Premio letterario - 'Scriveredonna' e il lavoro come tema letterario, una sfida che parte da Pescara
Maristella Lippolis Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2006
"Scriveredonna", manifestazione conclusiva della XIII edizione del Premio Letterario nazionale istituito tredici anni fa dall'associazione Centro di cultura delle donne Margaret Fuller di Pescara e dalla Casa Editrice Tracce (guidata da una donna), quest'anno ha sperimentato con successo una importante novità: la sezione della narrativa dedicata a un racconto inedito sul tema del lavoro delle donne. Il Premio è stato ideato allo scopo di sostenere e promuovere le donne che si affacciano alla scrittura sia poetica che narrativa. Si tratta di uno dei pochissimi premi che in campo nazionale promuovono la scrittura inedita a firma femminile, e con la particolarità di pubblicare e distribuire il libro della vincitrice. Anche per questo forse le concorrenti sono sempre state molto numerose e provenienti da tutta Italia. Alcune delle vincitrici delle precedenti edizioni sono riuscite a farsi largo come scrittrici e poetesse in un mondo molto difficile come quello dell'editoria, e il premio è servito loro sia come trampolino di lancio che come incoraggiamento a coltivare il loro talento. Sin dall’inizio la giuria ha visto presenze autorevoli di scrittrici e poete, come Maria Luisa Spaziani per la sezione poesia. Ma quest'anno c’è stata una importante novità: la sezione narrativa prevedeva infatti che si sviluppasse il tema del lavoro delle donne partecipando con un racconto di massimo 25 cartelle. Si tratta di una novità da molti punti di vista, essendo quello del lavoro delle donne un tema ancora poco indagato dalla narrativa contemporanea e ancora meno da quella a firma femminile. Non a caso il premio è stato sponsorizzato anche dall’Assessore al lavoro della Provincia, Antonio Castricone, e dalla Consigliera di Parità, che ha suggerito il tema. Le partecipanti sono state 35, di ogni classe di età (ma molte erano le giovani) e di ogni area geografica. Ma di cosa scrivono le donne quando parlano di lavoro?
Si può dire che ognuna delle partecipanti ha declinato il tema in modo molto diverso: c’è il lavoro sognato e quello realizzato andando controcorrente; ci sono le insegnanti e le giovani flessibili e precarie; le donne che sul lavoro investono tutto e quelle che alla fine non ce la fanno e mollano la presa; l’operaia e la donna medico, quelle che scelgono per necessità e poi si appassionano con fierezza alla loro impresa e quelle che devono continuamente mediare con i ruoli e le difficoltà di una difficile conciliazione tra mondi in conflitto. Il mondo del lavoro femminile, insomma, con tutte le luci e le ombre che ben conosciamo, e uomini sullo sfondo, sfuocati e incapaci di parole nuove.
I quattro racconti premiati offrono uno spaccato eloquente di queste diversità: la protagonista del racconto di Anna Maria Di Michele, Passo double, che ha vinto il primo premio, è una donna che non lavora da tanto tempo, e che ha un’occasione quasi magica per cambiare strada e intraprendere una nuova vita lavorativa. Forse un'occasione che non capita sempre, ma che ci sembra di buon augurio per tutte quelle donne che, qualunque sia l'età della vita, scelgono di mettersi in gioco e di immaginare per sé una vita nuova proprio cominciando a progettare un lavoro. Marilde Trinchero, seconda classificata con Dove le nuvole sono piene di sogni racconta di una donna che vive del suo piccolo negozio di verdure, che per lei rappresenta anche un luogo di relazioni con la vita e con le persone, una realtà fatta di donne che lavorano, ognuna con la propria ricerca personale della felicità, o del proprio senso. La protagonista del racconto di Laura Naselli, è Gina, una donna medico che vive il proprio lavoro in modo diverso dagli uomini proprio perché donna, ponendosi domande che altri non si pongono, e che la rendono appunto "diversa" ma coerente con la parte più vera di se stessa . Scelte importanti, che hanno a che vedere con la vita , con la morte e con la sofferenza.
Maria Beatrice De Camillis, terza ex aequo insieme a Laura Naselli, scrive invece di un gruppo di giovani precarie che cercano di costruirsi una vita in bilico tra incertezze, allegria e solidarietà femminile, con un racconto dal titolo Non sei qui per pensare. Forte affresco generazionale di una comitiva di donne trentenni, che si ritrovano periodicamente per scambiarsi chiacchiere e progetti, e per sostenersi a vicenda condividendo i problemi: la precarietà assunta a sistema dal…sistema, la difficoltà a immaginare il futuro, insieme alla capacità di navigare in questo mare pericoloso con le armi del raziocinio e dell’ironia; e con la convinzione che una “cena delle comari” non si nega neppure alla più sfigata delle precarie. È la vita, ragazze, ci dice l'autrice, ma senza smettere di pensare. E ci piacerebbe ritrovarle, magari in un altro racconto, tra qualche anno, queste ragazze, per scoprire come se la sono cavata e come la scrittura riesca ad accompagnare e magari, anticipare la realtà, come accade spesso. Per questo mi sembra importante la sfida lanciata da questo Premio, e mi auguro che nella prossima edizione arrivino ancora tante storie, tanti personaggi e tanti modi di raccontare il lavoro delle donne.
* Consigliera di parità della Provincia di Pescara
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