UISP/ Arti marziali e donne - Le donne, le arti marziali e il concetto di mitezza
Lanzon Paola Giovedi, 05/04/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2012
Le arti marziali sono un grande terreno di prova e di pratica personale per le donne. Ambiente storicamente maschile per cultura e in passato per percentuale di praticanti (oggi sono ormai molte le donne che praticano), caratterizzato dall’uso dell’aggressività, che nella concezione diffusa è un aspetto “cattivo” della personalità, e comunque una qualità considerata maschile. Ma se proviamo a sostituire il termine aggressività con il termine “forza interiore”, forse disegnano un ambiente culturale in cui ogni donna può immaginare di potersi inserire. “ Le arti marziali sono il frutto della tradizione di una Sapienza antica, che richiama all’immaginario europeo qualcosa che l’Europa odierna ha smarrito, ma non dimenticato: l’archetipo del Cavaliere a cavallo, unito alla propria spada da legami spirituali, la bellezza di un modello di esistenza completamente alternativo all’edonismo dominante, sostanziato da rigore (in primis verso se stessi), delicatezza, forza ed armonia” (da “L’etica e il bushido” di Mario Polia). Le donne che praticano arti marziali sperimentano una grande opportunità di crescita personale. È una grande occasione quella di mettere alla prova il nostro fisico mediamente più minuto rispetto a quello degli uomini, in allenamenti rigorosamente misti durante il quale il cuore, l’intelligenza, la sensibilità, l’istinto valgono più della forza fisica. Si allena il corpo per allenare la mente alla forza e alla mitezza, intesa come quella forza interiore che rende l’animo sereno e forte allo stesso tempo. Ciò che vive il nostro corpo diventa sempre parte di noi. Questo le donne lo sanno molto bene dalla storia dei tempi.
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