Il grande appuntamento sulla laicità di Londra parla di pensiero critico e libertà di espressione: le donne al centro contro il fascismo islamico
Giovedi, 27/07/2017 - Fa impressione tornare in Italia dopo la “più grande iniziativa di ex muslims e laici della storia per rendere omaggio al dissenso e difendere apostasia, blasfemia e laicità” (così l’attivista e intellettuale Maryam Namazia ha definito la Secular Conference tenutasi dal 22 al 24 luglio a Londra) e leggere il commento di Eugenio Scalfari su l’Espresso pubblicato giorni orsono contro chi professa ateismo e agnosticismo.
Ho partecipato per la prima volta alla Secular nel 2014, e ne ero rimasta impressionata perché in soli due giorni avevo ascoltato non solo intense testimonianze di ingiustizia e ferocia fondamentalista contro la libertà di espressione ma soprattutto lucide analisi politiche che aiutavano a capire i meccanismi sociali e culturali che creano il proliferare del fondamentalismo religioso e la formidabile alleanza misogina tra visioni integraliste e patriarcali.
Il testo, dal titolo Anatomia dell’oppressione analizza l’odio verso ogni parte del corpo delle donne nell’ideologia fondamentalista, monito evidente del progetto di guerra misogina su scala planetaria in atto. Non solo Inna Shevchenko ma anche Zineb El Rhazoui polemizzano apertamente con l’endorsement praticato da pezzi di femminismo in Occidente nei confronti del cosiddetto femminismo Islamico. Entrambe sostengono a chiare lettere che il pensiero femminista non può essere compatibile con i dettami religiosi.
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