Intervista a Maria Cassi - Attrice, affabulatrice, autrice, regista e anche Assessora
Bertani Graziella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2006
Il suo densissimo curriculum fin dall’inizio la segnala protagonista delle proprie scelte, delle scene e di un progetto: il suo. Fondatrice della Compagnia Aringa e Verdurini, collaboratrice del Teatro Rifredi, del Teatro Settimo, autrice di spettacoli di grande successo (A Saintrotwist - oltre 1000 repliche in tutto il mondo - che quest’anno celebra il ventennale, “The Beatles Songbook concerto”, “La follia della libertà – Studi sulla follia da Erasmo da Rotterdam” coprodotto dal Teatro Metastasio di Prato, ecc.ecc.). Dal 2004 è anche Assessora alla Cultura della Provincia di Firenze. “Fondamentale per me - con studi classici, musicali e di canto alle spalle - è stato l’incontro con Alessandra Galante Garrone che segna l’inizio del percorso artistico più importante della mia vita e al quale se ne affianca uno - attraverso la psicoterapia - di studio e di ricerca su di me molto profondo talvolta financo doloroso sulla mia comunicazione, sull’ascolto, sul sentimento, sulla sfera emotiva favorendo un’evoluzione personale soddisfacente dal punto di vista emotivo e in una dimensione coerente con me stessa. Ho seguito molto il mio istinto sentimentale”.
Che ha influenzato quali sfere?
E’ stata un’influenza importante anche per le scelte della compagnia che talvolta risultavano apparentemente impopolari (ad esempio la scelta di non fare televisione, o se farla solamente con poche apparizioni in situazioni di nicchia) e che hanno condotto alla scelta finale del Teatro.
A quale ruolo assolve Maria in teatro, Diva, Divina, Femme fatale…?
Sono un’artigiana del Teatro, ho scelto la bottega, quella in cui si producono piccoli pezzi ma molto precisi rivolti una nicchia anche culturale e che esporta all’estero. Andare con Santrotwist e i laboratori in tanti paesi del mondo è stata una grande esperienza che mi ha fatto crescere attraverso lo studio e l’incontro di culture diverse.
Maria Cassi clown, Maria Cassi espressiva, affabulatrice, anche un po' folletto?
Ho studiato con Pierre Bilan e mi sento clown nell’accezione particolare europea, quella del “fool” che ha un significato ben diverso da quello italiano.
Maria lei dal 2004 è Assessora alla Cultura di una Provincia italiana importante quella di Firenze. Un’Assessora clown/”fool”?
Se lo sono chiesti anche altri. Mi sento artista, il Clown /“fool” mi appartiene, me lo sento addosso: è la lente attraverso la quale guardo il mondo. Questa esperienza di Assessora è la mia prima esperienza politica pubblica , amministrativa, ma io ho sempre fatto politica.
Politica?
Sì perché in realtà se sali su un palco con un certo tipo di coscienza aperto a mondi diversi attraverso un palcoscenico apprendi tante cose. Considero mie caratteristiche la tolleranza, la pazienza, la percezione delle differenze e nelle differenze sono cresciuta e continuo a crescere e sto crescendo apprendendo da altre culture.
Di converso in che modo questa esperienza di Assessorato influenza l’artista la sonan di cultura, l’intellettuale?
L’esperienza di Assessora alla Provincia di Firenze è bella, interessante, profonda e molto impegnativa e mi sta aiutando a crescere proprio nell’applicazione del concetto di Cultura più ampio che comprende e che va dalla comunicazione, alla cura, alla formazione ecc.
Maria che vuole restituire al territorio e che vuole interagire col territorio. Maria Cassi anche direttrice artistica del circolo Teatro del Sale. Un nome un progetto?
E’ il mio progetto politico personale. Il teatro del sale è un progetto bello che ho potuto realizzare grazie al contributo di mio marito che partiva da un marchio (lo chef Fabio Picchi – ristorante e ristorazione Cibreo) e che vuole essere un luogo di crescita e di sperimentazione, una bottega, un fermento, un punto di riferimento di grande apertura e di occasione, un momento di incontro, di grandi e nuove alleanze, un luogo di aggregazione anche per piccoli gruppi. Persino per i fatti privati dai consigli in cucina a quelli personali. In questo Fabio è a pieno titolo uno sciamano.
Tutto questo perché c’è tanta autenticità, un’anima e grande lavoro, vero?.
Il lavoro è intenso perché all’origine sta una un’onestà un’etica. C’è anche un’anima e tutto questo costa impegno da alimentare ogni giorno se poi il territorio è un territorio privilegiato: Firenze, allora l’“impegno” è ancora più “impegnativo” perché impone di lavorare sugli altri per riuscire in qualche maniera ad essere di spirito, a sapere accogliere, sapere tessere, saper proporre e costruire relazioni.
E la bellezza?
Sono nata di fronte all’Abbazia Fiesolana, e sono figlia di artigiano a sua volta figlio contadini che sapeva abbinare il sapere al saper fare e soprattutto all’etica. Un’ etica, esempio paterno e familiare, alla quale non posso rinunciare nella vita e che di fronte a certi meccanismi politici talvolta si rivela sconcertante. Io provengo da questa mentalità toscana e sono cresciuta in un mondo di bellezza, dalla qualità delle persone di grande ingegno alla bellezza dell’Abbadia Fiesolana e dell’ambiente. Grazie al contatto coi religiosi ha costruito la mia laicità nel senso di passione per la vita. Il mio mentore è stato Padre Balducci e mi ha lasciato un imprinting umano e politico. Io non posso e non potrò mai rinunciare al mio studio, alla mia pratica quotidiana di classe di danza, di classe di canto. Un processo ininterrotto e da non interrompere.
(11 maggio 2006)
Lascia un Commento