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Questione di 'odiens'

Questione di 'odiens'

Lettere alla direttora - Manuela Ciriello e Rossella Ciani scrivono, la direttora risponde

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2006

"Mi siete mancate"
Sono stata molto contenta di vedere che il giornale 'Noidonne' esiste ancora, vi sembrerà forse strano che avessi questa convinzione, ma non ero più riuscita a trovarlo da anni e anche su internet non lo avevo più trovato, ho iniziato a leggere 'Noidonne' che avevo nove anni, lo trovavo in casa di una mia zia e mi piaceva moltissimo, poi crescendo ho continuato a comprarlo. Oggi ho 43 anni e tre figli e devo dire che mi siete mancate moltissimo perchè effettivamente un giornale così importante non può non esserci.
Manuela Ciriello, Montespertoli (Fi)

Cara Manuela,
cogliamo l'occasione che ci offre la tua lettera affettuosa, per la quale ti ringraziamo, per spiegare a tutte le nostre lettrici che 'Noidonne' in questi anni ha sempre continuato le sue pubblicazioni, solo che non siamo più andate in edicola a causa di una forte riorganizzazione imposta da una pesante situazione debitoria. Abbiamo, come si dice, stretto i denti e, dopo sei anni di pubblicazione in bianco e nero, dal numero di marzo siamo tornate al colore e ad una maggiore foliazione. Abbiamo l'ambizione di parlare alle donne interessate alla politica e di far parlare le donne impegnate nella politica. Abbiamo l'ambizione, ancora più grande, di avvicinare al linguaggio della politica le giovani e di essere ponte tra i decenni di esperienze e di lotte che hanno consentito alle donne italiane di migliorare la propria condizione e di raggiungere tanti traguardi importanti e le giovani che oggi pensano che tutto sia acquisito per sempre. Hai ragione, cara Manuela, un giornale così importante non può non esserci. Ne siamo convinte anche noi, ed è per questa ragione che con molta audacia, determinazione e cocciutaggine in questi anni abbiamo mantenuto in vita 'il nostro giornale'. Un caro saluto


Una questione di 'odiens'
Nel convincimento che il partito con il più alto numero di voti, Forza Italia, abbia raggiunto XZY voti, perché ha saputo trovare il linguaggio giusto per parlare soprattutto ai frequentatori dei Bar Sport, ho cominciato a parlare con le donne che frequentano i bar. Le si trova a metà mattina a fare colazione; sono sempre almeno tre attorno al tavolo, ma anche sei o sette. E’ questa la loro forma di lusso, che le fa sentire meno povere. Non fanno viaggi, ma vanno a prendere un “cafetino” per fare due chiacchiere e programmare la serata, cosa che le riempie di vita tutta la giornata. So già che chi legge pensa si tratti di donne anziane. Perciò chiedo, a 55/60 anni si è anziane?
La domenica mattina nei bar l’età si abbassa, si arriva a donne sui 45/50 anni. Questo è il campione a cui mi sono rivolta ed ho chiesto loro cosa ne pensassero delle Quote Rosa. La prima risposta è stata: “Non diciamo stupidaggini, tu vuoi parlare di politica”. In effetti voglio parlare di politica e loro gradiscono un linguaggio che chiami le cose per quello che sono: il pane si deve chiamare pane ed il vino si deve chiamare vino. Una successiva spiegazione sul fatto di una parte, ovvero una quota di posti, che i partiti riserveranno alle donne, le fa riflettere secondo questa logica: “…se non sei qualcuno nessuno ti vota. Per esempio, i partiti hanno candidato Rita Pavone, perché la conoscono tutti. Ma noi che siamo sconosciute, chi ci vota?”. Una tra loro ha avuto una intuizione: “Se sull’isola dei famosi ci fossero persone normali come siamo noi, anche se facessimo meglio le cose che fanno i famosi, nessuno guarderebbe la trasmissione e l'odiens (lo pensano scritto così) andrebbe a zero”. E’ subito chiaro che la donna normale, quella che va a prendere il “cafetino” e va a votare, si percepisce con un valore uguale a zero. Si sente importante solo in quanto fa parte dell’ “odiens” e perché si sente competente nel giudicare i vari personaggi delle trasmissioni TV. Queste donne non è vero che valgono zero, anzi, sono molto importanti, perché sono consumatrici, infatti è a loro che parla la pubblicità, con parole concrete che producono quelle emozioni che le inducono a consumare. Credetemi: le Quote Rosa hanno un linguaggio che non produce emozioni, e parlano con una lingua che non sfiora nemmeno queste donne. P.S. Le donne sotto i tenta anni non sono nei bar e non so ancora dove siano. Le donne tra i trenta ed i quaranta anni le ho trovate nei supermercati, dietro ad una montagna di spesa che spingono il carrello. Con loro devo ancora parlare e lo farò.
Rossella Ciani, Granarolo Faentino

Cara Rossella,
credo tu abbia ragione. Il linguaggio della politica, anche quello teso a tutelare le donne e i loro diritti, è estraneo alle donne stesse, al loro quotidiano. Il 'cafetino' come luogo di incontro e unico momento di relazione a dimensione umana è la sintesi estrema della solitudine delle vite di milioni di donne italiane, che non si riconoscono più in grandi idealità e che non si 'vedono' nei luoghi tradizionali della pratica politica, dimensione ormai estranea. La tua personalissima, ma assai efficace ricerca sociologica, centra a mio parere un punto dolente. Alcune battaglie, ancorché necessarie, sono lontane dalle 'donne qualunque' e la Politica delle donne ha il dovere di chiedersi se è comunque giusto farle e quante energie è giusto investirci. Anche le Quote Rosa servono, si dirà, per portare più donne nelle istituzioni. Vero. Ma è altrettanto vero che le istituzioni e la Politica devono avvicinare le donne nei loro luoghi di incontro. Una volta c'erano le fabbriche e le filande. Oggi si può andare dal parrucchiere o al bar dello Sport, se necessario, come hai fatto tu. Parlare delle 'cose giuste' nei 'luoghi impropri' può essere una strategia che spariglia le carte e rimette al centro dell'attenzione le questione vere. Altro che 'odiens' !

(27 maggio 2006)

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