Diritti/4 Speciale 60° Costituzione - Intervista a Nadia Urbinati, specializzata nelle teorie del pensiero politico moderno, nell’analisi delle tradizioni democratiche...
Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2008
Nadia Urbinati ha pubblicato numerosi saggi su liberalismo e democrazia, Stuart Mill, Carlo Rosselli e più recentemente uno studio sulla rappresentanza democratica; ha conseguito la laurea in filosofia a Bologna e il dottorato in scienze politiche all’Istituto Universitario Europeo di Firenze. E’ titolare della cattedra di scienze politiche alla Columbia University di New York e tiene corsi anche alla Scuola Superiore di Studi Universitari e Perfezionamento Sant’Anna di Pisa. E’ specializzata nelle teorie del pensiero politico moderno e nell’analisi delle tradizioni democratiche. Concludendo il ciclo degli speciali che nel corso dell’anno abbiamo dedicato alla nostra Costituzione, ci siamo soffermati con lei in particolare sul principio di uguaglianza.
L’articolo 3 della Costituzione italiana sancisce la parità tra i cittadini. A suo giudizio questo principio è sufficientemente rispettato oggi in Italia?
Cominciamo col dire che quel principio é lì a ricordarci l’esistenza di un potenziale problema nelle democrazie reali, ovvero di quanto la realtà sia distante dalla norma sancita nella costituzione. L’idea che sorregge le costituzioni democratiche (oltre a quella del controllo del potere dello stato e chi lo detiene) é che nella sua pratica ordinaria la politica debba cercare sempre di avvicinare il più possibile la realtà fattuale ai principi, accorciando questa distanza. Non si può pensare ad una costituzione come ad una legge che debba essere realizzata perfettamente. Il punto è essere consapevoli di quella distanza e capire come possa essere sempre tenuta sotto controllo. In questo momento in Italia esiste un pericolo: che la distanza delle politiche dall’ideale costituzionale sia molto più grande che in passato e, soprattutto, che non sia vista o, se vista, sia interpretata come un fattore che non desta preoccupazione. Quando quella distanza è troppo grande, può nascere il sospetto che la costituzione sia lettera morta e anzi bugiarda. Allora i cittadini possono pensare che essa sia un’inutile precettistica. Quindi se il divario si accentua, a diminuire di valore è proprio il testo costituzionale. Per ritornare all’Italia di oggi, la minaccia concreta e vicina é che aumenti la disuguaglianza fino al punto di far apparire la costituzione destituita di valore. La svalutazione della costituzione é il grande pericolo.
Alcuni interventi specifici del governo Berlusconi – penso all’immigrazione, alla prostituzione e alla scuola - sono sul filo dei principi costituzionali, se non addirittura in contrasto. Al di là dell’esito finale dei provvedimenti, le sembra che la maggioranza di centrodestra sia orientata ad operare modificando in senso restrittivo in tema di diritti?
Questa è stata la sua vocazione fin dall’inizio. Va detto che questo governo, rispetto al precedente governo Berlusconi è molto più ideologicamente definito a destra; e lo é in maniera più organica e direi egemonica. Guardiamo a come si muovono il ministro del Tesoro (Giulio Tremonti) e quello del Welfare (Maurizio Sacconi): hanno una visione estremamente chiara di quello che lo Stato deve fare e astenersi dal fare. Il governo vuole cambiare, mi sembra, l’identità della nostra democrazia. Sono convinta che ci sia una logica, una convergenza di idee e progetti verso una meta: costruire una democrazia autoritaria e gerarchica, anche se sembra un ossimoro perché la democrazia si fonda sull’eguaglianza e sulla reciprocità e non sulla gerarchia. Ma é al modo di interpretare l’uguaglianza che dobbiamo prestare attenzione. Non é certo anti-democratico proclamare che l’unica eguaglianza, a parte quella del diritto di voto, é quella legale: tutti eguali di fronte alla legge. Ma l’interpretazione di questo minimo di eguaglianza può essere manipolata (conflitto di interessi) o collegata a una visione della società che é non egualitaria (eguaglianza di fronte alla legge ma non eguaglianza sociale). Questo spiega l’assalto ai beni pubblici (la scuola), ai servizi sociali (la sanità), ai diritti (del lavoro). Il governo attuale quindi interviene nella sfera della cittadinanza sociale. Il caso della scuola é estremo. In una democrazia la scuola è un elemento fondamentale non un servizio per i poveri, è parte della cittadinanza perché deve preparare i cittadini-sovrani a decidere di cose che riguardano tutti. Mi sembra che con questo governo l’intento sia quello di trasformare la scuola pubblica in una scuola pessima per chi non può permettersi la scuola privata, con l’esito di formare in una generazione o due una società molto più diseguale. Guardiamo poi all’immigrazione, associata fin dall’inizio con la politica della sicurezza, ovvero con la paura del diverso, non dunque per facilitare l’integrazione ma invece alimentare il senso di insicurezza, quindi l’accettazione di politiche ai limiti della costituzionalità. L’ideologia della sicurezza ha creato un nesso tra il pericolo e la presenza del diverso, stimolando una cultura del pregiudizio e dell’intolleranza. Una volta che questa idea del razzismo si sarà ben incardinata, è chiaro che i cittadini si troveranno nella condizione di accettare politiche più autoritarie. Questi passaggi sono gestiti in modo molto astuto con l’intento di conquistare ampi consensi e di dividere l’opposizione. Per esempio, nel caso della scuola si è gettato fumo negli occhi con la proposta del voto di condotta, del maestro unico, del grembiulino, proposte che hanno nascosto il vero progetto: il taglio ai finanziamenti per deprimere la scuola pubblica. Questo governo è pericoloso anche perché non appare così pericoloso ad una prima occhiata; questo rende l’opinione pubblica meno guardinga e critica e l’opposizione più timida.
La costituzione italiana deve essere cambiata, si dice, perché sarebbe vecchia. Che ne pensa?
Sono contraria: le costituzioni vecchie sono le più giovani perché le più fortemente rispettate e onorate nel presente. Sono le leggi ordinarie che invecchiano con facilità. Contrariamente a queste ultime, la costituzione non è una risposta ai problemi concreti ma un quadro di riferimento normativo e ideale per dare risposte ai problemi concreti in sintonia con i principi democratici. Più vecchia significa più solida non solo nella giurisprudenza o tra gli esperti, ma anche nell’ethos dei cittadini. La costituzione americana ha più di 250 anni ma nessuno si lamenta che è troppo vecchia. Questo argomento dell’età é specioso, sofistico, e assurdo. E pericolosissimo. Occorrerebbero alcuni interventi nella parte che riguarda l’organizzazione dello stato perché una volta eliminato il sistema proporzionale, che era contrappeso alla formazione di maggioranze forti, il sistema intero si é sbilanciato. Tuttavia, in questo momento intervenire sulla costituzione, magari per favorire una svolta presidenzialistica, sarebbe ancora più pericoloso che in passato. Per quanto riguarda invece la prima parte della costituzione, quella sui diritti, sono assolutamente contraria alla revisione. A partire dalla bicamerale, la costituzione é stata portata nell’agone politico, usata come arma di scambio politico per costruire alleanze, e questo ha fortemente danneggiato la nostra democrazia, perché ha contribuito a mettere in circolo l’opinione che la costituzione appartenga ai partiti o alla maggioranza, mentre essa é e deve essere di tutti noi cittadini. Se si crede che la costituzione debba essere cambiata allora occorre farlo eleggendo un’assemblea costituente. Il parlamento non può arrogarsi questo potere. E infine, trovo problematica e anzi insopportabile questa mania ossessiva di riformare tutto, sempre e continuamente. Le riforme continue rendono fragili i sistemi. E poi ci sono cose che vanno conservate: la scuola dell’obbligo, ad esempio, non andava riformata ma semmai consolidata nel bilancio. Non si può trattare la scuola come un bene economico e giudicabile secondo la logica di mercato dei costi e benefici. Dobbiamo porci nella prospettiva della conservazione di quei patrimoni pubblici che la democrazia italiana ha.
Lei vive negli Stati Uniti. Ravvisa grandi differenze con il sistema italiano?
Ci sono certo grandi differenze e il paragone é forse fuori posto. Il sistema dei ”checks and balances” rende il sistema americano meno disposto a grandi mutamenti, e per questo é difficile che una maggioranza abbia il potere di cambiare davvero il volto del paese. (Semmai é la Corte Suprema che sembra avere questo potere come si é visto con i diritti civili o l’aborto). Ma i diritti sono sotto attacco anche qua; la differenza è che gli americani dispongono di maggiori sistemi di controllo e soprattutto di una visione quasi sacra dei diritti individuali. Il guardiano dei diritti é il sistema giuridico, che non è fondato, come quello italiano, sulla centralità della società o delle comunità (religione, famiglia ecc), ma é molto più individualista. Però dal punto di vista della cultura dei diritti, l’America è molto più avanzata.
L’elezione di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti è stata definita storica. Lei concorda?
Le presidenze americane non sono mai radicali e credo che anche questa sarà probabilmente nella continuità. A livello internazionale ci sarà un mutamento ma non sarà né radicale né immediato. Ma avere un afroamericano come presidente è un fatto simbolico e culturale di straordinaria rilevanza dentro e fuori degli Stati Uniti. La sua presenza distenderà le relazioni internazionali dell’America con altri Paesi. Un presidente che viene da una tradizione vicina al Medio Oriente potrà destare molte simpatie in quella parte del mondo, e forse rendere il mondo musulmano più vicino all’Occidente e anche più attento ad isolare gli integralisti radicali. E’ una speranza. Ma sarà la politica domestica il problema centrale di questa presidenza. Con la crisi economica, che é enorme, si imporranno forse revisioni in politica finanziaria e sociale, il riconoscimento finalmente della responsabilità criminale della bancarotta, e poi investimenti nelle infrastrutture (che tra l’altro soffrono l’usura a causa di decenni di mancanza di investimenti pubblici). Ma l’aspetto simbolico é quello che padroneggia ora: una famiglia nera alla Casa Bianca è un simbolo forte, così come sapere che nel letto dove ha dormito Abraham Lincoln, il presidente della guerra contro lo schiavismo, dormirà un presidente afroamericano.
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L’articolo 3 della Costituzione
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Dodici per dodici
E’ rivolto agli insegnanti “Dodici storie per svelare i ‘segreti’ di una convivenza pacifica”, un libro in cui con la fantasia e le illustrazioni di Carla Manea sono presentati i primi 12 articoli della Costituzione. Per ogni articolo Annalisa Strada ha creato una storia in cui le vicende narrate permettono una comprensione empatica, diretta, dei valori che lo sostengono. Il testo comprende anche un approfondimento a cura di Donata Gottardi e la possibilità di verificare la comprensione dei vari principi attraverso un gioco. (pagg 102, Euro 12,00)
Assemblea Costituente
“Spetta a tutti noi di partecipare attivamente alla gestione della cosa pubblica per rendere effettiva e piena la sovranità popolare. Ma, perché questo accada veramente, occorre che accanto ai cittadini sorgano, si formino, lavorino le cittadine, fatte mature e coscienti al pieno adempimento di tutti i loro doveri, da quelli familiari ai civili, dal normativo ed educatore godimento dei loro pieni diritti. Aiutateci tutti a sciogliere veramente e completamente tutti i legami che ancora avvincono le mani delle nostre donne e avrete nuove braccia, liberamente operose per la ricostruzione d’Italia, per la sicura edificazione della Repubblica italiana dei lavoratori”
On Teresa Mattei, 18 marzo 1947 (Assemblea Costituente)
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