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Rapporti familiari e (dis)parità

Rapporti familiari e (dis)parità

Sentiamo l'avvocata - Tra marito e moglie ancora non c’è parità, le donne si trovano in una situazione di svantaggio nel rapporto con l’uomo, rispetto ad un modello culturale che si ha difficoltà a superare..

Napolitani Simona Domenica, 02/11/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2014

 Nel pensare l’articolo da scrivere e nel riordinare le idee per trovare un argomento che potesse interessare le donne e i problemi afferenti il diritto di famiglia, ho deciso di occuparmi del rapporto in generale tra le mogli/madri/donne e le loro relazioni familiari.

Sicuramente le donne negli anni hanno sempre più affermato una loro posizione di rilievo nell’ambito sociale, politico e familiare, stanno emergendo in ruoli di potere, ma purtroppo il percorso da fare è ancora lungo, specialmente nell’ambito dei rapporti familiari.

Tra marito e moglie ancora non c’è parità, le donne si trovano in una situazione di svantaggio nel rapporto con l’uomo, rispetto ad un modello culturale che si ha difficoltà a superare anche per la mancanza di uno Stato sociale che sia in grado di supportare e sostenere le donne impegnate su più fronti. È, purtroppo, circostanza nota che l’Italia è agli ultimi posti della graduatoria europea rispetto al welfare; nel caso specifico, mancano asili nido, scuole materne, strutture per anziani (i cui compiti di cura, rispetto ai genitori delle mogli e dei mariti ricadono sempre sulle donne), luoghi in cui far giocare o far studiare i bambini, figli di madri che lavorano. Sulla donna ricade ancora l’intera organizzazione della casa, degli accompagnamenti dei figli, della spesa, della cucina, ecc.ecc. con ripercussioni negative sulla sua disponibilità lavorativa. Oggi, quando i coniugi decidono di separarsi, l’uomo ha quasi sempre un lavoro, la donna spesso è casalinga o lavora in nero. Molte donne dicono “quando sono nati i figli ho lasciato il lavoro…..poi i figli si sono fatti grandi, ma io non ho più trovato un’attività”. È difficile che un padre sia in grado di esercitare una sana genitorialità, cade da un eccesso all’altro o è eccessivamente controllante, ossessivo, invadente, o è totalmente disinteressato rispetto a qualsiasi rapporto con i figli, alla loro gestione, alla loro organizzazione di vita familiare.

Ovviamente, ci sono tante famiglie in cui i genitori riescono a suddividere con competenza e sapienza le loro responsabilità, ma noi tecnici abbiamo un osservatorio solo sulle relazioni patologiche e problematiche. Voglio chiudere con una speranza: mi piacerebbe non sentire mai più una donna che dica “quando è nato mio figlio ho lasciato il lavoro”.

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