Le idee - 'Il piacere della convivialità ormai si riduce a uno sterile “astenersi da” o a “un abbuffarsi di”.'
Iori Catia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2008
Questi anni senza fedi e senza ideologie continuano a proporre a noi donne con regolarità periodica, qualche nuova religione. Quella della corporeità ad esempio, o del cibo biologico e naturale a tutti i costi, o peggio dei regimi non più solo dietetici ma riequilibranti la psiche e il corpo. Tutto questo igienismo che aleggia sulla dottrina estetica dello “stare bene” alla fine ci costringe a corse disumane per far sì che tutto venga monitorato, purificato, misurato senza lasciare scampo al piacere di godere del cibo e della buona tavola. Il piacere della convivialità ormai si riduce a uno sterile “astenersi da” o a “un abbuffarsi di”. Senza mezze misure, come se tra le gioie plausibili e vere della vita non ci potesse stare anche una sana cena a base delle prelibatezze a noi più gradite. Specie noi donne sull’altare del dio corpo sacrifichiamo non si sa bene cosa e sempre più spesso mi rendo conto come intere associazioni femminili vi si dedichino con trasporto apostolico. Anche alle non più giovani è lecito cimentarsi, a fianco di fiorenti ragazze. Al suono di musiche fortemente ritmiche ma non forsennate, per rispetto delle anziane partecipanti, si muovono queste ibride schiere sulle quali plana la folle speranza che il corpo si involi, reso sottile e quasi aereo dalla combinazione inebriante del suono e del movimento. A tutte coloro che non entrano in queste pratiche agonistiche restano alcuni sussidi minori, empirici come la corsa mattutina, le flessioni appena sveglie ovvero, risorsa a buon mercato, l’ecologia attiva o applicata: la boccata d’aria pura, il week end salutare e, sempre in questo registro, di iniziative corporee la medicina omeopatica e l’agopuntura. Purché, tale è l’imperativo, ci si occupi assiduamente del corpo, si assecondino e migliorino le sue funzioni e gli si risparmi l’offesa di ignorarlo. Insomma questa ondata della corporeità a mio parere non può per definizione regalare gioia o meglio ancora gran benessere perché troppo invasiva ed ossessiva e nel migliore dei casi è solo un gioco, una diversione, un pretesto all’immagine. Perché è di questo che si nutre la nostra epoca: di apparenze o figurazioni così ben congegnate che sembrano arrogarsi l’autorità delle decadute o smarrite sostanze.
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