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Quote rosa nei CDA: 'È questione di civilizzazione'.

Quote rosa nei CDA: 'È questione di civilizzazione'.

Intervista a Marina Caleffi e Paola Diana di PariMerito.com

Giovedi, 24/02/2011 -
Sulla proposta di legge per le quote rosa nei cda, ferma in questa giorni al Senato e su cui pesano le richieste di maggiore gradualità di Confindustria, Abi e Ania che allungano i tempi per il raggiungimento della quota del 30%, abbiamo sentito l'opinione di Marina Caleffi e Paola Diana di PariMerito.com



Considerato l'iter in Senato, che previsioni possono essere fatte a questo punto, in relazione al provvedimento?



Se fossimo guidate solo dalla ragione e da una lucida osservazione dello stato dell'arte, direi che purtroppo il nostro non sarà un disegno di legge europeo. Peccato, il nostro Parlamento potrebbe dare un contributo decisivo a sfondare questo soffitto di cristallo che impedisce alle tante brave lavoratrici di raggiungere posizioni di responsabilità. Parimerito.com e tutte le Associazioni che stanno monitorando questa partita, giocheranno comunque con tutte le carte che abbiamo in mano. E poi, nella storia esiste l'imprevisto, il fatto inatteso che cambia il corso delle cose. Non siamo davvero più disposte ad accettare il treno lento della Storia italiana.



Quali sono le vostre considerazioni circa le resistenze che sia il Parlamento, sia la Confindustria, a partire da Emma Marcegaglia, ha posto in essere?

C'è chi sostiene che obbligare un'azienda ad un nucleo direzionale costituito da quasi metà donne, non può che portare ad un femminismo direzionale di stato. In realtà, ci chiediamo se questa "preoccupazione" non sia una semplice espressione del timore dell'old boy's network, che cooptando è abituata ad occupare tutti i cda pesanti e leggeri del Paese. E spesso, in barba al merito, una "braga d'oro" occupa più di una poltrona. Rassicuriamoli, le quote rosa non cambieranno il sesso dei manager!

Se invece la critica è circa il metodo considerato, guarda caso, inappropriato di risolvere una differenza che ci trasciniamo da generazioni, rispondiamo che la questione è di politica di civilizzazione. E' del tutto inutile parlare di liberalismo senza capire che bisogna discutere di regole e salvaguardia dei diritti.

Del resto l'esprit du temps europeo, suggerirebbe anche alla presidente di Confindustria di guardare in tal senso alle esperienze di Spagna, Portogallo, Slovenia, Francia. Per non parlare della Germania , dove a rassicurare le aspettative professionali delle tedesche è arrivata fresca fresca la nomina epocale di una donna alla vicepresidenza della Bundesbank. Come suggerisce Susan Faludi, il potere va tramandato. E' per questo che le poche donne che in Italia hanno sfondato il tetto di cristallo, o sono nate oltre, dovrebbero aiutare le altre a far carriera

valorizzando e premiando il merito. Inutile chiedersi se il BelPaese abbia o no le basi sociali per usufruire di una riforma dell'economia incentrata sulle quote rosa. E'una questione di democrazia. E poi sarebbe fin troppo facile dimostrare che è anche un vantaggio economico.

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