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Relazione medico paziente: Il linguaggio che cura … quando un medico può …

Relazione medico paziente: Il linguaggio che cura … quando un medico può …

Relazione medico paziente: Il linguaggio che cura … quando un medico può …

Mercoledi, 28/03/2012 - Relazione medico paziente: Il linguaggio che cura … quando un medico può …

Si sa che l’approccio medico paziente è uno dei più delicati e difficili da stabilire e grazie ad esso una terapia può funzionare meglio.

Il paziente, di solito pieno di paure e di ansie, vede nel medico colui che può capire e guarire il suo malessere fisico; il medico, vede, spesso, nel paziente il problema da risolvere. La comunicazione fra medico e paziente è un importante momento terapeutico e la scelta di un medico da parte di un paziente si basa soprattutto sul suo modo di comunicare.

Ogni paziente ambisce ad un rapporto con un medico sicuramente professionale, attento e scrupoloso, ma prima di tutto amichevole e in grado di cogliere certe sfumature del pensiero che rappresentano il personale vissuto di una malattia. Desidera innanzitutto sentirsi ascoltato, quando ciò non accade subentra un senso di frustrazione che lo accompagnerà per tutto il suo percorso di cura. Il superamento di alcuni ostacoli che si contrappongono alla buona comunicazione diventa allora un’aspirazione ed un obiettivo.



OSTACOLI ALLA COMUNICAZIONE

1)LA FRETTA: determina una riduzione del tempo dedicato alla relazione. Il colloquio diventa povero ed il paziente lo interpreta come scarso interesse nei suoi confronti

2) LA DISTRAZIONE: la sensazione che il medico non stia ascoltando, viene soprattutto dal fatto che spesso risponde al telefono, fra una frase e l’altra o scrive, ascoltando, senza “guardare”.

3) IL LINGUAGGIO: l’uso di un linguaggio tecnico contraddice lo stesso concetto di comunicazione. Il paziente è spesso sorpreso da parole che non comprende e da’ a volte una interpretazione piena di drammaticità.

4)L’ INTERRUZIONE: l’abitudine ad interrompere il paziente fa trarre conclusioni spesso sbagliate. Da una ricerca fatta da un gruppo di sociologi americani è risultato che i pazienti sono mediamente interrotti dal medico già dopo 18 secondi, proprio nel momento in cui vogliono puntualizzare i loro problemi

e le loro sofferenze.

5) ESCLUSIONE: l’esclusione del paziente dalla conversazione tra 2 medici (sul suo caso), condotta in termini specialistici, a lui scarsamente o per nulla comprensibili.

6) Poca disponibilità ad essere rintracciabili: Ci sono momenti in cui il paziente ha una urgenza psicologica che, dopo due giorni, non ha più alcun valore.



Per fortuna non è sempre così e la conoscenza della comunicazione non verbale, strettamente connessa con quella verbale, sta permettendo a molti medici di stabilire un approccio medico-paziente basato su un livello di competenze più approfondite e che aiutano il paziente in tempi più rapidi e in modo più soddisfacente per entrambe le parti. Il Corpo non è solo un involucro scisso dall’anima e dalla mente. Il corpo dice più delle parole e saper leggere i messaggi che continuamente trasmette facilita ogni tipo di comunicazione. Rosario Polizzi, Medico, Docente Universitario presso la Facoltà di Medicina di Bari, spiega che sempre di più si sente l’esigenza di offrire a coloro che operano nella sanità nuove conoscenze comunicazionali e nuove strategie d’intervento con un taglio più psicologico.



•Prof. Polizzi, cosa si sta facendo operativamente in sanità per rendere la comunicazione, tra tutti, più soddisfacente?



- E’ in corso un grande dibattito nel mondo sanitario, inteso nell’accezione più vasta, su cosa significhi realmente il rapporto con il cittadino che al medico deve avvicinarsi non soltanto nel momento della malattia conclamata ma soprattutto nel vasto sistema della prevenzione. Credo sia necessario comunicare in maniera semplice ed offrire serenità se si vuole catturare la “benevolenza” dei nostri interlocutori. Non è soltanto un momento scientifico è anche una azione socialmente utile.





•Professore, lei ha potuto toccare con mano quanto una comunicazione più empatica abbia dato risultati veramente vantaggiosi rispetto al solito modo, a volte arido, di comunicare?



-Certamente si. In particolare da quando presiedo il Comitato Tecnico-Scientifico dell’Istituto IKOS-Ageform specializzato nella educazione e diffusione di questa tematica. Durante questa, per me, nuova e qualificante esperienza professionale ho potuto constatare, insieme ai numerosi colleghi frequentatori degli eventi organizzati dall’Istituto, che possedere questo linguaggio avvicina gli operatori sanitari, ad ogni livello, al cittadino-paziente. Questo approccio facilita l’azione terapeutica e ne migliora gli effetti perché tende fortemente ad umanizzare l’intera struttura ospedaliera ed ogni atto esalta la fiducia che è la base di ogni rapporto medico-paziente.



•In che modo Lei sta operando affinché sia concreto questo auspicabile cambiamento di “stile”?



-Cerco di trasferire agli studenti di Medicina, i futuri medici, nelle mie lezioni di Semeiotica Chirurgica la regola secondo cui il paziente va avvicinato con affetto ed ascoltato attentamente perché è lui che darà gli strumenti per una precisa diagnosi prima di qualsiasi esame successivo.





La Prof. Daniela Poggiolini, Psicologa, Trainer di Comunicazione strategica in PNL terapeutica e Presidente dell’IKOS, a tal riguardo spiega che, psicologicamente parlando occorre dare molto valore alla relazione tra medico e paziente.





•Cosa intende Professoressa per “dare valore” e in che percentuale è necessario farlo?



La prima risposta che spontaneamente mi viene in mente è del 100%, poi c’è tutto il resto. La relazione tra medico e paziente, ma l’estenderei anche al medico con i parenti di coloro che soffrono, rappresenta un momento molto particolare che merita di essere preso in seria considerazione. Al fine di superare tutte le difficoltà legate a questo delicatissimo e “magico” tipo di rapporto, sarebbe molto utile che i medici, e tutti coloro che si occupano delle relazioni d’aiuto, fossero preparati , attraverso un significativa FORMAZIONE. Partendo dai principi della comunicazione, che pochi conoscono, attraverso l’analisi più generale che specifica l’importanza dell’empatia tra le persone, (qui più precisamente tra medico e paziente) si va verso la conoscenza di un linguaggio non già più generalizzato ma assolutamente mirato alla persona singola. Sono le specifiche:

1°) saper usare un linguaggio di precisione che, da solo, già consente di entrare nel focus del discorso, in modo assolutamente ecologico e rispettoso;

2°) saper tradurre in modo immediato e naturale tutto ciò che viene detto senza parole. Parlo della comunicazione non verbale che è guida e bussola insieme per chi vuole comunicare ad un livello davvero efficace ed efficiente. Spesso accade che mentre si afferma o si nega qualche cosa con il linguaggio, la voce silenziosa della parte più profonda di noi tutti, l’inconscio, “dice” l’opposto. La trappola dell’ascoltare senza guardare è sempre attiva. Purtroppo è alla seconda modalità che occorre dare credito, le parole volano e sono spesso non corrispondenti a ciò che è importante veramente. L’inconscio invece dice, in modo molto esplicito, ciò che davvero va preso in considerazione.



•In che modo il linguaggio può curare?



Il linguaggio supportato da un “fare” assolutamente EMPATICO e congruente, quando segue i suggerimenti che l’interlocutore trasmette attraverso le parole e i messaggi del corpo, è molto più completo, è più incisivo. L’empatia è un treno che porta ciò che vogliamo che l’altro comprenda, direttamente all’inconscio là dove risiedono le risorse e le possibilità più vere di guarigione. Ascoltare attentamente è già “prendersi cura” e ci aiuta a capire il mondo del nostro interlocutore superando luoghi comuni e fraseggi che ci portano lontano da lui. Una buona formazione aiuta anche a costruire un ponte di alleanza tra medico e paziente, una specie di complicità atta al superamento di momenti difficili e delle patologie. Importante comprendere quanto i momenti di dolore, di disagio e come le patologie stesse, siano messaggi, strumenti utili al cambiamento; essi stimolano a cogliere le sfumature della vita interiore, diverse per tutti noi. Allora, la parola, il suono, lo sguardo, il gesto e il modo, possono avere anche un effetto di tenera preghiera, concorrono a rendere possibile ciò che spesso possibile non sembra. Infine le parole curano quando sono piene di possibilità, positività, quando trasformano le criticità, in opportunità di cambiamento. L'antichissima convinzione che IL PENSIERO CREA LA REALTA' ha dato origine oggi ad un nuovo concetto “siamo noi a dare vita a quello che c’è”. Riconoscere con fiducia questo semplice enunciato potrebbe costituire la svolta positiva nella nostra realtà. Allora, perché continuare a pensare solo logicamente a noi stessi come ci hanno insegnato? Perché non provare, anche solo per gioco, a pensare ad opportunità inconsuete, come se fossero davvero artefici di ciò che accade ? La mia risposta? … BENE, è PERCHE’ NO!



Il 3 Aprile, l’IKOS, svelerà i segreti della comunicazione non verbale in una serata imperdibile ad ingresso libero. Dalle ore 20.00 alle 23.00 in Corso Cavour 96, un corso intitolato “LIE TO ME” (dalla finzione cinematografica alla realtà). Per informazioni potete visitare il sito www.ikosageform o contattare il numero 080.5212483

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