REGIONE SICILIA: LA PARITA' DI GENERE PUO' ATTENDERE
IL CONSIGLIO DI GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA PER LA REGIONE SICILIANA RINVIA ALLA 18ma LEGISLATURA L'ATTUAZIONE DEI PRINCIPI COSTITUZIONALI DI PARITA' DI GENERE NELL'ACCESSO AGLI UFFICI PUBBLICI
Martedi, 17/05/2022 - IL CONSIGLIO DI GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA PER LA REGIONE SICILIANA RINVIA ALLA 18ma LEGISLATURA L'ATTUAZIONE DEI PRINCIPI COSTITUZIONALI DI PARITA' DI GENERE NELL'ACCESSO AGLI UFFICI PUBBLICI.
Questo nella sostanza l'effetto della pronuncia pubblicata il 16 maggio 2022 con cui si è deciso l'appello proposto da NOI RETE DONNE, A.N.D.E. - Associazione Nazionale Donne Elettrici, Ande Palermo, Arcidonna Onlus, Confcommercio Imprese per l'Italia Palermo, Gruppo Provinciale Terziario Donna Confcommercio Palermo, Emily Palermo, Le Rose Bianche, unitamente a Daniela Carlà e Concetta Giallombardo, avverso la sentenza del TAR Sicilia, Sez. I, n. 2744/2021.
Con il ricorso in appello si erano reiterate approfondendo - grazie al generoso impegno professionale dei legali Avv. Prof. Antonio Saitta del Foro di Messina, Avv. Antonella Ida Roselli del Foro di Bari e Avv. Massimo Clara del Foro di Milano, con il contributo scientifico della Prof.ssa Marilisa D'Amico dell'Università Statale di Milano – le ragioni a sostegno della fondatezza del richiesto annullamento dei decreti del Presidente della Giunta Regionale Musumeci di nomina degli assessori Scilla e Zambuto, in conseguenza dei quali la Giunta Regionale Siciliana era divenuta un organo istituzionale monogenere maschile, con evidente violazione delle norme costituzionali e sovrastatali in materia, primi fra tutti gli artt. 3 e 51 della Costituzione.
La democrazia paritaria in Sicilia è dunque ancora principio che, non solo per la politica ma anche per la magistratura amministrativa, deve attendere attuazione.
Gli esiti giudiziari del ricorso e dell'appello lasciano perplessi circa la corretta applicazione nella specie dei principi fondamentali in materia di uguaglianza sostanziale e parità di genere e si palesano disomogenei rispetto a situazione similari decise dai TAR di altre Regioni e dal Consiglio di Stato.
La vicenda testimonia tuttavia della netta reazione delle Associazioni femminili di fronte ad una classe politica che ha abdicato alla funzione propulsiva di valori civili e segna comunque un punto di svolta nella vita democratica della Regione Siciliana, costretta a difendere le proprie scelte riguardo alla composizione dell'organo di governo, nelle aule di giustizia.
La prossima legislatura, che vedrà finalmente l'entrata in vigore della L. R. n. 26/2020, obbligherà quindi il prossimo Presidente non solo alla misura cogente della quota di 1/3 per il genere meno rappresentato, ma anche al suo superamento, se vorrà inaugurare un reale un rapporto di fiducia tra le Istituzioni e le donne siciliane, oggi ancora umiliate dalla presenza in Giunta Regionale di una sola Assessora.
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