Intervista ad Alessandra Tibaldi - "Per la prima volta nel Lazio eiste una delega per le politiche giovanili, mentre prima era il deserto culturale"
Conti Viola Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2006
“Quando ci siamo insediati non abbiamo trovato né soldi né indirizzi politici e abbiamo predisposto alcuni strumenti per iniziare una politica di partecipazione dei giovani. Siamo interessati a sviluppare le politiche giovanili in concomitanza con le possibilità che ci vengono offerte in ambito europeo, infatti tra le prime iniziative attivate vi è il questionario elaborato seguendo le linee guida indicateci dall’Unione Europea e da noi riadattato in base alle esigenze locali”. Alessandra Tibaldi del PRC è Assessora al Lavoro, alle Pari Opportunità e alle Politiche giovanili della Regione Lazio. Aggressiva quanto basta, determinata come lo sanno essere oggi le giovani, Alessandra delinea le linee di azione in un campo in cui si muove con disinvoltura essendo stata insegnante.
Quali sono le “emergenze” sul fronte giovanile che il suo assessorato, in questo momento, è impegnato a risolvere?
Come dicevo questo assessorato nella sua funzione di indirizzo politico segue le direttive europee, ritenendole adeguate per fronteggiare le emergenze ricordate nella domanda che lei mi ha posto. Il percorso che stiamo seguendo è quello suggerito dal Patto Europeo dei Giovani, che tende a favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, a far ottenere loro agevolazioni nel settore della mobilità, della facilitazione allo studio e della formazione non formale. In questi primi mesi di attività ci siamo organizzati per conseguire gli obiettivi dati da questo primo importante atto europeo sulle politiche giovanili. Inoltre stiamo definendo un percorso teso a far sviluppare nei giovani la consapevolezza della dimensione europea, attraverso il principio della cittadinanza attiva. Riteniamo sia questo il modo migliore per favorire la partecipazione dei giovani nei processi decisionali istituzionali e colmare quel gap da sempre esistente tra giovani ed istituzioni. Anche nel settore artistico intendiamo sviluppare progetti culturali a tutto campo, ad esempio attivando i fondi europei da sempre esistenti ma scarsamente utilizzati. Questi finanziamenti possono essere usati per favorire l’interscambio culturale sia con i paesi europei, sia con quelli extraeuropei che si affacciano sul Mediterraneo. Lo scopo è di “usare” l’arte come mezzo di conoscenza e di scambio culturale teso a promuovere una cultura della pace, della tolleranza, dell'accoglienza e del rispetto delle differenze. Per questo sarà importante definire come lavoratori tutti gli artisti, creando concrete opportunità di lavoro in questo settore. Ma il protagonismo dei giovani può essere indirizzato in molti altri settori, come quello ambientale e della solidarietà, ad esempio attraverso “fattorie sociali” o “villaggi ecologici”. Con le fattorie sociali si possono sviluppare delle concrete opportunità, anche di tipo lavorativo, nei settori ambientale e dei servizi verso i soggetti svantaggiati. Con i villaggi ecologici sarà possibile realizzare delle situazioni abitative, che utilizzino eventualmente fonti energetiche alternative, in zone scarsamente antropizzate a causa dell’abbandono della popolazione. In generale intendiamo promuovere qualsiasi attività vada nella direzione di utilizzare immobili dismessi per favorire pratiche di aggregazione giovanile e sociale. Anche il settore della solidarietà internazionale è per noi molto importante. In questo ambito vogliamo sviluppare sempre più progetti che utilizzino la formula del volontariato internazionale in paesi poveri o in via di sviluppo.
Oggi i giovani denunciano una serie di problemi dovuti alla mancanza di prospettive certe per il futuro: molti, infatti, dipendono economicamente dalla famiglia, non hanno un lavoro o non possono permettersi di fare delle scelte, quali sposarsi o acquistare una casa propria perché non hanno le risorse economiche necessarie. Un quadro non certo roseo, che genera sconforto e senso di impotenza. Come si può dare nuovamente ottimismo ai ragazzi?
E’ paradossale che si debba parlare dei giovani, che sono una risorsa del paese, in termini di problema. La condizione di marginalità vissuta dalle giovani generazioni è un’ulteriore dimostrazione del fallimento delle politiche neoliberiste. In nome della massimizzazione dei profitti questo sistema economico mortifica la risorsa giovani attraverso la precarietà. Una precarietà che, partendo dalla condizione del lavoro, investe ogni aspetto della vita. Senza certezze per il futuro si nega un progetto di vita. Bisogna pertanto invertire il paradigma culturale che governa il mondo del lavoro. C’è bisogno di una rivoluzione culturale che consenta di inquadrare la realtà lavorativa da un angolo visuale del tutto nuovo: bisogna passare dalla cultura del “mercato del lavoro” a quella dei “diritti del lavoro”. E’ una battaglia di civiltà che va affrontata e vinta. Dobbiamo capitalizzare l’insegnamento che ci proviene dallo straordinario patrimonio di esperienze, di elaborazione e di lotta del movimento contro la globalizzazione neoliberista. In questo senso la nuova giunta regionale del Lazio sta diventando un laboratorio dove si sperimentano esperienze innovative di politiche riformatrici e partecipate che stanno creando una “connessione sentimentale” tra pratiche di conflitto e pratiche di governo. Solo in questo modo si può creare quel circolo virtuoso che, valorizzando la democrazia dal basso, vada nella direzione di annullare la distanza attualmente esistente tra paese reale e paese legale. Ma vorrei calare l’impianto teorico di questo discorso nella concretezza dell’agire amministrativo seguito finora da questo assessorato attraverso due casi emblematici: quello della delibera per la stabilizzazione degli LSU ed il progetto in cantiere del reddito garantito. La delibera va nella direzione di stabilizzare con contratti a tempo indeterminato migliaia di precari regionali inserendoli negli enti locali che non hanno sforato il patto di stabilità interno o nei consorzi pubblici sostenuti dalla regione. Questo documento è importante non solo sotto l’aspetto contingente, in quanto offre concrete opportunità di inserimento lavorativo stabile a migliaia di lavoratori atipici, ma soprattutto sotto l’aspetto politico indicando un approccio alla realtà lavorativa del tutto alternativo rispetto alle logiche neoliberiste dominanti. Un’analoga valenza politica è presente nel progetto in cantiere del reddito garantito per le fasce sociali svantaggiate. Con questo strumento, chiaramente non esaustivo all’interno delle politiche di welfare che la regione sta approntando per i soggetti più deboli, i beneficiari godranno di un reddito diretto, sotto forma di sostegno monetario, e di un reddito indiretto, sotto forma di accesso ai servizi. Questi due esempi indicano come la Regione Lazio stia seguendo una politica di forte discontinuità con il recente passato e di inclusione sociale per tutte e tutti, giovani compresi.
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