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Realizzare il gender mainstreaming e il rafforzamento dell’Unione Europea attraverso le statistiche

Realizzare il gender mainstreaming e il rafforzamento dell’Unione Europea attraverso le statistiche

Martedì 17 alle 12.00, presso la sede del Cnel, è stato presentato il nuovo disegno di legge del Cnel recante “Disposizioni in materia di statistiche e politiche di genere”. Sono intervenuti: Antonio Marzano, Presidente del Cnel, Vale

Martedi, 17/12/2013 - E’ stato presentato oggi, Martedì 17 Dicembre, il Disegno di legge d’iniziativa del CNEL recante

“Disposizioni in materia di statistiche e politiche di genere”.

Sono intervenuti: Antonio Marzano, Presidente del Cnel, Valeria Fedeli, Vice Presidente del Senato, Marina Sereni, Vice Presidente della Camera, Linda Laura Sabbadini (Direttrice del Dipartimento per le Statistiche Sociali e Ambientali dell’Istat), Salvatore Bosco, Vice Presidente del Cnel, e Paola Manacorda, Coordinatrice della Consulta Pari Opportunità del Cnel.

Partecipazione sociale e politica, presenza di donne e uomini nei luoghi decisionali, fecondità e natalità, condizioni di vita delle immigrate e degli immigrati per provenienza, violenze, conciliazione tra tempi di vita e lavoro, tra lavoro e famiglia, reti di aiuto, opinioni su stereotipi di genere e per orientamento sessuale: sono questi alcuni degli indicatori sulla base dei quali, in aggiunta a quelli già previsti dai regolamenti europei, dovranno svolgersi indagini sociali ed economiche in un approccio di genere, secondo il nuovo disegno di legge del Cnel recante “Disposizioni in materia di statistiche e politiche di genere”.

Si tratta di “aree” di indagine non coperte e a forte domanda di informazione statistica, che collocherebbero l'Italia all'avanguardia nella sperimentazione.

Inoltre, secondo il Regolamento UE n. 99/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 gennaio 2013, relativo al programma statistico europeo 2013-2017, “statistiche di elevata qualità dovrebbero essere disponibili tempestivamente e dovrebbero contribuire all’attuazione delle politiche dell’Unione, come previsto nel trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) e nella strategia Europa 2020”: le statistiche di genere favorirebbero, pertanto, la definizione di politiche che, accrescendo la coesione, porterebbero al rafforzamento l’Unione europea.

Le rilevazioni basate su indicatori cosiddetti “gender sensitive”, nonché la produzione di dati disaggregati per uomini e donne in tutti gli ambiti economici, culturali e sociali, offrirebbero un contributo fondamentale per la produzione e la definizione delle politiche ai diversi livelli gestionali e di governo: attraverso una metodologia definita “valutazione di impatto di genere” sarebbe finalmente possibile ottenere un quadro chiaro dei fenomeni di discriminazione e delle situazioni di svantaggio, condizione preliminare alla definizione di politiche di pari opportunità, e consentirebbe di valutare l’impatto delle normative che regolano la messa in atto di quelle politiche.



Il tema delle “statistiche disaggregate”, assunto solennemente anche dal Governo italiano alla sottoscrizione della piattaforma della Conferenza ONU “Pechino‘95”, è tornato di pressante attualità, soprattutto nei Paesi poco attenti alle questioni di genere.

In Italia il perdurare delle discriminazioni tra uomini e donne nel mondo del lavoro e le resistenze sociali che si oppongono, talvolta attraverso sempre più frequenti episodi di violenza, al crescente ruolo delle donne nella società, sollecitano strategie, anche “trasversali”, in attuazione del principio del gender mainstreaming, cardine della parità di genere, richiamato dalla Commissione Europea già nel ’95 e successivamente esplicitato nella Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea (Nizza, 2000) e nel Trattato di Lisbona, via via fino ad arrivare alle formulazioni normative più recenti.



In questa direzione si muove la proposta del Cnel, recentemente rivisitata e assegnata al Senato, che prevede:

a) l’obbligo per gli enti che partecipano al Programma statistico nazionale di rilevare, elaborare e diffondere i dati relativi alle persone disaggregati per uomini e donne (art.1). All’ISTAT verrebbe assegnato un ruolo pilota nei confronti delle attività di ricerca e raccolta dati effettuate da parte di tutti i soggetti della Pubblica Amministrazione;

b) una lista di macro aree tematiche sulle quali articolare le indagini statistiche, da considerare in aggiunta a quelle aree nelle quali la produzione di “statistiche di genere” è già obbligatoria in base ai regolamenti europei (art.2);

c) un “Comitato consultivo per le statistiche e le politiche di genere”, che, in raccordo con la Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna, dovrebbe svolgere un ruolo tecnico-operativo sia di definizione degli obiettivi delle statistiche rilevanti ai fini di genere, sia di traduzione del patrimonio statistico in norme ai fini delle stesse politiche, analogamente a quanto già avviene in altri Paesi UE.

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