Montagna e impegno sociale - La spedizione sulle maestose cime afghane e l’impegno a favore delle donne: una ‘cordata' di solidarietà
Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2008
Anna Torretta, Guida Alpina della Società Guide di Courmayeur, Eloise Barbieri, viaggiarice, Roberta Vittorangeli, G.A. Presidente della Società Guide di Cogne e Elisabetta Galli, istruttrice Mountain Wilderness. Sono le protagoniste della “Spedizione femminile Afghanistan 2008” nel Gruppo dell’Hindo Kush Afghano nella regione del Wakan, impresa che prende il via il 1° settembre. Sono quattro italiane che nella loro vita hanno scalato le montagne più difficili, hanno viaggiato in solitaria, si sono confrontate con territori duri e affascinanti e che, questa volta, hanno deciso di partire per l'Afghanistan insieme con una serie di obiettivi che loro stesse definiscono 'etici, sociali ed alpinistici'. La passione per la montagna e per l'arrampicata si coniuga in questa nuova impresa con l’impegno sociale. Il loro viaggio infatti non è altro che il coronamento di un progetto di turismo sostenibile, finanziato dalla Cooperazione Italiana allo Sviluppo e realizzato da Mountain Wilderness International; è rivolto a un gruppo di giovani afghani interessati ad acquisire le competenze di base necessarie per candidarsi come facilitatori di spedizioni alpinistiche, guide di trekking e di escursioni naturalistiche, rangers dei parchi nazionali che il governo afghano sta progettando di istituire in alcune zone montane. L’iniziativa ha avuto grande successo: diciassette allievi hanno infatti ottenuto il diploma. Tra questi sono da segnalare tre coraggiose ragazze che hanno partecipato, lo scorso giugno, insieme a tre ragazzi, ad una formazione di tipo più avanzato e specifico svoltasi in Valle d’Aosta. Proprio per concludere questo percorso di studio e di training, nel mese di settembre questo gruppo di italiane compirà, insieme agli studenti del corso, la seconda ascensione del Babatangi a 6.500 metri di altitudine. Situata nella valle del Kezget, questa cima è stata scalata una sola volta, nel 1963 da Alberto Pinelli. Dopo aver ripercorso questa strada la spedizione cercherà di aprire una seconda via lungo lo sperone nord. Il fatto che siano delle donne a salire questa montagna, per la prima volta dopo più di 40 anni, è un messaggio molto forte, sia perché testimonia della fattiva possibilità per trekking e spedizioni alpinistiche di tornare in questa parte di Afghanistan e contribuire così al suo sviluppo economico, sia perchè la salita di sole donne si svolge in un paese in cui la situazione femminile è terribile e diventa quindi uno strumento di sensibilizzazione e di denuncia. Incontrare donne di cultura Ismaeli ed altre donne afghane impegnate nella denuncia della difficile situazione femminile nel paese è infatti uno degli obiettivi principali del viaggio. La spedizione, in un paese dove ad oggi pochi alpinisti occidentali si sono recati, è altamente simbolica; l’incontro di alpiniste occidentali con le donne dell’Afghanistan dà vita ad una esemplare cordata di solidarietà.
La regione in cui si svolge la scalata è il Wakhan, un territorio posto all’estremo nord est della nazione che confina a nord con il Tagikistan, a sud con il Pakistan e si protende verso ovest fino a toccare la Cina. 1500 anni fa un ambasciatore cinese in viaggio per l’India definì questa area come il “Paese dei picchi di giada”. Il Wakhan si presenta, nello scenario afghano, come una eccezionale oasi di pace. Le motivazioni vanno ricercate sia nella particolare posizione geografica che ha fatto sì che la regione non venisse coinvolta né nell’invasione Russa né nella successiva guerra tra Talebani e Alleanza del Nord, che nell’indole pacifica della popolazione di religione musulmana ismaelita.
Grazie alle nostre quattro donne per la passione e il rispetto verso la natura, le montagne e lo spirito di libertà che queste sanno insegnare!
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