Involuzione democratica - Esiste un modello di politica al femminile condiviso, definito nei modi e nei contenuti?
Bartolini Tiziana Lunedi, 03/05/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2010
Sono 95 le donne nei 13 Consigli regionali dopo le recenti elezioni. Poiché 33 non sono state elette - nel senso che entrano per effetto di meccanismi normativi diversi per ogni Regione quali listini bloccati o perchè candidate alla presidenza - sono 62 le Consigliere che hanno raccolto un sufficiente numero di preferenze, cioè meno del 9%. Il dato numerico è talmente catastrofico da rendere inutili eventuali micro-analisi. Sul piano politico l’unica novità si rintraccia in Campania, dove le 14 Consigliere sono elette grazie alla legge regionale che permette la doppia preferenza uomo/donna. La tabella riepilogativa dà la misura della involuzione democratica in atto. I risultati elettorali sono stati accolti dai trionfalismi di chi ha vinto e dal rammarico di chi non ha vinto (come nella Prima Repubblica nessuno ha perso), ma tutti i commenti hanno sottolineato il dato dell’astensione, con il solo 64,2% di votanti. Non un cenno allo scandalo di zero donne nel Consiglio regionale in Calabria o alla vergogna di solo uomini nel PD del Lazio e nel Centrodestra in Puglia. L’astensione preoccupa tutti, stampa osservatori politici e sociali, invece la cancellazione delle donne non è neppure rilevata. Il deficit di democrazia costituito dalla scarsa rappresentanza femminile nelle assemblee elettive semplicemente non esiste, figuriamoci se può essere considerato un problema. Questo è il punto e da qui le donne devono partire. Negli ultimi mesi il dibattito sull’uso del corpo femminile nei media e nella pubblicità è riuscito a varcare i confini dei circuiti di riferimento delle donne e in qualche modo la questione si è posta ad un’attenzione più larga. Sul tema della rappresentanza femminile nelle assemblee elettive dovrebbe accadere qualcosa di analogo, perchè i livelli in cui siamo richiedono terapie d’urto, considerando che il dibattito sulle quote rosa o il 50e50 e persino la modifica costituzionale non hanno portato risultati. Le donne non votano donna, è questo è un primo nodo da sciogliere interrogandosi sulle ragioni e sui possibili rimedi. Però c’è altro da capire. Occorre domandarsi, ad esempio, se esiste un modello di politica al femminile condiviso, se è definito nei modi e nei contenuti, oppure perchè le donne non fanno lobby tra loro. Teniamo conto che amministrare gli Enti Locali significa operare scelte nel campo dell’assistenza sociale, ma anche nell’urbanistica e nei lavori pubblici o sui beni demaniali. Cosa e come possono le donne esprimersi in quanto tali nelle varie competenze che ha chi governa? Se non esiste un femminile da declinare che so, nella manutenzione stradale e nelle attività produttive, o lo si elabora o le donne sono destinate a restare marginali. A meno di non allearsi con potenti e potentati, accettando i prezzi da pagare. Ma a quel punto, come donne, il gioco varrebbe la candela?
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