Il 20 e 21 settembre 2020 si vota per confermare o annullare la riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari. Dubbi e riflessioni
Lunedi, 07/09/2020 - Articolo di Irene Giacobbe tratto dal sito Power&Gender
La riduzione del numero dei parlamentari da 945 a 600 e stata approvata quasi all’unanimità, in seconda lettura, da 733 parlamentari (Camera 553 e Senato 180 voti a favore).
L’8 ottobre 2019 con il SI definitivo della Camera si concludeva l’iter costituzionale della doppia lettura tra Camera e Senato avviato a febbraio 2019. lo riepilogo brevemente:
7- febbraio, Senato prima votazione 185 SI - 54 NO
9 -maggio, Camera prima lettura 310 SI - 180 NO
11-luglio, Senato seconda lettura 180 SI - 50 NO
8 - ottobre, Camera seconda lettura 553 SI - 14 NO (*) 43 non voto (**)
Il “taglio” degli eletti ha ricevuto dunque nella versione costituzionalmente circoscritta un consenso quasi unanime dai “ rappresentanti del popolo”.
Il progetto odierno è l’OTTAVO dei progetti di riforma costituzionale che contemplano la riduzione dei parlamentari ma il PRIMO che arriva in questa formulazione chiara al traguardo referendario.
Sulla riduzione dei parlamentari si sono succeduti dal 1983 ad oggi 7 tentativi nel corso di 9 legislature. Le motivazioni di tutte le proposte, sia quelle presentate dalla destra che dalla sinistra che unitarie, concordano sull’esigenza di miglior funzionamento del processo legislativo e decisionale.
1983 - IX legislatura - Commissione Bozzi due ipotesi di riduzione
480 deputati - 240 senatori -oppure 514 e 282
1993 - XI legislatura - Commissione De Mita - Nilde Iotti
400 deputati - 200 senatori
1983 - IX legislatura - Commissione Bozzi due ipotesi di riduzione
480 deputati - 240 senatori -oppure 514 e 282
1993 - XI legislatura - Commissione De Mita - Nilde Iotti
400 deputati - 200 senatori
1997 - XIII legislatura - Bicamerale D’alema
400/500 deputati - 200 senatori + 200 rappresentati regioni
2006 - XIV legislatura - Governo Berlusconi
518 + 3 deputati a vita - 252 senatori
2007 - XV legislatura - Bozza Violante
512 deputati 186 senatori + senatori a vita
2009 - XVI legislatura - DDL parlamentare
508 deputati - 250 senatori+ senatori a vita
2016 - XVII legislatura - Governo Renzi
630 deputati - + Senato delle regioni 100 + senatori a vita
2019 - XVIII Legislatura - Governo Conte
400 deputati - 200 senatori.
Questi furono i “tagli” nelle diverse proposte di RIDUZIONE fino all’attuale.
Le modifiche apportate alla Costituzione Parte II “Ordinamento della Repubblica” articoli 56. 57. 58. 59. Non intaccano in alcun modo i principi della Prima parte, bensì costituiscono una prima risposta a problemi largamente esaminati in passato da più Governi, anche quando la composizione del Parlamento e la forza dei partiti era diversa da quella attuale.
Riflessioni del tipo , “la Costituzione non si tocca” non possono certo essere riferite agli articoli 56,57 della Costituzione che riguardano il sistema elettorale, che sono già stati modificati per due volte nel 1963 e nel 2001 .
Per quanto riguarda il Senato il testo originario dell’articolo 57 che recita: Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale e “nessuna regione può avere un numero di senatori inferiore a 6” e stato modificato innalzando a 7 tale numero, e nella successiva modifica (2001) abbassando da 315 a 309 i senatori eletti in Italia per attribuire 6 seggi alle circoscrizioni estere. Dopo l’approvazione del referendum sarebbero tre minimo per regione
Altra modifica per la Camera, articolo 56, in primo luogo cancellando il rapporto dei deputati “eletti a suffragio universale e diretto” in rapporto da 1 a 80.000 e successivamente riducendo da 630 a 618 il numero degli eletti in Italia più 12 eletti nelle circoscrizioni estero.
Infine, per l’articolo 58, abrogato, sono in via di definitiva approvazione le modifiche che abbassano l’età degli elettori del Senato da 25 anni a 18 ,e quella degli eleggibili da 40 a 25.
L’articolo 59 secondo comma, modifica il numero dei senatori a Vita e introduce il limite di sette anni .
Se guardiamo al difetto di rappresentanza su base regionale che si lamenta sarebbe penalizzante, credo bisognerebbe piuttosto osservare come si è agito finora disattendendo il rispetto di quanto la Costituzione prevede. Nei collegi regionali “sicuri” o “blindati” sono stati eletti senatori e senatrici che neppure risiedono in quelle regioni.
In Abruzzo il senatore Quagliarello
In Calabria Matteo Salvini che -attualmente- e passato senatore nel Lazio
In Lombardia la senatrice Rauti Isabella
in Veneto il senatore Adolfo Urso
in Emilia la senatrice Bellanova e il senatore Armando Siri
nel Lazio la senatrice Bonfrisco
nelle Marche il senatore Andrea Cangini
In Campania i senatori Gianni Pittella, Valeria Fedeli, Claudio Barbaro
In Molise il senatore Silvio Berlusconi
Modificando il numero dei senatori e ampliando l’ambito di riferimento si spariglia anche questa mala pratica.
Per non parlare delle pluricandidature di Camera e Senato e delle incompatibilità. aggirate e/o ignorate. Infine citando Costantino Mortati nel suo intervento alla Costituente “la deficienza di competenza specifica all'adempimento dei compiti sempre più tecnici dello Stato” potrebbe, collegata alla riduzione dei seggi, indurre i Partiti a riflettere sulle candidature.
La mancanza di una riforma più ampia o di una legge elettorale ad hoc a giustificazione del NO è priva di ogni credibilità perchè la riduzione è stata associata in questi anni alle riforme più diverse, da progetti di federalismo a cancellierato…e ad altrettante scusanti per bloccarla…
Infine, di un processo legislativo come l’attuale, di cui si conoscono date e scadenze, durato un anno intero, non c’è nessuno che si sia preoccupato, tra gli oppositori, e tra i sostenitori riluttanti, della presentazione di un progetto di legge elettorale, coerente, da discutere?
Forse si metteva in conto la prospettiva di caduta del Governo e fine della legislatura per bloccare anche questa riforma?
La rappresentanza delle donne non viene penalizzata dalla riduzione dei seggi di Camera e Senato, bensi dalla mancata applicazione delle norme sulla Parità. “50 e 50 dovunque si decide” e le proposte di riforma elettorale paritaria “ QUALUNQUE SIA il sistema elettorale prescelto” hanno portato al patto per la Democrazia Paritaria di oltre sessanta Associazioni, alla nascita di Noi Rete Donne, al dialogo con tutti i partiti, all’incontro con il Presidente della Repubblica e al riconoscimento del lavoro svolto in 14 anni di impegno.
In fondo, noi donne, chiediamo l’attuazione degli articoli 3 e 51 della Costituzione, e quelli, la riduzione dei parlamentari, proprio non li tocca..
Votare si perche bisogna pur partire .
Questa è l’ opportunità che offre il referendum.
Irene Giacobbe
Roma, 5 settembre 2020
Note:* 14 NO: 5 Mov5stelle -5 Lega forza Italia -2 da +Europa -2 Cicoscriz. Estera EU e Am Latina
Nota:** 43 non votanti : - 10 Mov5 stelle -25 forza Italia - 8 Lega
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