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QUANDO LA NOTTE

QUANDO LA NOTTE

QUANDO LA NOTTE, di Cristina COMENCINI, è appena uscito nelle sale italiane, dopo le discussioni pro e contro (e dei fischi) alla 68a Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Domenica, 30/10/2011 - Quando la notte, di Cristina Comencini, è appena uscito nelle sale italiane, dopo le discussioni pro e contro (e dei fischi) alla 68a Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Della Comencini il libro da cui è tratta la pellicola, rièdito da Feltrinelli per l’occasione, sua la sceneggiatura, scritta a quattro mani, con Doriana Leondeff, sua la regia, cioè la ‘maternità visiva’, un paradosso, poiché, in maniera piuttosto sofferta, proprio di maternità si dibatte in questo film inizialmente - non a caso in Italia, patria di mamme che nulla han da invidiare alla ydische mame, la esclusiva e possessiva mamma ebrea – Vietato ai minori di 14 anni (divieto poi ritirato dalla commissione governativa).

Da ‘vera madre’, in ogni caso, tenacemente, la Comencini difende questo suo ‘ultimo figlio amatissimo’: lei, madre anche nella vita, riesce a perseguire, proponendolo in modo davvero interessante, ed a chiarire, almeno a se stessa, quanto la Maternità non sia per nulla uno stato spontaneo, innato della donna.

E lo fa accennando - come molti han presunto – e forse inconsciamente, come ha ammesso a Venezia in conferenza-stampa, a quanto può succedere nel quotidiano, stupendo quanto tremendo nel giro di pochi attimi, ad una madre sola col proprio bimbo, momenti di vita in cui amore assoluto ed odio assoluto son divisi da un velo talmente sottile che, a volte, si può rompere, creando la tragedia.

Ma non è possibilismo banale quello della Comencini, è realtà analizzata al micron come solo una donna, madre, moglie, eppoi tutti i ruoli che la società le impone a ritmo incontrollato, senza soluzione di continuità, senza aiuti, spesso, ancor meno comprensione, anzi condanna, può vivere.

“Non sei una buona madre – quante volte, ha dichiarato sempre a Venezia la Comencini - se lo sente dire una donna nella vita? Basta sbagliare l’ora della poppata o tardare il cambio di un pannolino. Ma a nessuno viene in mente di dire ad un uomo: Non sei un buon padre.

L’automatismo dei ruoli è da sempre imposto dalla società che sempre meno è disposta ad andare incontro alle donne, come ora che si sta alzando anche la loro età pensionabile senza rendersi conto che, finito il lavoro, a casa regolarmente iniziano il secondo, il terzo, quelli cui i servizi sociali – come in molti paesi d’Europa - non supportano mai”.

Un film difficile, controverso e, forse, a tratti, interpretato in maniera caricaturalmente mélo da Filippo Timi e Paola Cortellesi che vivono una storia d’amore sofferta, certo, ma che insegnerà loro a meglio capire le contraddizioni ed i dolori che han informato la loro esistenza, immersi in un paesaggio, un immenso scenario di montagna dal sapore di infinito, ‘giusto’ per mettere davvero l’individuo di fronte a se stesso.

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