Quando il whisky entra nei progetti di riabilitazione

Colla Elisabetta Domenica, 10/02/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2013

Nonostante l’età ed i molti film alle spalle, o forse proprio per questi due elementi, il regista inglese Ken Loach (Riff Raff, La Canzone di Carla, Terra e Libertà, per citare solo alcuni titoli della sua vastissima produzione) non delude né tradisce i suoi solidi convincimenti etico-cinematografici, sempre dalla parte della working class, dei deboli e dei diseredati: il suo ultimo film The Angels’ Share (in italiano La ‘parte’ degli Angeli, con riferimento alla parte di whisky destinata comunque ad evaporare nel processo d’invecchiamento e tradizionalmente destinata agli angeli) narra le vicende di un gruppo di ragazzi e ragazze britannici, autori di reati minori, che entrano in un programma riabilitativo a base di lavori socialmente utili, come ridipingere una scuola, e di mediazione con le vittime. Grazie ad un operatore sociale amante del whisky, unica figura adulta che li sostiene e li indirizza a coltivare i propri talenti, i due giovani protagonisti (lui arrestato per rissa e percosse, lei figlia di persone violente), divenuti neo-genitori, riusciranno a sottrarsi al circolo vizioso che li vorrebbe inevitabilmente destinati alla spirale della recidiva. Nello stile del regista, il film, assai poco naif, è improntato ad autentica umanità e solidarietà verso le vittime di una società di forte impronta neo-liberista, come quella europea, che genera poveri e disperati, e le cui conseguenze, sempre più evidenti, sono oggetto di una denuncia senza mezzi termini da parte di Loach e del suo fedele co-sceneggiatore Paul Laverty.

E.C.