Focus 2/ Liber* di scegliere - "Un termine inglese da approfondire...."
Marta Mariani Lunedi, 02/02/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2015
Verbo o sostantivo, quando non un semplice aggettivo, "queer" è un termine inglese da approfondire. Alla fine dell'Ottocento fra gli anglofoni non era altro che un insulto, ma oggi, queer è un'orgogliosa professione identitaria per tanti che, non più di un decennio fa, preferivano invece definirsi "gay", "lesbiche" o "transessuali". Prima degli anni Ottanta, infatti, i queer venivano definiti "sex offenders". Essi, cioè, sembravano ledere qualcosa - ma cosa? La natura? La legge? La pudicizia? Di lì a breve, molti intellettuali cominciarono a dubitare che fosse possibile dire con sicurezza che un certo tipo di godimento fosse "più normale" di un altro. Michel Foucault (filosofo francese) sostenne nei suoi scritti postumi (L'uso dei piaceri, La causa di sé) che la sessualità è un'invenzione moderna: una categoria dell'esperienza da inquadrare nella cornice storica e socio-culturale, piuttosto che nella biologia degli individui. Queer designa dunque l’andare fuori dalla tradizionale interpretazione dell'orientamento sessuale (omo/etero/bi-sessuale) e dell'identità di genere (maschio/femmina). Un modo per scrollarsi da dosso etichette e abbracciare il fatto che la sessualità (identità, orientamento, scelta o preferenza che sia) possa essere semplicemente diversa dalla "norma" in uno o più modi. Questa rivoluzionaria visione ci permette, di guardare alla sessualità come ad un qualcosa di fluido, irripetibile, mutevole, come qualcosa che contribuisce al libero "mosaico sessuale" della civiltà. Una civiltà certamente complessa, ma ancora sana perché incapace di rinunciare ai suoi piaceri.
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