In memoria di Concetta Mezzasalma - Il suo contributo alle lotte per la Riforma Agraria in Sicilia e per la distribuzione della terra
Mirella Mascellino Mercoledi, 08/04/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2009
Il 28 gennaio è morta a Palermo Concetta Mezzasalma: “Donna di incomparabili virtù che ha lottato per il trionfo della libertà dei più deboli”, così la ricordano le figlie, nel necrologio. Nata a Valledolmo, grande feudo delle Madonie, l'8 novembre del 1920, da genitori contadini antifascisti, Concetta conosce la miseria e la dura vita alla quale sono sottoposti i lavoratori della terra. Sposatasi giovanissima e madre di tre figlie, perde in guerra il suo amato, giovane sposo. Vedova di guerra, rimane sola con tre bimbe: Giovanna, Maria ed Enza, nata dopo la morte del padre, ma può contare sull'appoggio della sua famiglia originaria, la quale le starà accanto. La vita la sottopone a dura prova, accrescendo la sua voglia di giustizia sociale per i deboli e i poveri. Essere vedova e impegnarsi pubblicamente non doveva essere facile a quel tempo in cui soprattutto in Sicilia i pregiudizi erano forti. Tuttavia la sua determinazione la porta a impegnarsi all'interno della Confederterra siciliana, diventando una dirigente e una vera capopopolo, affiancata da uomini del Partito Comunista come Pio La Torre, Nicola Cipolla, Emanuele Macaluso che all'epoca stavano a fianco dei contadini. Compagne di lotte furono anche donne come Gina Mare, Ina Ferlisi, Giuseppina Vittone, Giuseppina Zacco, Antonietta Profita e la sorella Lucia. Fu anche tra le fondatrici e dirigenti dell'U.D.I. Di Palermo. Nicola Cipolla, allora dirigente del Partito Comunista, ricorda l'incredulità e la gioia dei compagni nell'appurare le gesta sicure di Concettina, il 9 marzo 1950 (il giorno prima dell'arresto di Pio La Torre), che a cavallo ad un mulo, con la bandiera rossa fra le mani, aveva guidato duemila contadini, sotto gli occhi dei carabinieri, occupando le terre di Prizzi, paese del capo-contadino Nicola Alongi, ammazzato nel 1920, durante uno sciopero. Era una vera trascinatrice di folle, riusciva a coinvolgere le donne gravide e quelle che allattavano. All'epoca in Sicilia, le donne erano in prima fila nelle lotte contadine, accanto ai mariti, ai fratelli, ai padri. La presenza di Concetta rassicurava tante madri che acconsentivano alle figlie di andare a occupare le terre e di fare politica. Tuttavia la sua libertà, forza e determinazione davano fastidio ai padroni e ai preti che per metterla in cattiva luce avanzavano pettegolezzi e cattiverie sul suo conto, approfittando del fatto che fosse una vedova. Concetta racconta di padre Capizzi che la chiamava vedova allegra, mettendo in giro calunnie infamanti sul suo conto, senza neanche conoscerla, gettando così ombre e discredito sulla sua personalità. Così un giorno durante un viaggio in corriera, trovandovi il prete, si rivolge a lui chiedendogli se la riconoscesse, ma il religioso dice di non averla mai vista. Allora Concetta insiste e lo obbliga a dire forte di non conoscerla, rinfacciandogli di avere parlato male di lei senza averla mai vista. Da quel giorno diventa ancora più popolare per il suo coraggio. Beh, le donne sono sempre state soggette a calunnie più degli uomini, succede anche adesso! Tuttavia forte era all'epoca il sogno di un futuro migliore, di una vita dignitosa, senza angherie, senza umiliazioni per le vessazioni dei padroni, protetti dalla mafia locale che minacciava la vita dei contadini, ridotti alla fame, calpestati nella dignità, sfiancati dal lavoro sotto il sole dalla mattina alla sera, nell'aia del signorotto locale. La letteratura è ricca di testimonianze dirette dei protagonisti di quell'epoca che hanno fatto la storia con la pelle bagnata dal sudore e in più casi col sacrificio del sangue. Concetta darà un grande contributo alla Riforma Agraria in Sicilia, ovvero alla lotta per la distribuzione della terra, tanto sognata, ai contadini. In quegli anni incontra Ignazio Drago, dirigente del Partito Comunista, anch'egli provato dal dolore per la morte di un fratello prigioniero dei nazisti. L'incontro fu fatale. La vita le ridava quello che le aveva tolto. Drago, nipote del poeta Buttitta, dirà che si era innamorato di una persona assai speciale e benché sette anni più grande di lui, decide di sposarla, divenendo padre delle sue tre figlie. Il matrimonio fu accolto con stupore, ma Concetta era assai bella e dolce e non poteva lasciare nessuno ostile a lei. Dalla loro unione nasce una quarta figlia, Grazia. Nel '68 Concetta lascia l'impegno nel Partito e nel 1970 la coppia si trasferisce a Milano dove rimarranno fino alla morte del marito, nell'aprile del 2007. Da quel momento Concetta vivrà a Palermo, dove ora riposa accanto al marito. Ha ricoperto un grande posto nella storia del movimento contadino per l'occupazione della terra, ma anche nella storia delle donne siciliane, italiane e dell'universo e lascia un vuoto per la sua figura umana e politica di autenticità e spessore, soprattutto in questo tempo di incertezze e debolezze politiche.
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