Le Donne del mese - Tracy Caldwell Dyson, Dorothy Metcalf Lindeburger, Stephanie Wilson, Naoko Yamazaki
Capati Valentina Lunedi, 07/06/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2010
Il ‘save the date’ è passato un po’ inosservato, la Nasa ha espressamente dichiarato la propria politica: una missione da non sbandierare dato l’effettivo conseguimento della parità dei sessi in ambito lavorativo.
Sarà che parliamo di missioni interstellari.
La missione è la STS-131, le protagoniste sono quattro donne da manuale, due americane, Stephanie Wilson e Dorothy Metcalf Lindeburger, una giapponese Naoko Yamazaki. La quarta che le ha attese in orbita è Tracy Caldwell Dyson, americana pure lei.
La rotta in orbita ha segnato Stazione Spaziale Internazionale.
Missione compiuta con un giorno di ritardo sulla tabella di marcia, obiettivo centrato; tre uscite, due tecniche, una per il recupero di un esperimento scientifico giapponese ancorato all’esterno della ISS.
È il 6 aprile 2010 quando lo Shuttle Discovery viene lanciato in orbita nella stazione di Cape Canaveral, la prima volta nella storia che quattro donne sono insieme nello spazio.
Durante le tredici giornate trascorse a 355 km di distanza dalla terra, le astronaute hanno eseguito uscite di sei ore e costruito un serbatoio di ammoniaca necessario per rimuovere il calore in eccesso all’interno della base e a trasferirlo nei radiatori collocati all’esterno.
A bordo del Discovery c’era anche il modulo logistico Leonardo, uno dei tre realizzati a Torino da Thales Alenia Space Italia.
La giapponese Yamazaki è la seconda donna del suo paese a viaggiare nello spazio, Stephanie Wilson è al suo terzo volo e nel 2006 è stata la prima donna di colore a solcare il cielo interstellare, Dorothy Metcalf Lindeburger, ex insegnante, ha avverato il sogno della prima uscita in orbita.
#foto5dx#Tracy Caldwell Tyson è la più esperta ed è giunta sulla stazione con alcuni colleghi russi a bordo di una Sioux.
Di bello la conferma di un nuovo limite frantumato e con successo.
Valentina Vladimirovna Tereshkova, effettuò il suo storico volo a bordo della navicella Vostok-6 il 16 giugno 1963.
Dopo di lei Svetlana Savitskaya spedita in missione nel 1982 insieme con due compagni a bordo del Soyuz T12, la prima "passeggiata fuoribordo" di una donna nello spazio, era il 17 luglio 1984. La medesima astronauta fu anche la prima donna a compiere due voli spaziali.
Infine, un primato di resistenza fisica e psichica, quello di Yelena Kondakova, che trascorse ben 169 giorni a bordo di una Soxuz TM-17.
Quello dello spazio è, nell’immaginario collettivo, un sogno americano. La Nasa, gli Shuttle... un ologramma a stelle e strisce.
Eppure anche lo stivale vanta un’eccellenza. Samantha Cristoforetti, classe 1977, è la prima astronauta italiana e la terza per l’Europa (prima di lei solo l’inglese Helen Sharman nello spazio nel 1991 e la francese Claudie Andre-Deshays sulla Iss nel 2001).
A soli dieci anni dall’ingresso femminile nelle Forze Armate italiane Samantha ha conseguito una carriera di altissimo livello.
Appena un anno fa l’Esa (Agenzia Spaziale Europea) l’ha scelta su oltre 8.500 candidati, dei quali 1.430 donne. Durissime le selezioni, durate dodici mesi, per diventare astronauti: oltre a un curriculum eccezionale, è necessario superare test psico-attitudinali, visite mediche e una serie di prove estremamente impegnative.
Per tutti quelli che la mente corre a Asimov o qualche diavoleria da romanzo è tempo di desistere.
Di fatto questa è la storia delle donne e della scienza e, politiche Nasa permettendo, qualche nota da spendere la troviamo.
Quarantasette anni fa la prima donna nello spazio, 2010 un nuovo record.
I confini sembrano di polvere a guardare quelle tute arancio.
Ai posteri l’ardua sentenza sul tarlo delle tempistiche riservate al femminile, alla storia una meravigliosa certezza, tre splendidi sorrisi si imbarcano dal pianeta blu, uno li attende tra le stelle.
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