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Raccontiamoci l'8 marzo - La riflessione di Irene Bargellini

Raccontiamoci l'8 marzo - La riflessione di Irene Bargellini

Il mio primo vero 8 marzo consapevole.....

Mercoledi, 22/03/2017 - Riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione inviata in redazione dalla giovane Irene Bargellini, che ha risposto alla nostra sollecitazione di raccontare il 'suo 8 marzo'....



“Raccontiamoci l’8 marzo”, o meglio, nel mio caso, voglio ripercorrere la preparazione al mio primo vero 8 marzo consapevole. Il femminismo ha trovato me, ragazza di 23 anni, in modo del tutto inaspettato, probabilmente già annunciato dal fatto che, da bambina, il mio film d’animazione preferito fosse quello in cui la protagonista è una ragazza non omologata, indipendente, che ama la lettura ed è alla ricerca di “altro” rispetto alla mentalità bigotta e retrograda del suo paesino settecentesco. Dopo un’esperienza di femminismo internazionale (la disparità di genere viene resa molto evidente, quando presente, negli Stati Uniti), dopo un percorso di crescita e formazione personale che mi ha portato a conoscere gruppi e associazioni e dopo l’incontro con donne che incarnano per me un esempio da seguire, sono finalmente approdata all’ammissione verso me stessa di essere FEMMINISTA.

Ora, poiché sono giovane e immersa in un contesto di provincia in questo momento, noto un’incredibile differenza nel modo di vivere il femminismo tra le diverse generazioni: manifestazioni, associazioni e dibattiti nei circoli non appartengono tendenzialmente alle/ai giovani e alle/agli adolescenti di oggi; nel fortunatissimo caso in cui i giovani siano femministi, l’attivismo viene vissuto invece sui social media, perfettamente comprensibile, e ne sono un esempio i progetti come Bossy.it o il blog di Parità in Pillole, che hanno il grandissimo pregio di unire comunità di grandi città come Milano con gli arditi avventori di cittadine di provincia, come la sottoscritta. Infatti, anche per quanto riguarda le manifestazioni in strada che vengono organizzate in zona, come quella a Lucca dell’8 marzo, non sarei informata su eventi e iniziative se mi basassi unicamente sui miei contatti nell’ambito dell’università o dei miei coetanei. Perché? Perché, secondo me, i miei coetanei non vengono adeguatamente informati e formati sui temi della parità di genere e, come è emerso da un sondaggio sull’utilità della giornata dell’8 marzo condotto da Bossy.it, c’è anche chi pensa che “non sia mai stata necessaria questa ricorrenza (2,3%) e chi crede che l’uguaglianza sia stata raggiunta (0,4%)”, dato indicativo visto che il questionario è stato compilato soprattutto dai visitatori della pagina web (attenti a queste tematiche) e, quindi, si presuppone che, in un contesto esterno, si ritenga molto più ampiamente che la parità sia stata già raggiunta nella nostra società. Io ne ho costantemente la conferma: sulle pagine dell’Università, a ogni post vagamente riferito a disparità di genere o episodi sessisti seguono puntualmente commenti di uomini e donne che suonano sempre come “che scatole queste femministe”, “la parità c’è già, avete sempre da lamentarvi” oppure ”che esagerazioni, dovete prendere le cose meno sul serio”.

Ecco, da qui dovremmo ripartire: inserire progetti di formazione come l’educazione alla parità di genere anche nelle scuole e pubblicizzare maggiormente gli scopi e le iniziative di questo movimento, poiché c’è ancora chi pensa che il femminismo sia solo quello degli anni ’70, che oggi non avrebbe più ragione di esistere, o che addirittura come obiettivo si prospetti di affermare la superiorità delle donne sugli uomini e invece non è così.

Ci sono molti modi per essere femministi e ognuno abbraccia il movimento per ragioni diverse, io stessa non seguo una linea d’azione rigida e specifica, semplicemente credo negli obiettivi del movimento e partecipo alle manifestazioni solo se ne vedo l’utilità, lotto a modo mio, guardando film, video e leggendo articoli e festeggio l’8 marzo non solo con l’attivismo, ma anche svagandomi e concentrandomi su me stessa all’occorrenza.

Per esempio, per la scorsa festa della donna, sono andata al corteo in strada organizzato a Lucca assieme, tra le altre, a una ragazza interessata all’argomento attivismo ma che non appoggia i festeggiamenti durante questo giorno (viva la libertà di opinione) e poi sono andata, senza cogliere alcuna contraddizione al riguardo, a cena fuori con le mie amiche, perché, a mio parere, ogni motivo è buono per festeggiare l’essere donne e ogni occasione è buona per coccolarci, anche e soprattutto la festa della donna. Purtroppo noto che la partecipazione giovanile sia ancora ridotta (al corteo ad esempio c’erano dei giovani ma in numero minore a quanto ci si auspichi) e che, spesso, siano le donne stesse ad essere disinformate e a “remare contro” il femminismo. Nel mio piccolo, continuerò a “condividere”, in tutti i significati - social e non - del termine, eventi e discussioni in merito.

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