Rapporto Auditel-Censis: le donne sono capofamiglia ma decidono poco
Presentato il 'Primo Rapporto Auditel - Censis su convivenze, relazioni e stili di vita delle Famiglie italiane', fotografia della società italiana e della realtà delle donne
Mercoledi, 26/09/2018 - Le donne capofamiglia in Italia sono 6,3 milioni, pari al 25,7 per cento del totale delle famiglie, e sono 1,3 milioni le donne che crescono da sole i figli vivendo una sofferenza sul piano economico. A questa obiettiva crescita di autonomia delle donne non corrisponde però altrettanto margine di decisionalità su settori vitali della vita familiare nelle coppie con o senza figli, rimanendo prevalente il potere decisionale maschile. Questi gli elementi che si prestano ad una prima lettura di genere del primo Rapporto Auditel-Censispresentato ieri a Roma in Senato: una fotografia in tempo reale della società italiana e dei profondi cambiamenti che la attraversano. Secondo Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, “la famiglia, collante della società, ha cambiato pelle con l’evoluzione sociale: siamo passati dalla ‘famiglia Spa’, che combinava redditi e patrimoni, alla famiglia di cura garante di welfare informale e reddito per i componenti non autosufficienti e i figli precari, fino all’attuale rischio di una famiglia disintermediata, alle prese con le sfide che minacciano la relazionalità interna”. Tra le cause principali di questi mutamenti sono individuati i cellulari e il loro uso smodato e sempre più precoce. “Il consumo individuale legato agli smartphone connessi al web fa saltare quella quotidiana ritualità conviviale costruita intorno alla visione dei programmi televisivi. Il Rapporto Auditel-Censis ha messo sotto i nostri occhi la portata della sfida, visto anche l’intenso e precoce utilizzo dei device digitali da parte di adolescenti e bambini”. Questo elemento è accompagnato da un altro tema, che riguarda il numero di persone che vivono sole, quasi 6 milioni, e quelle che coabitano con parenti o con estranei, 2,3 milioni, prevalentemente per ragioni economiche.
Il “Primo Rapporto Auditel - Censis su convivenze, relazioni e stili di vita delle Famiglie italiane" si fonda sulla Ricerca di Base Auditel “che 7 volte l’anno intervista - casa per casa- oltre 41mila italiani e realizza una fotografia originale e preziosa della società: le dotazioni delle famiglie (dal tostapane alla fibra ottica), le interazioni e i ruoli decisionali, i consumi mediatici”.
Eccone una sintesi in 10 punti dei principali dati che emergono dal Rapporto.. - 1. Le persone che vivono sole sono 5,7 milioni, e 1,3 milioni vivono o con parenti o con altre persone con cui non hanno relazioni di coppia o genitoriali. - 2. Le donne con ruolo di capofamiglia sono ormai 6,3 milioni, pari al 25,7% del totale delle famiglie. Oltre alle donne che vivono in solitudine - capofamiglia per definizione - ce ne sono 2,9 milioni in coppie con o senza figli, di cui ben 1,7 milioni che assolvono da sole al ruolo di genitore: una straordinaria esperienza di esercizio della responsabilità femminile nel quotidiano di cui troppo poco si parla. - 3. Le coabitazioni che includono anche persone senza legami di parentela sono 2,3 milioni. Le ragioni? Molteplici. Ma sarebbe un errore sottovalutare quelle economiche, che spingono ad affittare o subaffittare stanze. 4. Le case degli italiani sono stracolme di elettrodomestici tradizionali o di ultima generazione. Tra tutti, spicca il televisore: ve ne sono oltre 43 milioni (il 97,1% delle famiglie ne possiede almeno uno), contro 14 milioni di pc portatili (48,1%), 7,4 milioni di tablet (26,4%), 5,6 milioni di pc fissi (22,1%). Rafforza il primato della tv questo dato: il 19,3% delle famiglie dispone di almeno un televisore connesso al web o perché è una Smart Tv o perché è un apparecchio tradizionale connesso al web con dispositivo esterno. I telefoni cellulari sono presenti in oltre il 95% delle famiglie, i telefoni fissi solo nel 60% circa. Il forno a microonde, che ritroviamo nel 53% delle abitazioni, batte la lavastoviglie, utilizzata da quasi il 45%. Gli impianti di aria condizionata arrivano al 29,7%. Il sistema HI-FI con componenti separati al 16,5%. La linea fissa solo dati al 13,2%. La vasca idromassaggio al 4,9%. Residuali la video camera digitale (6,5% delle famiglie) e la segreteria telefonica (2,1%). - 5. La connessione al web è ormai capillare e coinvolge anche gli anziani. Wireless e connessione mobile, in casa, al lavoro, negli esercizi e spazi pubblici, rendono il web imprescindibile nelle dotazioni individuali e nelle relazioni collettive. Il 49,6% delle famiglie dispone di una connessione a banda larga: con una forte oscillazione territoriale (che penalizza il Sud) e sociale (che penalizza le famiglie a basso livello socioeconomico). - 6. I minori sono autentici precoci digitali: nella fascia d’età 4-10 anni il 17,6% ha il cellulare, il 6,7% utilizza il pc fisso, il 24,2% il portatile, il 32,7% il tablet e il 49,2% è connesso al web. I nati dal 2000 in avanti sono il banco di prova tangibile degli effetti sociali, anche sulle relazioni familiari, dei nuovi strumenti tecnologici. - 7. I figli sono un formidabile moltiplicatore dei consumi. È vero che le famiglie con figli sono quelle che più soffrono per le difficoltà economiche; e che il terzo figlio è in molti casi una delle determinanti della povertà. Tuttavia, emerge - con nettezza - che la famiglia con figli ha una propensione al consumo maggiore. Le famiglie monogenitoriali sono le più in sofferenza sul piano economico, visto che, tra l’altro, stentano a star dietro alla dinamica incrementale della dotazione di beni legata, appunto, alla presenza di figli e adolescenti. - 8. È prevalente il potere decisionale maschile su settori vitali della vita familiare nelle coppie con o senza figli. Gli acquisti quotidiani e di elettrodomestici sono, infatti, gli unici ambiti a prevalente potere decisionale femminile: il resto è tutto in mano ai maschi, che nella gran parte dei casi sono i capofamiglia. Cresce, tuttavia, il peso dei figli nel caso di decisioni di spesa per i device informatici. - 9. C’è una netta propensione a convivere con persone del proprio gruppo sociale, per livello di scolarità e per professione svolta. Le donne, più degli uomini, tendono a fare coppia con partner che svolgono attività professionali dello stesso livello; e sono più propense ad accettare uomini con minore capitale culturale. Vince su tutto l’omogeneità socioeconomica e
professionale delle coppie, in sintonia con una società dalla mobilità sociale bloccata quasi per ceti. - 10. Le famiglie italiane sono alle prese con la formidabile potenza erosiva delle fruizioni individualizzate degli smartphone, che azzerano - di fatto - i momenti di aggregazione ollettiva. Una persona, uno smartphone è la metrica ormai imperante in tutte le tipologie familiari: una condizione di base, strutturale, che consente a ogni singolo membro di fruire in totale autonomia e piena comodità di contenuti modulati sui propri specifici interessi. Lo smartphone è utilizzato dalla quasi totalità dei membri delle famiglie, trasversalmente alla condizione socioeconomica. Ma in solitudo, per se stessi e non in fruizione collettiva. Sono addirittura 28 milioni, poi, gli utilizzatori notturni che lo hanno eletto a inseparabile partner sin nel proprio letto. E ben 11,8 milioni indicano esplicitamente la fruizione sempre e ovunque dello smartphone sul web. Per comparazione, pensando al televisore non si può non sottolineare la sua capacità di aggregazione e di generazione di convivialità nelle famiglie. Le tirate di qualche anno fa contro la tv accusata di distruggere la relazionalità rivelano, perciò, una volta di più, tutta la loro vuotezza retorico-moralistica. Nella maggior parte delle famiglie la tv aveva e ha ancora una fruizione prevalentemente collettiva: riunisce dinanzi a sé, in contiguità fisica, i membri delle coabitazioni, con un’alternanza di silenzi (per ascoltare) e
scambi di opinione tale da poter tranquillamente affermare che il televisore crea i presupposti tecnici e di contenuto della relazionalità familiare.
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