Streghe, spiriti, folletti. L'immaginario popolare nei Castelli Romani e non solo. E' stato pubblicato il nuovo libro di Maria Pia Santangeli.
Ci parla del suo ultimo lavoro “Streghe spiriti e folletti” dove tutto è incentrato sui racconti di paura, che Lei ha accompagnato a un sapiente lavoro di comparazione con la letteratura “colta”?
Il libro delle streghe è nato dal fatto che nella mia infanzia in Toscana non avevo mai sentito parlare di streghe se non di quelle delle fiabe. Venendo ad abitare a Rocca di Papa ho trovato invece che le streghe erano ritenute persone in carne e ossa - potevano anche essere parenti, vicine di casa - e così in molti dei Castelli. Sentirne parlare come protagoniste di avvenimenti realmente accaduti, mi ha dato l'idea - ogni volta - che le fiabe assumessero vita, che si concretizzassero in quelle cucine dove stavo ad ascoltare.
Il libro è nato per condividere con gli altri questo senso di meraviglia, questo piacere, a cui si è aggiunto il mio personale piacere della narrazione, e infine – veramente questa volta - per “salvare” quanto dell'immaginario popolare è ancora presente nei Castelli.
Il fatto di aver comparato usanze, credenze popolari con brani della letteratura colta è stato spontaneo e fa parte di quel senso di meraviglia di cui ho parlato prima. Quando ascoltavo una delle varie storie, che poi ho scritto nel libro delle streghe, ecco che inaspettatamente veniva fuori un particolare che avevo letto in precedenza in Calvino, o nella Deledda, nel Belli, in Carlo Levi, addirittura in Shakespeare... Secondo me era interessante far comprendere questa circolarità di usanze e di tradizioni.
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