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RC AUTO: non basta denunciare, bisogna intervenire

RC AUTO: non basta denunciare, bisogna intervenire

Donne e Consumi - 239 euro in più da sborsare a causa degli aumenti

Conti Viola Giovedi, 29/07/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2010

“A causa degli aumenti, solo quest’anno” afferma Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, “ i cittadini avranno, tra ricadute dirette ed indirette, da sborsare 239 euro in più. Si dovrebbero bloccare quindi le tariffe e rende più competitivo il settore assicurativo.

“Non è sufficiente denunciare gli aumenti delle polizze RC Auto” continuano Trefiletti ed Elio Lannutti di Adusbef “noi ci occupiamo di denunciare gli aumenti, gli altri devono operare ed intervenire concretamente per contrastare i continui rincari che si abbattono sugli automobilisti.” Aumenti che, come l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori denuncia a partire da gennaio, hanno registrato, quest’anno, una crescita dal 15% al 20%. Addirittura, secondo lo stesso studio, le polizze rc auto, dal 1994 ad oggi, hanno visto un aumento icredibile: +173%! “Tali rincari produrranno ricadute dirette per gli automobilisti, solo per quest’anno, di 179 Euro annui. A queste si aggiungono le ricadute indirette sui beni di largo consumo che comporteranno un aumento dello 0,2% sul tasso di inflazione, pari a 60 Euro annui. Complessivamente, quindi, i cittadini, a causa di questi aumenti, si ritroveranno a pagare ben 239 Euro annui in più. Alla luce di questi dati, chiediamo di intervenire in maniera determinata su questo settore, facendo pagare alle assicurazioni i costi della crisi in atto e non chiedendo sacrifici solo alle famiglie, specialmente quelle a reddito fisso. Questo attraverso un blocco delle tariffe RC Auto, che va affiancato da un aumento di competitività in tale settore, reso possibile dall’incremento e dal potenziamento del ruolo degli agenti plurimandatari. Inoltre, alle compagnie assicurative, chiediamo di eliminare del tutto quel vergognoso criterio di calcolo delle polizze che si basa sulla nazionalità dell’assicurato, prendendo in considerazione il “rischio etnico”, ed anzi ci chiediamo come mai l’ISVAP non sia intervenuta prima a tale proposito".



(23 agosto 2010)

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