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Quando la maternità si trasforma in trauma

Quando la maternità si trasforma in trauma

Alina Marrazzi - Il primo lungometraggio della Marazzi, ‘Tutto Parla di Te’, dedicato a un tema difficile e attuale: i traumi delle neo-mamme

Colla Elisabetta Domenica, 14/04/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2013

Alina Marazzi torna a parlare delle donne e lo fa con il non comune talento di scendere in profondità, nelle viscere e nel cuore, con grazia e discrezione. Dopo la presentazione ufficiale all’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma nella sezione CinemaXXI, dove ha vinto il premio Tao Due-La Camera D’oro per il miglior regista esordiente e il miglior produttore, arriva nelle sale l’attesissimo ‘Tutto parla di te’, ultima fatica della regista e documentarista milanese (nota per ‘Un'ora sola ti vorrei’ e ‘Vogliamo anche le rose’) che per la prima volta si cimenta in un lungometraggio, sia pur con incursioni documentaristiche, scegliendo un tema scottante: le difficoltà ed i traumi derivanti alle neo-mamme dalla maternità, dalle responsabilità e sottrazioni di libertà che l’avere figli comporta. L’indagine psicologica e la ricerca di significati sono affidate alla grande Charlotte Rampling, nei panni di Pauline, la protagonista del film, che torna dopo molti anni a Torino nella casa di famiglia: tra i ricordi emergenti di tragedie vissute in prima persona, gli incontri con l’amica psicologa che dirige un Centro maternità e le storie personali raccontate dalle donne, con pudore ma nella loro verità spesso cruda, si dipana una trama sottile, il cui scopo ultimo è quello di portare alla luce un tema forte e spesso tenuto sotto silenzio. Essere madre non è sempre una gioia, per molte è un trauma insuperabile, che può portare fino all’omissione di cure ed al tentato, o compiuto, infanticidio. I racconti autobiografici delle donne intervistate sono drammatici, contrastati e complessi come la vita, e sfatano il tabù della madre necessariamente amorevole e felice. L’incontro della protagonista, Rampling/Pauline, con Emma (l’attrice Elena Radonicich),

una giovane madre in crisi perché costretta a lasciare la danza con la nascita del figlio ed oppressa dall’angoscia fino a volerlo allontanare fisicamente da sé, farà nascere una complicità che aiuterà le due donne a fronteggiare le proprie emozioni e fragilità. I filmati d’archivio, i filmini in Super8 e le foto di famiglia, molto utilizzati nel film, segnano in modo inconfondibile la cifra stilistica della regista, che continua a fare i conti con il rapporto madre-figlia, con i suoi fantasmi di figlia e le sue paure di madre, restituendo un prodotto originale, fra fiction e realismo. “Con questo film - afferma la Marazzi - ho voluto raccontare l’ambivalenza del sentimento materno e la fatica che si fa ancora oggi ad accettarla ed affrontarla. Per restituire la complessità di questo sentimento ho integrato la fiction con materiali diversi: filmati d’archivio, animazioni, elementi documentari, con i quali evocare i vari livelli emotivi che questa tensione muove in chi la vive”. Coprodotto da Italia e Svizzera, il film ha lanciato un’interessante iniziativa, quella di un documentario in rete a partecipazione collettiva (www.tuttoparladivoi.com) che a partire dai temi che il film propone raccoglie testimonianze sulla maternità/genitorialità ed offre suggerimenti e aiuti.

Si chiede alle mamme (e non solo) di portare la propria esperienza e interagire in una comunicazione che vuole essere portatrice di un messaggio positivo, ottimista, di condivisione. Il progetto è patrocinato da ONDA (osservatorio nazionale sulla salute della Donna) ed è prodotto da MIR Cinematografica, Ventura film, Radiotelevisione Svizzera.



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