Nel novembre del 1944 la staffetta Aurelia Zama inventa 'Compagna', il giornale delle donne socialiste, e scrive i primi numeri
Nel novembre 1944 Aurelia Zama decide che è ora: si mette alla macchina da scrivere e compone (e poi riscrive in un numero imprecisato di copie da distribuire a persone fidate) un nuovo “giornale” che ha deciso di chiamare Compagna. Aurelia ha quarant’anni, è socialista clandestina da anni, è “staffetta” del Comando unico militare dell’Emilia Romagna. Abita in una casa del centro storico di Bologna, un luogo antifascista “sicuro”, se ci transita anche Sandro Pertini in una delle sue sortite spericolate. Sa che la guerra sta per finire e prepara se stessa e le altre donne a diventare cittadine in parità con i “compagni”.
Il primo numero aveva come articolo di fondo Nel folto della mischia e terminava con l’impegno femminista Ma il domani è nostro. Il numero successivo – la distribuzione era sempre affidata alle donne del suo partito, mogli di militanti locali socialisti, insegnanti, operaie della Manifattura Tabacchi – raccontava la durezza del Natale ’44, con la città distrutta (ho ricordato anch’io le rovine di Bologna quando ho visto nei telegiornali Mariupol), i bambini senza giocattoli, la minestra di piselli bacati, ma anche il mercato nero e il lavoro, anch’esso già “nero”.
L’ultimo numero prima della liberazione è di un marzo che sente già la liberazione e l’articolo inneggia al Femminismo socialista, la parola incomprensibile per i partiti che suona conferma della volontà delle partigiane di non abbandonare le ragioni della loro scesa in campo. Ma Aurelia fa echeggiare le “pretese” delle donne: la parità salariale, il divorzio, la fine del “figlio di NN” sulle carte d’identità.
Avere impostato un mezzo di comunicazione tutto al femminile, averlo dedicato ad Anna Kulisciof e aver avuto un progetto culturale e politico da approfondire già durante le lotte, le persecuzioni e la guerra, anche se con non molti numeri, dà importanza a un periodico clandestino di cui non si sapeva nulla, se non ci fosse stata la fortuna della casuale scoperta di un esemplare che ha portato alla ricerca.
Sono pochi esemplari, che avranno veste normale dopo il 1945 (Compagna socialista), ma durerà solo fino al 1947, con la scissione di Palazzo Barberini a cui Aurelia aderisce, non senza rilanciare il suo appello femminista. Sono iniziative di cui la storia deve tenere conto, ma che non favoriscono nemmeno oggi la carriera politica delle donne: Aurelia Zama era entrata a far parte del primo Consiglio Comunale democratico non elettivo, pronta a condividere nella pratica amministrativa il patrimonio dei principi indivisi.
Nonostante il suo attivismo, la partigiana che aveva ottenuto il riconoscimento formale con il grado di sottotenente non fu eletta.
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