulla violenza contro le donne: l'arte e una Tavola Rotonda a Venezia il 18 maggio
Lunedi, 14/05/2018 - Tornare a riflettere sulla violenza contro le donne attraverso una installazione e una tavola rotonda. L’iniziativa è della Fondazione Giorgio Cini (Venezia) e l’obiettivo è sollecitare l’attenzione su un tema delicato e, purtroppo, sempre attuale. Venerdì 18 maggio, presso l’Auditorium "Lo Squero", sull’argomento - esaminato da vari punti di vista - sarà affrontato dalla scrittrice Dacia Maraini, dalla politica Luciana Castellina, dalla studiosa di statistica Linda Laura Sabbadini, dalla storica Simona Feci e dal penalista e psicologo Guglielmo Gulotta. La tavola rotonda, coordinata dalla giornalista e saggista Chiara Valentini, è uno degli eventi collaterali della mostra di Renata Rampazzi, CRUOR - sangue sparso di donne, in corso fino al 17 giugno, presso la Sala Borges della Fondazione Giorgio Cini (visitabile tutti i giorni tranne il mercoledì, dalle 10.00 alle 18.00 con ingresso gratuito).
L’esposizione presenta una grande installazione inedita dell’artista ispirata al tema della violenza sulle donne ed è accompagnata da uno scritto inedito di Dacia Maraini e da un testo critico di Claudio Strinati (catalogo ed Sabinae, bilingue italiano-inglese) . Già dalla fine degli anni ’70 la tematica della violenza, del sangue, del dolore facevano parte dell’universo creativo di Renata Rampazzi, fino a diventare una delle cifre più caratteristiche del suo percorso espressivo.
“Molte delle mie opere - ricorda Renata Rampazzi - portavano tracce del mio turbamento di fronte a quelle manifestazioni esistenziali di sopraffazione maschile. Era un grido personale, un disagio che ruotava attorno al sesso, alla metafora della ferita, che rimandava ad azioni e comportamenti ancora generalmente tenuti nascosti, taciuti, e che oggi per diffusione, per violenza e ostentazione, ormai non sono solo un fenomeno sociale che inquina le società occidentali ma che sotto forme diverse reclama una denuncia, una rivolta, un rifiuto di complicità e sudditanza in tutte le espressioni individuali e collettive della cultura, del potere e della vita sociale”.
Il percorso espositivo parte dalle opere storiche, realizzate da Renata Rampazzi negli anni ‘70/’80 per arrivare all’’installazione realizzata per l’occasione, che non vuole essere un semplice momento di contemplazione, ed è costituita da un labirinto di teli e garze che dal soffitto arriveranno fino al pavimento rosso cupo. L’opera avvolgerà fisicamente ed emotivamente il visitatore in modo da provocarne un suo coinvolgimento non solo estetico ma soprattutto emotivo e civile.
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