Quando si tornerà a investire sul talento e sulla musica classica?
Appello di Marianna Musotto, 28enne trombettista palermitana, che con Francois Agnello ha fondato il Duo Vocalise, e vuole portare l'attenzione sul fatto che la musica classica è cultura e identità.
I giovani non amano solo la musica leggera e soprattutto non tutti i giovani vogliono 'scappare' dall'Italia. Alcuni vogliono rimanere qui, nel loro Paese, perché qui si sono istruiti e formati. E' in sintesi, il pensiero di Marianna Musotto, 28 anni, trombettista palermitana nata come jazzista, forte degli studi conseguiti al Conservatorio di Trapani, della laurea in Solismo e di corsi di perfezionamento anche alla prestigiosa Accademia di Santa Cecilia, a Roma. A pochi giorni dalla fine di Sanremo, in cui ha trionfato l'ovvietà, riporta l'attenzione sulla necessità di ripristinare un autentico concetto di talento. «Non è vero che si nasce dotati - spiega - . E' vero che si ha una predisposizione, che con lo studio, il sacrificio e la disciplina si coltiva». Cosa che lei fa, quotidianamente, guardando in prospettiva e sognando una carriera da solista. Con Francois Agnello, classe 1962, pianista ma compositore nell'animo, a sua volta palermitano con prestiti parigini, docente di pianoforte, armonia, composizione e musica d'insieme alla Scuola di Musica Kandinskij, ha fondato il Duo Vocalise, che si appresta a partire per ma Russia. Hanno unito le forze e i rispettivi talenti. Si sono dati una missione. «Divulgare la cultura della musica classica, che non è un genere di nicchia, ma accessibile a tutti». Eppure 'snobbata', soprattutto a livello istituzionale, tra mancanza di fondi per la cultura, assenza di promozione e scarsità di concorsi. Più spesso semplicemente incompresa «da chi, magari, non ha avuto modo di 'frequentarla' in famiglia». E così impazzano i talent, che consentono una carriera fulminea, con sottoscrizioni di contratti importanti, frequentando scuole 'interne' «Fino a settembre sono auto didatti, poi a primavera artisti maturi. E dichiarati tali da chi, da quali 'maestri'? Per carità - sbotta Marianna - , è il mercato che va così, discografico e televisivo. Però equivale a minimizzare il percorso indefesso, continuativo e quotidiano, che noi ci imponiamo. Il sapere vero non è così veloce». Parole confermate da Francois, secondo cui bisognerebbe portare la musica classica in contenitori diversi da quelli tradizionali, a partire dalle piazze e dalle chiese. «Dobbiamo trasmettere emozioni che poi, in chi le recepisce, possono trasformarsi in desiderio di conoscenza e approfondimento. Ma la musica, di per sé, è già linguaggio e non necessita di alcun supporto per essere spiegata. E' come se le parole avessero bisogno d'altro per essere capite». Anche Francois ha scelto come sua patria l'Italia, dove la musica classica è nata e dove con Petrucci nel 1501, è stato pubblicata la prima opera scritta sulla musica, a caratteri mobili. Eppure, riconosce, «fa male vedere tanti giovani di talento che vanno in 'usufrutto' ad altri Paesi. Invece di arricchire l'Italia, la stiamo depauperando, col rischio vero di perdere la nostra identità».
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