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Quell'oscuro mostro dentro di noi

Quell'oscuro mostro dentro di noi

Società/ Violenza - Falsi valori trasmessi dalla televisione, instabilità economica, mancata elaborazione di nodi esistenziali, questo ed altro ancora nella miscela esplosiva che è dentro di noi

Paola Ugliano Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2005

Ancora un caso di violenza familiare reso noto dalla cronaca: una bimba di appena 22 mesi morta per emorragia interna, sembra in seguito a un calcio sferrato in un impeto di rabbia dalla mamma.
Non si vuole, in queste pagine, andare alla ricerca di un colpevole, ma piuttosto capire cosa sta avvenendo intorno a noi e perché mai quelli che un tempo erano rari episodi di cronaca nera oggi siano sempre più frequenti.
Le statistiche: l'Istat quantifica un aumento del 40% degli infanticidi passati da 5 a 7 tra il 2002 ed il 2003. L'Eures calcola che gli omicidi dei minori siano in media il 30.5% di tutti i delitti in un anno, cioè circa 20-22 bambini all'anno sono vittime di delitti in seno alla famiglia, dove dovrebbero trovare massima protezione e un ambiente sereno per crescere sani. Ma gli esperti sottolineano che si tratta di sottostime, poiché si tende a coprire con un alone di silenzio quello che accade all'interno delle mura domestiche.
Secondo Maurizio Tucci, responsabile della comunicazione della S.i.p. (Società italiana di pediatria), le violenze in famiglia sono in aumento: "Non solo le violenze fisiche, ma anche gli abusi psicologici. Di certo il clima di incertezza è una delle cause di questo fenomeno, la trasformazione della famiglia e la mancanza di un supporto adeguato possono incidere anche nell'aumento delle depressioni post-partum. La Sip ha sollecitato i pediatri a prestare particolare attenzione a entrambi i fenomeni, in quanto il pediatra si relaziona più di altri medici alle neomamme e ai bambini fino ai 10-11 anni di età. Oltre a rappresentare una figura di riferimento per la mamma, può indirizzarla a cure specifiche in caso di necessità dopo aver valutato la situazione con semplici domande mirate."

Gioie ed oneri della maternità
Quali meccanismi producono tale fenomeno?
Una delle chiavi di questo mistero si può identificare nelle trasformazioni sociali che hanno accompagnato l'ultima metà del 900: quella trasformazione dalla famiglia patriarcale, dove vige la regola del clan, alla famiglia mononucleare, chiusa nel suo micromondo. Se la prima poteva rivelarsi soffocante per certi versi, d'altro canto offriva una rete estesa di affetti e supporto, in cui fratelli, cugini e nipoti crescevano insieme, senza cadere vittime della noia o essere prede inconsapevoli di un consumismo giocato sulla loro pelle, in quanto bersaglio privilegiato di spot dedicati anche agli adulti.
Quante di noi hanno sperimentato le gioie e gli oneri della maternità possono testimoniare le difficoltà e la fatica di rientrare a casa dal lavoro ed essere sottomesse all'"accalappiamento" del proprio pargolo, che si abbarbica alle gambe, ansioso dell'abbraccio materno (e sempre più spesso –per fortuna!- anche di quello paterno), senza che vi fossero disponibili altre braccia ad accogliere il piccolo dopo un primo, caloroso saluto. E magari si ipotizzava una serata di relax, un momento d'intimità col proprio partner….



La televisione che avvelena
Il consumismo e il bombardamento pubblicitario cui ci sottopone la televisione, col miraggio di una vita sempre all'apice del successo, quel successo che troppo spesso non arriva o che l'accudimento richiesto da un bimbo allontana, ha posto un altro tassello. Questa dipendenza è evidente nel caso dell'annegamento del piccolo Mirko di pochi mesi fa. La mamma non aveva accettato le trasformazioni che il suo corpo aveva dovuto subire a causa della gravidanza in quanto le impediva di proseguire l'attività di velina. Inoltre, la presenza del piccolo costituiva un impedimento fisico alle sue aspirazioni di successo nel mondo dello spettacolo televisivo.
Inoltre, sembra che l’esposizione dei bambini a troppa televisione provochi in loro l'aumento dell'aggressività. Si parla anche di un fenomeno di riduzione della sensibilità rispetto al dolore altrui. Dottor Tucci, crede che questo avvenga anche negli adulti? "Certo, nel caso dei bambini ci sono numerosi studi che attestano un aumento dell'aggressività e una variazione della percezione del dolore inferto agli altri o semplicemente osservato come spettatori passivi. Non credo che gli stessi fenomeni possano riferirsi agli adulti, a meno di specifiche patologie. Il senso di inadeguatezza, piuttosto. Se un genitore si sente inadeguato di fronte al figlio, questo può scatenare una reazione violenta."

Il senso di inadeguatezza del genitore
Il rapporto madre-figlio, le sue implicazioni sociali e le dipendenze culturali in cui matura è analizzato nel libro il bambino della notte di Silvia Vegetti Finzi. "La maternità provoca una crisi nell'esistenza di ogni donna: le si richiede una destrutturazione degli equilibri precostituiti e la elaborazione di un diverso, più complesso riadattamento. Il figlio rappresenta un nuovo ambito di possibilità ma comporta anche la rinuncia ad altri progetti di vita. In questa ridefinizione di sé la donna è relativamente sola. (…) Il padre, rispetto alla coppia originaria, è una figura esterna, un garante dell'accoglimento sociale del nuovo nato. (…) Anche nei confronti della madre, è richiesta una vicinanza fatta di disponibilità e di ascolto, ma è respinta ogni intrusione. Evidenti dinamiche regressive si accompagnano a profondi riassestamenti evolutivi.".
La Vegetti Finzi prosegue analizzando come da questa partecipazione "marginale" dell'uomo nel corso della gravidanza possa nascere la rivalità col feto dando origine al conflitto edipico. Mentre nel corpo della donna avvengono una serie di modificazioni biologiche che sopiscono l'aggressività, prima di tutto biologica, al punto che l'embrione non è riconosciuto come estraneo e aggredito da antigeni. "La sospensione dell'aggressività biologica si accompagna a una evidente diminuzione dell'aggressività psicologica nei confronti del feto. Nonostante i disagi e i malesseri (…). Soltanto al termine della gestazione, tutta una serie di segnali, come il senso di pesantezza, di soffocamento, di esaurimento delle risorse nutritive, riattivano nella donna le cariche aggressive e le convergono su un fantasma di espulsione. Abbiamo già sottolineato come il parto sia una esperienza connotata di intensi sentimenti di amore e di odio, che la nascita decanta in un vissuto di felice realizzazione di sé nell'altro".
Ma il mito della maternità che pervade la nostra società respinge questo dualismo: la madre è solo buona (rappresenta la perfetta incarnazione dell'icona della Madonna) o cattiva, la matrigna delle favole. L'ambivalenza di sentimenti contrapposti è negata in ogni forma del vivere contemporaneo stereotipato, così si nega ogni diversità (e ogni individualità "non conforme"), sia essa una disabilità, l'omosessualità, una malattia, la non corrispondenza ai canoni di bellezza standardizzati, l'anzianità o la vecchiaia, ma anche la scelta di non maternità, ritenuta colpevole e fatta oggetto di scherno e di pressioni sociali ("a quando il lieto evento", si chiede con insistenza ai neosposi).

Imparare a vivere con il proprio bambino
Ma su un altro aspetto non ci sono tracce nelle cronache di questi episodi, e cioè che ruolo gioca l'instabilità economica, l'incertezza sociale che si vive con rapporti di lavoro sempre più precari e costanti tagli allo stato sociale? In fondo, la sociologia poggia le sue basi sulla soddisfazione dei bisogni primari: la fame, la casa, un vivere dignitoso.
Essere genitori non è facile, è un mestiere che si impara nel tempo, è come un viaggio che si intraprende insieme al proprio figlio. Un viaggio che parte dalla consapevolezza che il mostro dell'aggressività, che alberga in ciascuno di noi, può essere domato solo se accettiamo i nostri limiti.
Alcuni riferimenti per meglio intraprendere tale avventura si possono trovare presso l’ ‘Università della famiglia’ attivata da don Mazzi e punto fondante del ‘Movimento dei bambini’, creato dalla psicoterapeuta M. R. Parsi. Su questi temi ‘noidonne’ tornerà nelle prossime settimane.
(8 agosto 2005)

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