Domenica, 01/12/2019 - Vi raccontero’ una vicenda che si svolge a Siderno, ridente cittadina di 18 188 abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria.
I suoi abitanti hanno goduto, fino a ieri, della possibilità di utilizzare un Centro Diagnostico convenzionato, efficiente e moderno, come raramente accade di vederne.
Convenzionato, appunto, tanto che il S.S.N. dovrebbe rimborsare le prestazioni che il Centro eroga in regime non privato. Non lo fa e quindi pare che il Centro decidesse di affidarsi a qualche società di factoring, ossia di quelle che provvedono a percepire il dovuto in vece del creditore, mastini che ti seguono fin nella tomba per un debito di cento euro.
Pare che l’Azienda Sanitaria abbia pagato.
Pare che abbia addirittura pagato due volte, come già accaduto in altre situazioni ad altri debitori.
Pare che se ne siano accorti dopo e non prima, il che mi fa pensare che non gestiscano il denaro altrui come il proprio, con la correttezza del buon pater familias.
Tutto cio’ è nelle mani della magistratura che fa due conti e, correttamente, ordina il sequestro delle somma forse percepita due volte. Giustissimo, direi.
Cio’ che invece stupisce è che, contemporaneamente, l’Azienda Sanitaria Provinciale decida di farsi giustizia da sé: infatti sospende i pagamenti.
E il Centro, che non ce la fa a sostenersi e a pagare gli stipendi, dopo sette mesi chiude.
Chiude lasciando senza alternative le centinaia di utenti che fino a ieri vi si rivolgevano.
E cosi’ i cittadini vengono privati di uno dei diritti più importanti, quello alla salute.
Allora mi chiedo: per quale motivo questa situazione si svolge nel totale disinteresse? Se accadesse al Nord, avremmo titoli su otto colonne.
Forse perché la Calabria è terra di nessuno e qui, nelle Regioni Perfette, queste cose non accadranno mai?
Forse perché abbiamo dimenticato i tempi in cui credevamo che le mafie fossero cosa loro per accorgerci con raccapriccio che ci incendiavano le macchine e ci portavano via il lavoro?
La linea della palma ha superato quella del Po.
Apriamo gli occhi.
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