Lunedi, 23/09/2013 - La creatività al servizio del mercato è inesauribile, spesso senza freni, scrupolo né buon gusto (il caso tutto italiano del ‘panno levamacchie’ con pesante allusione al femminicidio docet) ma ci sono anche grossi rischi di ridicolo: dopo gli intramontabili diari per signorine, che stanno avendo un boom di visibilità in ogni libreria ecco la nota multinazionale che produce la penna dedicata alle donne.
E sì, perché le donne hanno bisogno di una penna tutta loro, solo per loro e pensata per loro, anzi ‘essenziale’ per loro, come recita la pubblicità con la quale è annunciato questo fondamentale strumento del quale milioni di donne sentivano la mancanza (a gel pen essentially for women!), si chiosa sul sito madre della nota società, che ha mutato anche il linguaggio internazionale circa le penne, che spesso sono ‘bic’ di default. http://www.bicworld.com/us/products/details/421/bic-for-her
Non ci sarebbe molto da ridere, con tutto quello che succede al mondo, ma l’intelligente conduttrice e attrice lesbica nordamericana Ellen Degeneres, che ha da anni un felice show che porta il suo nome, ne ha deriso con grazia l’idea durante la sua trasmissione, dando prova di come il sessismo, che per di più diventa mercato e pretende anche di essere innovativo, è in realtà ridicolo, appunto.
http://www.youtube.com/watch?v=eCyw3prIWhc#t=56
Il video, diventato virale, nel quale la Degeneres mette alla berlina l’insulsa trovata è davvero irresistibile: ”Ma che significa, si chiede, che questa penna (che costa due volte di più delle normali Bic solo perché è rosa e viola), è fatta su misura per le donne? Vuole dire che se la uso mentre il mio boss mi detta qualcosa al lavoro riesco a dimenticare che sono pagata molto meno di lui?”. E via così, fino all’apice nel quale la stessa conduttrice mette in scena, con una giovane attrice, una ‘pubblicità’ progresso in cui una donna più anziana tesse le lodi della favolosa penna alla giovane, come viatico per entrare nel mondo.
Il video sta spopolando negli Stati Uniti, e nell’influente sito di upworty.com la femminista Rebecca Einsenberg lo segnala come uno dei motivi per i quali il mercato non può chiedere alle femministe di promuovere prodotti sessisti.
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