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Quattro buone ragioni per dire sì

Quattro buone ragioni per dire sì

Politica/ Referendum sulla procreazione - Quattro sono i quesiti, ma ci sono più di quattro ragioni per andare a votare e votare sì, per il diritto di avere un figlio, il diritto di averlo sano

Federica Lupparelli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2005

La libertà delle donne di scegliere in modo autonomo la maternità, la tutela della loro salute e di quella dei loro figli, il progresso della ricerca scientifica. Questa è la posta in gioco dei prossimi referendum sulla procreazione scientifica. Grazie al voto, che si terrà entro la metà di giugno, tutti gli italiani potranno cambiare la legge sulla procreazione assistita, correggerne gli errori più madornali e fare sì che il nostro Paese possa dotarsi di una normativa più equilibrata. Quattro sono i quesiti, ma ci sono più di quattro ragioni per andare a votare e votare sì.
Alcune premesse:
Ancora prima di entrare nel merito dei quesiti referendari, vale la pena di mettere in chiaro alcune cose. La legge 40 è una brutta legge, figlia dell'ostinazione del centrodestra che in Parlamento ha negato ogni possibile miglioramento. Hanno prevalso con la forza dei numeri, ripetendo 'meglio una cattiva legge che nessuna legge'.
1) Il risultato è che il nostro Paese ha in questa materia la normativa più arretrata d'Europa e del mondo, che molte delle coppie affette da sterilità sono costrette a recarsi all'estero, in Spagna, in Svizzera o in Turchia.
2) Il risultato è che coppie sane ma portatrici di gravi malattie come la talassemia non hanno il diritto, con questa legge, di scegliere di avere un figlio sano. A loro restano solo due opzioni: rinunciare a un figlio o, una volta concepito un figlio malato, abortire.
3) Il risultato è che nel nostro paese la ricerca medico-scientifica rimane al palo: la legge 40, infatti, impedisce l'utilizzo a questo scopo di cellule staminali embrionali. Ed è proprio da questa branca della ricerca medica che possono arrivare progressi importanti per la cura di malattie gravissime come il Parkinson, alcuni tipi di tumori, il diabete, la sclerosi multipla, il morbo di Alzheimer.
Infine, non è vero, come vuol farci credere il centrodestra, che la vittoria dei sì ai referendum ci riporterà dritti al 'Far West' legislativo. Del resto, ancora prima che entrasse in vigore la nuova legge, il codice deontologico dei medici regolava in modo preciso le pratiche della fecondazione assistita. Se avranno esito positivo, i referendum correggeranno le storture della normativa in vigore e permetteranno di avere una 'legge buona', rispettosa del diritto alla maternità e alla salute.
I referendum riguardano 4 punti specifici della legge 40, che verrà modificata solo in parte per tutelare la salute della donna, per affermare l'equiparazione dei diritti del concepito e quelli della donna, la libertà di ricerca scientifica e la cosiddetta fecondazione eterologa (cioè la fecondazione realizzata grazie a un donatore o donatrice esterno alla coppia).
Il primo quesito. Sì alla tutela della salute della donna
Una coppia che ricorre alla procreazione assistita compie un atto d'amore. Si tratta di coppie sterili, che vogliono un figlio, o di coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche o ereditarie che grazie alla scienza possono assicurarsi la certezza di avere un figlio sano. Il primo quesito referendario va loro incontro, eliminando gli ostacoli della legge 40 e: 1) consentendo l'accesso alla fecondazione assistita anche alle coppie fertili che rischiano di trasmettere al figlio malattie genetiche ereditarie o infettive; 2) eliminando l'obbligo di trasferire l'ovulo fecondato nel corpo della donna senza il suo assenso; 3) permettendo alle coppie portatrici di malattie genetiche l'esame dell'embrione (grazie alla diagnosi preimpianto) prima che questo venga trasferito nell'utero della donna. Solo così si può evitare di impiantare un embrione malato, in questo modo si pone rimedio alla legge che vieta di scegliere di avere un figlio sano, imponendo al contrario di accettare la dolorosa scelta tra un figlio malato o l'aborto.
E, ancora, votando sì al primo quesito si consente di congelare gli embrioni prodotti con le tecniche della fecondazione assistita. L'attuale divieto obbliga la donna a sottoporsi, in caso di insuccesso, a più cicli di trattamento con possibili danni per la sua salute. La conservazione degli embrioni evita questi rischi e garantisce alla donna il migliore trattamento e le migliori garanzie per la sua salute.
Altro obiettivo è quello di eliminare l'obbligo di fecondare solo tre ovuli al massimo, tutti da trasferire contemporaneamente. Si tratta di un obbligo di legge che oggi comporta per le donne rischi diversi che solo il medico può valutare. Il referendum vuole impedire che la legge si sostituisca, impropriamente, al medico.
Il secondo quesito. Sì per affermare i diritti delle donne
La norma che i referendum vogliono abrogare eguali assicura "al concepito", a partire dall'ovulo fecondato, ancor prima che si formi l'embrione diritti uguali a quelli della madre, al padre o di qualsiasi persona nata. Si è voluto imporre un solo punto di vista, una sola etica di parte. Non si tratta solo di un principio, ma di un'affermazione ideologica che tuttavia avrà conseguenze pratiche: una volta stabilito che "il concepito" ha gli stessi diritti di una persona nata, il medico non potrà intervenire nel caso di un embrione con una grave patologia trasmessa geneticamente. Infine, assegnare al "concepito" eguali diritti della madre può divenire la premessa per mettere in discussione la legge 194 sull'interruzione volontaria della gravidanza, legge che nel nostro Paese ha contribuito a ridurre drasticamente il ricorso all'aborto.
Il terzo referendum. Sì alla libertà di ricerca scientifica
La legge 40 vieta l'utilizzo delle cellule staminali embrionali per la ricerca scientifica e per lo sviluppo di nuove terapie gravissime e fino ad oggi difficilmente curabili. Dalla ricerca sulle staminali si possono attendere progressi importanti per la cura di malattie come il Parkinson, il diabete, la sclerosi, il morbo di Alzheimer, alcuni tipi di tumori.
La vittoria del sì permetterà di rimuovere questi divieti e offrire una nuova speranza di cura a milioni di malati. Tutte le opinioni su un argomento così complesso e delicato devono essere rispettate, ma è necessario domandarsi se una legge possa decidere che un embrione abbia più diritti di una persona malata e che la scienza potrebbe aiutare a guarire. Nessun argomento di carattere giuridico o formale può sostenere questa tesi perché è in gioco il rispetto dovuto alle persone.
Il quarto referendum. Sì alla fecondazione eterologa
Il concetto di maternità e paternità è complesso e la funzione di genitorialità non può essere circoscritta solo ai figli ai quali è stato trasmesso il corredo cromosomico. I genitori di bambini adottati, infatti, sono genitori a pieno titolo e non solo sul piano legale ma anche affettivo. Se questo è il senso condiviso della genitorialità, allora non è comprensibile la negazione della possibilità di ricorrere alla fecondazione eterologa, alla quale – tra l’altro - si ricorre solamente in casi gravi di sterilità. Tenendo presente questa elementare premessa è chiaro il senso del quarto referendum, che vuole consentire la fecondazione assistita anche utilizzando gameti (spermatozoi nel caso degli uomini e ovociti nelle donne) di donatori esterni alla coppia. La coppia e la donna che ha scelto di usare il seme di un donatore per avere l’opportunità di una maternità di fronte a questo divieto ha due possibili scelte, o rinunciare per sempre o costringerla, se dispone dei necessari mezzi economici, a recarsi in uno qualsiasi dei paesi dove la fecondazione eterologa è consentita. Non ha senso vietare quello che in tutti i principali Paesi europei è possibile e che anche in Italia era consentito prima dell'approvazione di questa legge.


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