Quando l'orgoglio gay e quello dei minatori si unirono nella stessa lotta
A tutto schermo - La Nascita del movimento Lesbians and Gays support the Miners raccontata nel commovente film Pride
Colla Elisabetta Venerdi, 30/01/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2015
Ispirato a fatti realmente accaduti, Pride, diretto da Matthew Warchus (stella del teatro inglese) racconta la storia di un’improbabile alleanza avvenuta a Londra negli anni Ottanta, in piena era thatcheriana, contro leggi ingiuste e discriminatorie: quella fra i minatori in sciopero per la chiusura delle miniere (correva l’anno 1984) ed alcuni attivisti del movimento gay, spinti dalla solidarietà verso chi, come loro, era in lotta contro il sistema, sia pur per motivi differenti. Il giovane Mark, attivista gay e membro della Young Communist League, colpito dalle immagini televisive dei minatori senza lavoro, decide di mettere insieme un gruppetto di amici ed amiche gay/lesbo ed indecisi, convincendoli dell’importanza di offrire un sostegno nella raccolta fondi. Fra questi c’è Joe, un giovane timido e confuso che troverà però la forza di partecipare al gay pride londinese, c’è un ragazzo già colpito dal temibile virus degli anni Ottanta, l’AIDS, c’è una lesbica vegana ed altri amici: cinque maschi ed una femmina che daranno vita al movimento realmente esistito dei Lesbians and Gays Support the Miners (LGSM).
Il disinteressato e spontaneo supporto offerto dall’eterogeneo gruppo, che affronta anche un viaggio in Galles in pullmino, si scontrerà però contro mille pregiudizi, financo quelli dell’Unione nazionale dei minatori (NUM), i cui membri accolgono con diffidenza e freddezza iniziali perfino l’iniziativa dei giovani di raccogliere fondi per la causa, considerando il sostegno di lesbiche e gay inopportuno e imbarazzante a prescindere. Ma l’incontro fra i due mondi, difficile e in alcuni momenti esilarante, si trasformerà in un'entusiasmante amicizia, nonostante il fatto che ignoranza ed omofobia in tante battaglie avranno la meglio (a parte il grande concerto di beneficenza cui parteciperanno i Bronski Beat). Il messaggio del film, molto godibile e divertente, forse secondo alcuni troppo incline a strizzare l’occhio al pubblico (cosa che riesce a fare con grande e studiata abilità, basti pensare allo scambio di ricette fra giovani lesbiche e vecchiette della remota provincia gallese) è racchiuso in una frase di Mark: “battersi per i diritti dei gay non serve a niente se non ci si batte per i diritti di tutti”. Selezionato e presentato nella Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2014, il film è stato premiato con la Queer Palm. Ken Loach, il grande regista inglese da sempre interessato alle tematiche sociali, ha dato la sua benedizione a Pride.
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