A seguito della messa in scena di "Forum PARI E DIS-PARI UOMINI E DONNE D'ITALIA", uno degli attori, Elio D’Alessandro, ci racconta le particolarità dello spettacolo ed il suo coinvolgimento nel parlare di problemi al femminile.
Martedi, 03/05/2011 - Cosa s’intende esattamente per uno spettacolo di teatro – forum?
S’intende una breve messa in scena che gli attori, durante le prove, sviluppano attraverso improvvisazioni su un tema specifico, nel nostro caso il problema della donna nel mondo del lavoro. Si individuano quindi le situazioni della vita quotidiana potenzialmente utili al nostro tema e si cerca di creare dei personaggi "a tutto tondo", cioè complessi e dotati di sfaccettature. In questo modo le scene aderiscono bene alla realtà senza buoni né cattivi, ma solo con dei personaggi che difendono il proprio punto di vista. A questo punto si individuano la vittima, l'oppressore o gli oppressori, e l'oppresso o gli oppressi: la vittima è il personaggio che durante la scena non riesce a fare quello che vorrebbe a causa degli ostacoli posti da chi o ha più potere di lui o ha socialmente dei privilegi. L'oppressore pone la vittima di fronte a degli aut aut, oppure la costringe a comportarsi in un modo specifico, in ogni caso costituisce un ostacolo. L'oppresso è colui che si trova in quella situazione ma non riesce ad agire in favore della vittima, anche se vorrebbe.
Le scene vengono quindi presentate al pubblico, che decide di intervenire al posto di un personaggio per cambiare la situazione in modo favorevole alla vittima.
Quali sono le peculiarità specifiche dello spettacolo “PARI E DIS-PARI UOMINI E DONNE D’ITALIA”?
Si tratta di uno spettacolo creato in occasione di Biennale Democrazia, ideato e diretto da Irene Zagrebelsky. Irene ha potuto far affidamento su un gruppo di attori che per un mese e mezzo hanno scavato a fondo nelle testimonianze, nei blog, ovunque si potesse trovare materiale sulla condizione della donna nel lavoro. Le scene del nostro PARI E DIS-PARI sono quattro: un pranzo in famiglia, dove madre e padre consigliano alla figlia di scegliere tra il lavoro e un eventuale bambino, senza pensare un istante che una cosa non impedisca necessariamente l'altra; una giornata di lavoro in cui il capo inserisce la sua collega in un progetto importante, costringendola a rinunciare ai suoi giorni liberi; un colloquio tra marito e moglie incinta in cui il marito non è disposto a prendere permessi di paternità; un colloquio di lavoro in cui la candidata viene scartata, nonostante l'ottimo curriculum, per il fatto di essere mamma di una bambina di due anni.
Qual è stata la tua esperienza come attore in questo spettacolo?
Innanzitutto è stato molto divertente. Creare le scene ci ha fatto calare totalmente nei personaggi. Il fatto che si tratti di iper-realismo ti mette in gioco in modo profondo, perché non è possibile fingere. Inoltre il momento del pubblico, e cioè quando lo spettatore entra in scena e si inizia ad improvvisare, è sempre sorprendente e ci ha portato a delle conclusioni sempre diverse.
Qual è la tua opinione come persona, come uomo, sulle domande che vengono avanzate nello spettacolo circa il ruolo femminile in relazione al lavoro e alla tutela della maternità?
Personalmente sono sconvolto dallo stato generale dei diritti di una madre in Italia. Nonostante ci siano delle leggi precise che tutelano le donne, nessuno le applica o comunque si trova spesso il modo di scavalcarle. Inoltre l'assenza di uno stato sociale non consente alle donne in difficoltà di avere l'aiuto necessario, sia a livello di strutture (come gli asili nido strapieni) che a livello economico (come il brevissimo periodo di maternità concesso). Infatti, anche con il pubblico, alla fine della serata, spesso si traeva la conclusione che i pregiudizi e le discriminazioni fossero la conseguenza di uno Stato che non svolge il suo dovere, cioè tutelare il cittadino e agevolare le nascite anziché fare di tutto per ridurle.
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