L’avete vista anche voi, quell’orribile pubblicità?
Stamane, 30 marzo, la prima cosa brutta (altro che ‘la prima cosa bella’!) è stato incrociare, nell’edizione on line di ‘Repubblica’, una pubblicità davvero indegna di un giornale civile: un video pubblicitario che promette l’aumento del seno con l’uso di una particolare crema, il tutto reclamizzato con un pezzo di corpo femminile che si agita disperatamente per fare vedere, appunto, l’abbondanza del proprio petto.
Inizialmente mi sono bloccata, ferita e umiliata di vedere una simile forma di pubblicità, accanto ad un articolo serissimo sulle prime forme di contagio, probabilmente risalenti a gennaio; poi uno sdegno profondo mi ha presa e mi ha indotta a prendere la penna e a scrivere al direttore. Non ho fatto grandi giri di parole, né grandi riflessioni; ho espresso apertamente tutta l’indignazione che avevo provato, e tanto più come insegnante, sapendo che ‘Repubblica’ on line sta sviluppando sempre più la sua interrelazione e la sua offerta nei confronti di studenti e docenti.
Sospetto che non abbiano tempo per trattare la questione e forse neppure per pubblicare la lettera nella posta curata dalla redazione; tra l’altro, val la pena di sottolineare che ho mandato in copia la lettera anche a Concita De Gregorio, ma neppure lei ha ritenuto di dovermi rispondere, né ha pensato opportuno dare spazio alla mia lettera nella sua rubrica.
È certo comunque che è del tutto inutile sostenere le campagne contro la violenza sulle donne, se i messaggi che si veicolano quotidianamente sono di questo tipo. Se si vuol davvero dare una svolta in questa direzione, si cominci a smettere i panni dell’ipocrisia ‘pro gender’ e si abbia il coraggio di andare più a fondo nella consapevolezza dei problemi.
Abbiamo bisogno di sperare che, usciti da questo dramma collettivo, saremo in grado di porre sul tappeto la necessità di un codice di regolamentazione contro la pubblicità sessista.
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