Dico dunque sono - Giudizi e convenzioni spesso rivelano la lontananza dai veri valori e dall'onestà
Morselli Gianna Lunedi, 08/02/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2010
Questi sono tempi in cui le parole; morale e moralità rientrano in molti discorsi ed esternazioni, vengono usate per indicare quell'insieme di valori e di convenzioni che caratterizzano il periodo storico che stiamo vivendo. Il termine “morale” deriva dal greco”ethos” e si riferisce a: comportamento, consuetudine, convenzione, costume, norma.
A guardare bene però i concetti di morale e moralità vengono usati molto spesso per nascondere o mistificare azioni che tendono, per chi le agisce, a trarne esclusivamente un beneficio strettamente personale. In parole povere “ce la raccontano...”
E come se non bastasse, non passa giorno senza che ci vengano propinati drastici giudizi e accuse senza appello su come conduciamo la nostra vita: sperperando le risorse naturali, mangiando troppo, bevendo fuori misura, fumando sapendo di farci male, siamo poco solidali, egoisti, razzisti e chi più ne ha più ne metta.
La morale, in questo modo, si trasforma in moralismo, una forma di rigidità mentale lontana dalla essenzialità del dubbio e dalla sensibilità personale. Il moralismo diventa uno strumento per generalizzare e dare una visone negativa del mondo e così, come asseriva Hegel, siccome si deve realizzare l'Ottimo universale, non si fa nulla di buono.
È necessario allora andare oltre, per non soccombere sotto il peso di queste colpe collettive, e operare su noi stesse/i con estrema onestà, ciò fa sì che emergano le capacità personali: di pensiero, di volontà, di desiderio in modo tale da rimettere in movimento l'energia di cui siamo naturalmente provviste/i.
Reagire contro il moralismo è un atto sano e vitale e come afferma il filosofo Roberto Mordacci, “riporta la morale in contatto con la vita”.
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