Katy Castellucci: quei grandi occhi che ti scrutano
Nel museo di Villa Torlonia (Roma) le opere di Katy Castellucci, pittrice del '900 in una mostra curata da Claudia Terenzi e Fabio Benzi in collaborazione con Alessandro Pagliero
Giovedi, 24/06/2021 - Quando si parla di artiste donne (o donne artiste) vengono in mente la recitazione, il canto, il ballo e via dicendo; espressioni artistiche in cui le donne eccellono. Invece nelle arti figurative di solito la donna è oggetto (modella) e non soggetto (pittrice).
Dopo aver menzionato i più grandi: Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Caravaggio e, a seguire, altre centinaia di pittori, si finisce per trovare Artemisia Gentileschi, non unica rappresentante, ma forse la più conosciuta, tra le pittrici del XVII secolo.
Non è di Artemisia, che dopo quattrocento anni ha riguadagnato il suo posto nel mondo dell'arte, che vogliamo parlare, ma di una pittrice del Novecento le cui opere sono attualmente in mostra al Casino dei Principi di Villa Torlonia a Roma con un'esposizione dal titolo "Katy Castellucci, la Scuola Romana e oltre".
Katy Castellucci nasce a Laglio (Lago di Como) nel 1905 e si trasferisce a Roma, dove inizia a frequentare il Liceo artistico all'inizio degli anni Venti. È figlia d'arte perchè il padre Ezio è un illustratore e pittore di tradizione accademica ma lo stile di Katy sarà completamente diverso.
La Castellucci entra a far parte della cosiddetta Scuola Romana di cui facevano parte i più famosi Mario Mafai, Renato Guttuso, Alberto Zivieri, Francesco Trombadori, Renato Guttuso, in un momento in cui l'arte non aveva confini nazionali e gli scambi con Parigi erano frequentissimi. La Scuola Romana (Jeune École de Rome come la definiva il critico George Waldemar), è attiva tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta e nonostante il "periodo” difende l'indipendenza dell'arte ed è quindi alternativa a quella della propaganda fascista. Ci piace anche pensare che la scelta di firmarsi Katy, inglesizzando il nome di Caterina, potesse rappresentare una sfida al regime.
Le prime due opere dell'artista sono esposte alla Terza Mostra sindacale del 1932. La sua prima mostra si tiene alla Galleria della Cometa nel 1936 insieme all'artista Adriana Pincherle (sorella di Moravia), dove viene esposto il suo famoro “Autoritratto del 1935”, oggi a Villa Torlonia.
Nonostante la stima e i riconoscimenti di cui gode tra i colleghi e dalla critica, il mondo dell'arte resta un ambiente difficile per una donna e forse questo influisce sulla sua decisione, dopo gli anni Cinquanta, di abbandonare la pittura e dedicarsi all'insegnamento, prima a Roma e poi a Modena. O forse il desiderio di sperimentare in un'epoca di grandi cambiamenti in cui gli stili si superavano la porta a fare scelte diverse: Katy fonda la sezione di “disegno su tessuto” e inizia ad occuparsi di scenografia e costumi teatrali.
Per quanto ne possa capire chi scrive, Katy Castellucci non potrà essere definita una "Leonardo in gonnella” ma il contributo femminile nel mondo delle arti figurative deve essere definitivamente portato alla luce, studiato, approfondito e fatto conoscere al grande pubblico. IMMAGINE: Katy Castellucci, Ragazza con turbante, ritratto del 1940 - - - - - - - -
Dalle note dei curatori della mostra Claudia Terenzi e Fabio Benzi in collaborazione con Alessandro Pagliero (nipote dell'artista):
“L’esposizione presenta tutti i temi più frequenti nel lavoro dell’artista, dai ritratti ai paesaggi, dagli autoritratti alle nature morte, dai nudi femminili alle composizioni astratte. Tra le opere più significative vanno ricordate Autoritratto alla finestra del 1935, Ritratto di Giacomino del ’37, Nudo con panno a fiori del ’43, Le sorelle del ’45 e dopo la guerra, nella fase neocubista, Autoritratto con il compasso e Cupole a Roma del ’53. Alcune delle opere in mostra ricostruiscono inoltre l’ambiente familiare e il sodalizio con gli amici artisti, come i ritratti che le fecero Ziveri e Mafai”
“Nei ritratti c’è un’attenzione quasi psicologica al soggetto, ravvicinato come una presenza vivida con cui si è acceso un dialogo mai interrotto. Gli autoritratti sono immediatamente riconoscibili dai grandi occhi penetranti, sia pur nel variare delle pose, dei primi piani, dei colori a volte sfavillanti, altre volte più freddi: ritratti che ti fissano, come in certi quadri da cui non riesci a staccarti perché sembrano seguirti con lo sguardo. La varietà degli autoritratti corrisponde anche al mutevole carattere dell’artista, dalla malinconia al desiderio di celarsi dietro travestimenti e trucchi”.
“Il colore - spiega la curatrice Claudia Terenzi - è l’elemento essenziale dei dipinti di Katy, colori talmente vari e febbrili che vanno al di là dei puri rapporti tonali. Aggiunge ai nudi e ai ritratti un elemento cromatico che attira l’attenzione: un panno a fiori, un oggetto tenuto in mano, un fiore appuntato sullo scialle nel ritratto della madre..."
Katy Castellucci. La Scuola romana e oltre
Luogo Musei di Villa Torlonia - Casino dei Principi
Via Nomentana, 70 - Roma
Apertura al pubblico Dal 13 maggio al 10 ottobre 2021
Orario Da martedì a domenica ore 9.00-19.00
Info 060608 (tutti i giorni ore 9.00 - 19.00) www.museivillatorlonia.it; www.museiincomuneroma.it
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