Martedi, 25/06/2019 - Rapina a Stoccolma
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media
"Rapina a Stoccolma" racconta di un caso di cronaca ispirato ad una storia vera. Nel 1973 a Stoccolma Lars Nystrom (Ethan Hawke) per far scarcerare il suo amico Gunnar (Mark Strong) decide di irrompere nella banca centrale della città prendendo alcuni impiegati come ostaggi.
Lars con i suoi modi da rapinatore bizzarro, eccentrico ed imprevedibile riesce a conquistare le simpatie dei sequestrati.
Tratto da un articolo di giornale di Daniel Lang, dal titolo The Bank Drama, pubblicato l'anno dopo sul "New Yorker". il film "Rapina a Stoccolma" (trailer) alterna momenti adrenalinici a momenti di riflessione.
«Prima di fare questo film, - ha riferito il regista Robert Budreau, che lo ha scritto, diretto e sceneggiato - non sapevo che l'espressione 'sindrome di Stoccolma' fosse legata a questo caso di cronaca. Immaginavo che avesse avuto origine a Stoccolma, ma pensavo che fosse diventata nota per il caso di Patty Hearst, avvenuto nel 1974».
Un uomo vestito come Capitan America in Easy Rider estrae un mitragliatore nella Kreditbank. Gli scopi non sono chiari, sembra quasi che la rapina sia una copertura. Tra lui e uno dei suoi ostaggi, Bianca, si sviluppa a poco a poco una mutua comprensione, come tra due animali in gabbia.
In pochi minuti di film abbiamo così Easy Rider (i costumi di Lars, un mix di Fonda e Hopper), Bob Dylan (le canzoni su cui Budreau si sofferma incessantemente), Steve McQueen (la Mustang guidata in Bullitt, richiesta dai banditi per prendere il volo). Il mito è quindi servito, così come lo stereotipo del bandito americano in terra straniera
La rapina alla Sveriges Kredit Bank di Stoccolma avvenuta nel 1973 è stata un caso mediatico senza precedenti. I rapinatori presero in ostaggio 4 persone per 131 ore, quasi 6 lunghi giorni di prigionia. I sequestrati, dopo il rilascio, vennero sottoposti ad un confronto psicologico che portò alla luce una forma patologica che prese il nome di Sindrome di Stoccolma.
È in questo interminabile lasso di tempo, dilatato in circa sei lunghissime giornate, che si viene a creare un misterioso equilibrio, indefinibile e paradossale, che ribalta totalmente i canoni che potrebbero comprensibilmente instaurarsi tra il carnefice e le sue vittime.
In particolare è con una degli ostaggi, Bianca (Noomi Rapace), donna sposata e con due bambini piccoli a casa, che il rapinatore stabilisce un rapporto psicologico complesso e senza precedenti che, a partire da questo evento inedito, diede il nome alla Sindrome di Stoccolma.
Il marito di Bianca, come lei stessa dice, è solo un brav’uomo. Ma non la ascolta. Lars è un gentil uomo. Quando Bianca gli chiede se le fa fare una telefonata ai figli che la credono morta, Lars acconsente. Il marito non glieli passa perché dormono. Ecco questo fa la differenza.
A distanza di tempo, e dopo approfondite visite psicologiche ai dipendenti che rimasero prigionieri dei malviventi per 130 ore, tutti i sequestrati arrivarono addirittura a confessare di aver temuto più la polizia che i loro aguzzini e non nascosero un profondo senso di gratitudine verso gli stessi per il trattamento solidale e disponibile che fu loro riservato.
I risvolti della rapina a Stoccolma furono tali che i malcapitati decisero di uscire abbracciati ai loro sequestratori per timore che venisse loro fatto del male e, a distanza di mesi dall’evento, si recarono in carcere a fare loro visita. Una situazione unica.
La narrazione funziona nel suo insieme cercando di amalgamare ed equilibrare vari generi quali action, dark comedy e dramma psicologico.
La colonna sonora diventa parte integrante del film con le canzoni di Bob Dylan in sottofondo. Vari elementi sono stati inseriti per caratterizzare e collocare il risvolto politico e socioculturale in cui la Svezia si trovava in quel momento e sul perché gli ostaggi si sentivano più vicini ai sequestratori che alla polizia che doveva salvarli.
Una storia con vari sviluppi emotivi ed emozionali dove i personaggi principali intraprendono un percorso interiore e di scoperta, in una situazione al di fuori della loro confortevoli zone soprattutto per quanto riguarda gli ostaggi.
Ethan Hawke nel ruolo di Lars, è un personaggio che viene ben caratterizzato tra libero pensiero, follia e umanità.
L’impiegata Bianca, interpretata da Noomi Rapace, ha uno sviluppo narrativo più sfaccettato; a fare da mediatore con la polizia il carcerato Gunnar che ha il volto di Mark Strong non nuovo e a suo agio in questo tipo di ruoli.
Rapina a Stoccolma racconta una storia fuori dai soliti schemi dei film di genere. Puntando su un cast che riesce ad interagire e convincere, affrontando anche situazioni apparentemente assurde in un contesto di forte pressione.
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