Mercoledi, 10/04/2013 - La legge elettorale regionale lombarda deve prevedere la doppia preferenza di genere, il che significa che,se si votano due candidati, uno deve essere di genere femminile, pena la nullità della seconda preferenza espressa. A chiederlo con forza sono Sara Valmaggi, vicepresidente del Consiglio regionale (Pd), Laura Barzaghi (Pd) e Lucia Castellano (Con Ambrosoli presidente, Patto civico), che hanno presentato, insieme agli altri colleghi, un progetto di legge di modifica della legge elettorale regionale.
“Anche le ultime elezioni regionali- affermano - hanno dimostrato la difficoltà delle donne a essere elette nelle assemblee. La norma, introdotta con la nuova legge elettorale regionale del 31 ottobre scorso, che prevede l’alternanza di genere nella composizione delle liste, non ha portato a una maggiore rappresentanza femminile in Consiglio. Anche in una regione come la Lombardia, dove le donne sono affermate in tutti i settori della vita sociale e produttiva, continuano a essere un’esigua minoranza nelle istituzioni. Oggi in consiglio regionale sono 15 su 80, solo 6 in più rispetto alla scorsa legislatura. Un numero esiguo purtroppo, non diverso da quello delle altre regioni dove non sono previsti meccanismi di riequilibrio di genere: le consigliere sono 10 in Emilia Romagna, Lazio e Toscana, tre in Veneto e Friuli Venezia Giulia. In Calabria nessuna donna siede nell’assemblea elettiva”.
“E’ evidente- continuano le consigliere di minoranza- la necessità di introdurre meccanismi legislativi di riequilibrio di genere, che portino a una democrazia compiuta, con pari opportunità di votare e di essere eletti. Per questo proponiamo, come avevamo già chiesto, inascoltate nella scorsa legislatura,che sia modificata la legge elettorale e introdotta la doppia preferenza di genere, così come già peraltro previsto dalla legge sulle autonomie locali per l’elezione dei consigli comunali. Già nelle prossime amministrative di maggio infatti si voterà con doppia preferenza”.
“Che questo- concludono- sia un modo efficace per evitare l’esclusione delle donne dalla vita politica lo dimostra anche il caso della Regione Campania dove, dopo la sua introduzione, le consigliere sono passate da 2 a 14 su 60”.
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