Qui il burqa non è benvenuto!

Erano certamente convinti di questa frase del presidente Nicolas Sarkozy due agenti di Nantes (Francia). Infatti sono stati loro, lo scorso venerdì 23 aprile, a fermare una donna alla guida di un’auto, multando1a poi di 22 euro perché indossava il niqab.

La donna afferma di aver scoperto il viso,una volta fermata, in modo da permettere il suo riconoscimento, ma, gli agenti motivano la multa dicendo che il velo limitava la sua visuale nella guida.

Quest’ultimo episodio s’inserisce nel clima di tensione causato dalla spinosa questione del velo.

La cosiddetta legge anti-burqa è infatti uno dei punti cardine del governo Sarkozy che, entro Maggio 2010, vorrebbe procedere ad un disegno di legge per il divieto totale del velo integrale sul territorio della Repubblica francese, dove, il burqa o il niqab sono portati solo da duemila donna, anche se la questione risulta mal tollerata da due francesi su tre.

Inoltre, la proposta di legge è condivisa, tra gli altri, anche dall’imam Hassen Chalghoum, della moschea di Drancy, personalità aperta al dialogo interreligioso.

Nonostante ciò l’iter legislativo è denso di rischi, anche di tipo costituzionale, ed infatti il Consiglio di Stato ha dato un parere sfavorevole al divieto totale, affermando che circolare per le strade in burqa non costituisce un pericolo per l’ordine pubblico.

Inoltre, la scelta legislativa di Parigi rischierebbe anche la censura del Consiglio Costituzionale nonché una condanna della Corte europea dei Diritti dell’Uomo.



La linea di demarcazione, nel caso specifico del velo, tra intolleranza religiosa e discriminazione femminile è estremamente sottile, ed il dibattito promette toni accesi.

Tuttavia, tra le tante questioni, ce n’è una particolarmente interessante: la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo censura una legge che vuole vietare il velo totale, e chi è che censura l’obbligo per le donne d’indossare quello stesso velo?