Venerdi, 30/07/2010 - A volte ritornano e, quando accade, perseverano nella loro azione.
L’On.le Olimpia Tarzia, non tenendo conto di come andarono le cose e della forte opposizione delle donne in occasione della precedente proposta di riforma (2004 Giunta Storace), ritorna alla carica con una nuova proposta che, di nuovo, per la verità, ha molto poco nella sua filosofia di fondo.
Olimpia Tarzia, come tutte e tutti sanno, ha una visione delle donne a dir poco appannata se non distorta. Anzi, se la vogliamo dire tutta, non le “può proprio vedere” se non come contenitori utili alla riproduzione.
Ripropone, perciò, una “Riforma e riqualificazione dei Consultori familiari” che ne snatura alle fondamenta il ruolo stesso, i compiti assegnati, la qualità e la quantità delle risposte che ogni donna che si rivolge al Consultorio si aspetta.
E’, a mio parere, una legge ideologica e cinica, retriva e contro le donne perché ne limita fortemente la possibilità di agire per ottenere l’applicazione delle leggi dello Stato Italiano, tra cui la 194. E lo fa in modo sottile e subdolo: dalla lettura della proposta (e delle procedure descritte) sembra trasparire la volontà di costituire una sorta di Tribunale (della Santa Inquisizione) che provvede ad “interrogare” la donna, in più udienze, con tutte le conseguenze negative a carico dell’inquisita che si possono facilmente prevedere. E così la donna diventa oggetto di vessazioni e manipolazioni e non più soggetto razionale che può, se lo ritiene necessario, autodeterminare le proprie scelte, la propria vita.
Questa proposta costituisce un forte attacco allo Stato laico ed ha, insita nel testo stesso, una totale sfiducia nelle donne perché ne vorrebbe cancellare ogni possibilità di scelta, annullandole per privilegiare esclusivamente “la vita nascente ed il figlio concepito come membro della famiglia” (art. 1). L’embrione è cosi titolare di diritti, la donna no!
Il testo della proposta è tutto proteso in questo senso: famiglia ed embrione sono il cuore di questa proposta che, inoltre, si pone due obiettivi non affatto trascurabili per questa Giunta:
1°) prevedere lo stanziamento di cospicue somme a favore di strutture private e/o Movimenti per la vita (di cui l’on.le Tarzia è referente) a danno dei Consultori pubblici che, negli anni, nonostante le battaglie sindacali e dei movimenti delle donne, hanno visto assottigliarsi colpevolmente gli stanziamenti fino a languire, limitando irresponsabilmente il lavoro professionale di operatrici ed operatori che, troppo spesso, hanno dimostrato un attaccamento ed una abnegazione che sono andati ben oltre il dovuto. Ravvediamo perciò un ulteriore danno alle strutture pubbliche a favore di privati e/o movimenti per la vita di cui, pur volendone apprezzare il lavoro, riteniamo lo debbano svolgere nelle proprie sedi e con propri fondi;
2°) è quello di svuotare, in modo subdolo ma nei fatti, una parte della legge 194 (nello specifico quella sulla IVG) attraverso la colpevolizzazione delle donne che, drammaticamente, decidano di farvi ricorso. Così facendo le donne saranno ancora più sole e disperate.
Il percorso di questa proposta è appena iniziato.
Compete ora ai vari attori sociali in gioco impedirne il cammino e l’approvazione: alle forze politiche e sociali che hanno a cuore e nel loro DNA il valore delle conquiste delle donne e degli uomini che hanno determinato il progresso che ha migliorato l’intera società e, siamo certi, non vuole regredire; alle donne perché ripetano, come nel 2004, la loro forte opposizione ad una proposta di legge retriva e cinica, che le farebbe tornare indietro nel tempo, in anni bui e dolorosi e perché ribadiscano con forza la bontà della legge in vigore che ha sì veramente a cuore le sorti della famiglia e delle donne. Consultori pubblici dunque e finalmente messi nella condizione di ben operare a favore della “famiglia”, concetto che si è notevolmente evoluto rispetto a quanto previsto nell’attuale proposta di legge ed oggi ben più ampio di quello che lasciano intendere l’on.le Tarzia e gli altri firmatari.
E, a proposito delle varie forme di sostegno che sono previste nella proposta, le riteniamo dei veri e propri specchietti per le allodole perché è evidente che la finalità non è quella di sostenere le donne e aiutarle in una maternità serena. Sarebbe infatti stato sufficiente che l’on.le Tarzia e gli altri firmatari si fossero impegnati, nell’ambito della legge vigente, a migliorare questo aspetto aiutando le donne in un momento drammatico della loro vita. Questo vuol dire voler bene alle donne, al bambino e alla famiglia che si sta costituendo. Ma, come tutti sappiamo, per far questo occorrono fondi che, tra l’altro, non possono esaurirsi al momento della nascita con il “buono bebè” ma proseguire nel sostegno con politiche attive e sensibili per sostenere la famiglia nella “crescita” del bambino. Dispiace, ancora una volta, verificare che quello che sta veramente a cuore ad alcune maggioranze di governo sia solo la nascita e non lo sviluppo armonioso e sereno di un cittadino che, in quanto nato, è portatore di diritti.
Le donne vogliono il progresso, non la restaurazione, vogliono vivere serene con i loro figli voluti e amati, vogliono strutture pubbliche in grado di garantire tutto questo. A proposito di amore e tutela per i “concepiti”, gentile on.le Tarzia perché non si preoccupa di far restituire alla scuola pubblica dal Ministro Gelmini il “maltolto” per garantirle i fondi necessari per vivere?
I nostri bambini – nati e amati – hanno bisogno di questo per crescere bene e in armonia. Vogliono asili nido e scuole materne per tutti perché è un loro diritto e non un optional legato a dolorose graduatorie che ne escludono a migliaia e migliaia nella nostra regione; vogliono scuole accoglienti dove imparare e socializzare con gli altri; scuole dove il tempo pieno sia un diritto e come tale esigibile e il lavoro delle e dei docenti sia un bene prezioso da proteggere ed apprezzare … Questi sono, a nostro parere, i diritti dei nostri figli.
Ed inoltre perché non ci si preoccupa affatto della salute delle donne? Perché per fare prevenzione o seguire cure perché malate si apre un calvario che vede le donne (specie quelle che sono in maggiori difficoltà economiche) aspettare mesi ed anni per fare una mammografia e poi, quasi per beffa, si vedono “costrette” ad un ricovero di ben tre giorni per l’assunzione della RU486?
Non vorranno mica farci credere, i fautori del ricovero coatto, di avere a cuore la salute della donna! Anche attraverso queste decisioni traspare la totale assenza di fiducia nella volontà delle donne, nella loro millenaria assunzione di responsabilità e nel loro buon senso, nel loro amore per la vita. Questo sembra non interessare, anzi fa paura: meglio una legge che si appropri del corpo delle donne e decida per loro.
Altra cosa sarebbe, e ci vedrebbe alleate, una grande campagna di educazione e sensibilizzazione delle giovani e dei giovani (cito ad esempio quanto fa da anni SOLIDEA, istituzione della Provincia di Roma), dove si trasmettano alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi non solo tutti gli elementi per una maternità e una paternità consapevoli ma anche, e soprattutto, quelli che educano al rispetto di sé e dell’altro, in particolar modo dell’altra, perché assistiamo – e non avremmo mai pensato potesse ri-accadere – ad una nuova ondata di misoginia in cui del corpo di una donna “si fa lotteria”.
Ci auguriamo che la proposta di legge sparisca nel nulla, che la Giunta e il Consiglio Regionale si assumano la responsabilità di far ben funzionare i Consultori pubblici con le leggi in vigore e con gli stanziamenti adeguati.
Le cittadine e i cittadini non hanno bisogno di riforme in questo caso. Vogliono Consultori pubblici aperti, in cui trovare risposte laiche rispettose di tutte le sensibilità ai loro bisogni e alle loro aspettative, vogliono una mano tesa e un aiuto vero e sensibile e non una commissione ideologica e giudicante.
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