Intervista a Aichétou Traore - Dalla Mauritani all’Italia un ponte di solidarietà e produttività ideato da un’associazione di donne al servizio di altre donne
Donatella Orioli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2008
Aichétou Traore nasce in Mauritania, una terra poco popolata a causa della vasta superficie desertica che occupa circa il 90% del territorio con alte dune di sabbia bianca e rossa che si alternano, insieme a paesaggi rocciosi e desolati, ne costituiscono il panorama tipico.
E’ madre di due figli e la sua storia potrebbe essere raccontata a puntate ma, anche attraverso una sintesi, possiamo percepire quanto sia affascinante il suo percorso di vita ma anche e soprattutto il suo impegno per la Mauritania in particolare per le connazionali.
Si è innamorata di un italiano, si è sposata ed è partita senza neanche sapere cosa l’aspettava.
Aveva imparato l’Europa a scuola, una dimensione che non le entrava in testa e invece ci si è trovata in mezzo e, tuttora, ci vive da oltre dieci anni senza staccare il cordone ombelicale con i suoi familiari e con la sua terra. Aichétou, che è una bellissima donna, solare ed affettuosa, fa parte dell’ Association pour le Développement Intégré et Diversifié che è una ONG a scopo non lucrativo, costituita nel 2000 da membri di estrazione pluridisciplinare immigrati in Italia e Spagna che desiderano mettere la propria esperienza e competenza al servizio della Mauritania.
Possiamo dire che ti sei integrata?
Che brutta parola… e poi che significa in realtà? Integrata dove, quando, come! Perché devo per forza tendere all’integrazione. Ci sono già integrata, con mio marito…e fin troppo a volte. Non posso semplicemente accettare e vivere in pace il mio dramma da sradicata?
Ecco, “sradicata” questa è una bella parola, che contiene dentro la sua durezza le difficoltà, la rabbia di chi deve ricostruire un mondo di affetti intorno a sé in un mondo dove gli affetti sono rari come le bottiglie d’acqua minerale nel deserto!
Eppure forse lo sei ‘integrata’, al punto che la gente ti dice “neanche sembra di parlare con un’extracomunitaria o con una del tuo colore”…
Altro parolone ! A volte penso di ringraziarli perché sono convinti di farmi un complimento, ma non sanno che mi sento un po’ offesa. Allora mi verrebbe voglia di difendermi perché così difenderei la “gente di colore”, che poi detta così li fa sembrare tutti incapaci di mettere insieme tre parole una dietro l’altra. Invece decido di stare zitta e mando giù un bel rospo. E’ difficile tacere sempre e a volte rispondo che tra la mia gente c’è anche chi è molto meglio di me!
Vorrei che ci raccontassi di quella volta in cui ti sei sentita davvero diversa e nello stesso tempo hai provato emozioni contrastanti…
Era giugno e le mamme della materna organizzavano una cena dove decido di andare per socializzare e cercare amicizia. Saluti e sorrisi un po’ timidi e poi l’atmosfera si scalda e parlando di mariti e figli riusciamo ad entrare un po’ tutte in confidenza. Tutto quasi in un attimo, come succede solo fra donne, credo.
Ad un certo punto l’attenzione di tutte si concentra su di me: è una giostra di richiami, tutte vogliono parlare con me, mi sento perfino un poco imbarazzata, e confondo ancora i nomi, i visi e mi gongolo lo stesso.
Virna no, lei non parla. Però mi cerca, vuole incrociare il mio sguardo, sorride con dolcezza ma non mi parla.
La serata finisce con i soliti scambi di numeri di telefono e la promessa di ritrovarci. Passa l’estate e questa volta è proprio Virna che organizza una serata e mi si siede accanto. E’ più sciolta, più disponibile e piano piano cominciamo a vederci più spesso, ci telefoniamo, ci aiutiamo anche nelle faccende domestiche e un bel giorno mi dice che mi vuole un bene dell’anima e che ha vergogna di essere stata razzista e che oggi capisce un sacco di cose e impara cose nuove tutti i giorni stando con me.
Dopo queste parole mi sono sentita veramente diversa, forse per la prima volta ed ho pianto anche di gioia.
Attraverso la vostra Associazione quali sono gli interventi che promuovete?
Uno dei principali obiettivi della nostra ONG è quello di fare dello sviluppo comunitario il proprio cavallo di battaglia. Ancor oggi, ci appare chiaro, alla luce delle rispettive esperienze dei nostri membri e dei nostri consulenti, che solo uno sviluppo che muove dalla base permetterà di cambiare le condizioni di vita dei gruppi vulnerabili. In virtù di questo, la maggior parte delle nostre azioni e progetti mira a migliorare le condizioni di vita delle comunità, tanto urbane che rurali. In quest'ottica, già nel corso della preliminare identificazione dei bisogni, su cui strutturiamo poi i progetti, promuoviamo azioni partecipative. In pratica, tutte le nostre iniziative e le nostre analisi sono il risultato di una concertazione e di pratiche partecipative con la popolazione bersaglio. Inoltre, tutti i nostri interventi tengono conto della dimensione di genere e cercano di favorire l'uguaglianza tra uomo e donna.
La nostra missione non si limita solo allo studio dei progetti di sviluppo, ma promuove il confronto di esperienze anche mediante l'organizzazione di giornate di scambi interculturali tra la nostra ONG e le altre associazioni del Paese ed in particolare con associazioni italiane.
Peraltro, la maggior parte dei nostri interventi è concentrata a Nouadhibou e Nouakchott, che sono le due città maggiormente popolate della Mauritania, ed a Kaedi che si trova nel sud del paese, sul fiume Senegal.
Le donne mauritane stanno svolgendo un ruolo importante nella battaglia contro la povertà e per il sostentamento familiare, attraverso attività artigianali in significativo sviluppo.
La Mauritania e la Ong di Aichétou Traore
La città di Kaédi è un villaggio grande, circondato da tanti villaggi più piccoli nei quali si giunge in auto o a bordo di una carretta trainata da un asino, che spesso arriva prima perchè non gli si insabbiano le ruote e con una bastonata sul groppone fa più chilometri di una Panda con un pieno di benzina.
Non tutti naturalmente posseggono l'auto, e spesso l'asino è impegnato a lavorare. Allora si va alla stazione dove auto collettive, i cosidetti "taxi-brousse", aspettano pazientemente di riempirsi di passeggeri per partire verso tutte le destinazioni.
La Mauritania è percorsa da un'unica strada asfaltata da ovest a est per 1200 KM. attraverso il deserto, che si è meritata il nome di "strada della speranza", poichè su di essa riposano in parte ancor oggi molte delle speranze di rilancio economico del Paese.
Turbante e velo sono accessori così insostituibili nella vita quotidiana che sono diventati un costume tipico, talmente consueto che ne esistono versioni eleganti e sportive e -sembrerà strano- anche quelle alla moda. Quest'anno, per esempio, è di gran moda il turbante nero per gli uomini ed il velo viola a pois gialli e rosa per le donne.
La vita si svolge nelle corti, struttura tipica delle città o dei villaggi africani, e centro della vita domestica regolata da abitudini precise: i bimbi puliscono e raccolgono i rifiuti che le capre di notte non hanno mangiato, le ragazze cucinano, vanno al mercato e lavano i panni al fiume, le donne dirigono le operazioni e si occupano delle piccole attività che producono reddito come la sartoria, la tintoria, il grosso approvvigionamento.
Esistono tanti mestieri più o meno simili in ogni società: artigiani, commercianti, fruttivendoli, orefici, banche, uffici. Fra tutti quello più curioso è l'arte della colorazione dei tessuti, affidata alle donne, che in Mauritania ha una delle più eccelse scuole nel popolo dei Soninkè - gli antichi dominatori dell'Impero del Ghana e della Nazione Mandingo - che vivono perfettamente integrati in ogni villaggio anche se mantengono saldi i vincoli culturali con le proprie radici e la propria tradizione.
La colorazione dei tessuti è eseguita a mano, immergendo ogni tessuto in bagni di colore ottenuti con polveri naturali. Un sistema di imbastiture determinano differenti disegni sui tessuti e si ottengono risultati sorprendenti. I banchi del mercato sono ravvivati dall'incredibile fantasia delle stoffe esposte con cui si confezionano i vestiti ed i bubu per le donne.
Le donne lavorano anche l’argilla e con quella cotta costruiscono l'interno dei fornelli a carbone che serve per cuocere a vapore il cous cous. Non tutti possono permettersi un fornello a gas e tantomeno di pagarsi il gas.
L’ artigianato delle donne è notevole, sia per qualità che per quantità e tra le produzioni ci sono tende , veli, abiti tipici, tappeti, collane, bracciali.
Grazie all’intervento della Ong di Aichétou, sono in corso di realizzazione progetti formativi come ad esempio l’apertura di una scuola di sartoria per circa 30 donne di età compresa tra i 20 e i 40 anni. I prodotti che vengono realizzati dalle donne, in genere sono destinati al mercato locale ma, attraverso la ong, vengono esportati in Italia e Spagna anche se necessiterebbero di un mercato più ampio per dare loro più visibilità e maggior reddito, dal momento che lenzuola, tovaglie e vestiti sono pezzi unici in quanto prodotti interamente a mano.
Ancora una volta, in qualsiasi parte del mondo, laddove è necessario rimboccarsi le maniche e soprattutto affrontare le criticità, le donne assumo un ruolo importante e determinante.
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